56 anni fa moriva Pietro Mancini e forse la sua colpa, usando una metafora calcistica, è stata simile a quella di Cesare Maldini: essere un grande ma avere concepito un figlio più grande di luì.
Pietro Mancini era di Malito come un altro grandissimo calabrese, anche luì socialista e poi tra i fondatori del fascismo: Michele Bianchi.
E alle elezioni del 1924 Mancini prese più voti del segretario nazionale del Pnf in Calabria.
Poi , dopo la legge Acerbo il confino. Si dice che lo stesso Duce lo stimasse al punto da riconoscergli un’indennità mensile. E negli anni della solitudine, l’unico che gli fece visita era un fascista atipico, anche luì al confino: Luigi Filosa.
Pietro Mancini fu ministro e costituente e senatore nella prima legislatura. Poi, con Giacomo già deputato, si mise da parte.
Aveva sposato Donna Peppa De Matera, erede della famiglia più importante di Cosenza.
Riuscì a vedere Giacomo ministro del primo centrosinistra e non ebbe timori ad appoggiare la linea di Pietro Nenni dopo i fatti di Ungheria.
È stato un grandissimo uomo. Di quelli, come il figlio, che appartengono a una dimensione diversa. O, semplicemente, di quelli che non ne nascono più.
*giornalista
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