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Lotta alla ‘ndrangheta nella Sibaritide, monsignor Savino: «Chi si tira indietro sarà giudicato dalla storia» – VIDEO

Il Vescovo di Cassano alla manifestazione organizzata da Libera. «La libertà fa paura al potere malavitoso»

Pubblicato il: 17/02/2024 – 12:36
Lotta alla ‘ndrangheta nella Sibaritide, monsignor Savino: «Chi si tira indietro sarà giudicato dalla storia» – VIDEO

«Chi non difende la Sibaritide onesta e chi si tira indietro sarà giudicato dalla storia, chi è credente sarà giudicato da Dio». Con un durissimo intervento dal palco di piazza Matteotti, monsignor Francesco Savino si scaglia contro la ‘ndrangheta e soprattutto contro chi resta indifferente e «piega la schiena in modo omertoso». «Fino a quando saremo paralizzati dalla paura – continua il vescovo di Cassano allo Ionio – finché non avremo la schiena dritta, finché non rivendicheremo il diritto di essere liberi, noi saremo sempre dei sudditi». Per Savino «una Calabria diversa, una Calabria della legalità esiste ma solo se ci uniamo, solo se creiamo una rete. Noto molto spesso paura, ma c’è perché manca il soggetto comunità. Se noi stiamo insieme e costruiamo l’organico della comunità noi possiamo farcela». La libertà – aggiunge – «fa paura al potere malavitoso».

Usura, racket e droga

Alla manifestazione organizzata da Libera, monsignor Savino descrive la difficile situazione vissuta dalla Sibaritide. «Ho sentito confessioni drammatiche, gente ormai cadaverica strozzata dall’usura e minacciata continuamente. Almeno la metà degli usurati sono diventati ormai prestanome». Usura e racket che preoccupano quanto il traffico di droga. «Nel nostro territorio c’è un fiume di droga che distrugge persone e adolescenti». Quello della droga è «l’unico mercato che non si è fermato neanche durante il covid». Il vescovo invita la gente a ribellarsi e denunciare, citando il coraggio di «giornalisti che ci mettono la faccia, che non sono organici a nessuno se non alla verità». «In piedi costruttori di pace, in piedi coloro che si oppongono alla ‘ndrangheta» è l’urlo lanciato dal palco.

«Siamo artigiani dell’antimafia»

«A me piace definirci artigiani dell’antimafia, perché c’è una costruzione del popolo che parte dal basso» continua Monsignor Savino. Preoccupa invece «il silenzio degli onesti». Il vescovo cita il giudice Livatino: «Non importa se saremo credenti, ma quanto saremo credibili». L’augurio è che «tutti i conflitti nel mondo finiscano, ma noi qui non possiamo considerarci in pace finché non ci liberiamo del potere mafioso». Il vescovo ricorda a dieci anni dalla morte Cocò Campolongo, il momento in cui «si è raschiato il fondo, oltre non possiamo più andare. Nella sua morte vedo la morte della ragione, della coscienza e dell’umanità. Noi non dobbiamo cedere al fatalismo e alla rassegnazione» Per Savino il potere malavitoso «è pervasivo e invasivo, occupa tutti gli spazi». Citando don Pino Puglisi, le cui reliquie oggi pomeriggio saranno in Calabria, «i mafiosi occupano il territorio, noi dobbiamo occuparlo. Dobbiamo dire un no senza se e senza ma a ogni potere mafioso, noi vogliamo essere donne e uomini calabresi liberi». (Ma. Ru.)

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