Alla vigilia di Lecco-Cosenza Alfredo Aglietti, nuovo allenatore dei lombardi, aveva espresso un giudizio sulla squadra rossoblù tutt’altro che di circostanza: «Ha un organico da playoff ma in questo torneo ha sprecato troppe occasioni».
Ora, non è che Aglietti sia il Vangelo, ma è pur sempre un tecnico navigato che di serie B (ha ottenuto anche una promozione in A) se ne intende. Che poi il suo giudizio sui Lupi è simile a ciò che si dice da tempo nei più rinomati bar cittadini. Con un Tutino in stato di grazia come forse non gli era mai accaduto in carriera, un Micai saracinesca e gli atalantini Zuccon e Mazzocchi a sprigionare talento e dinamismo in quantità industriale, come si fa a pensare che non si possa andare oltre la solita affannata sopravvivenza stagionale? Ovvio (e qui subentra l’immancabile retorica del giornalista saggio e democristiano), serve equilibrio, la B è un campionato imprevedibile e non ci sono più le mezze stagioni, ma, obiettivamente, questo Cosenza di ritorno dopo un girone di andata a dir poco deludente, ha il diritto e il dovere di sognare un mondo diverso oltre la salvezza, senza sprecare più fiato e scaramanzie a sostenere il contrario.
Crema: i gol contano più di tutto, e allora la crema settimanale non può che partite da Gennaro Tutino, che nei giorni scorsi si è persino trasformato in una statuina del presepe napoletano creata da Marco Ferrigno, noto artigiano di San Gregorio Armeno. La doppietta di Lecco (da vedere e rivedere il primo gol) lo ha portato al primo posto, seppure per sole 24 ore, della classifica marcatori della B con 12 centri. A una sola lunghezza dal suo record personale di Salerno, nell’anno in cui ha centrato la promozione nella massima serie. Ma il Tutino 2.0 di Cosenza non è solo un goleador tra i migliori in circolazione, è anche un ragazzo più maturo, consapevole del proprio ruolo, che vive questo suo ritorno in Calabria da leader assoluto: dopo il 2 a 0 abbraccia Forte (in crisi ormai da tempo) che gli ha fatto l’assist del primo gol e si è procurato il rigore e lo indica sotto il settore dei tifosi rossoblù, come a voler dire: ragazzi, è merito suo e non mio. Gennaro Tutino è napoletano e di proprietà del Parma, ma, comunque andrà a finire la stagione del Cosenza, si fa fatica a immaginare che a giugno possa lasciare quella che ormai è diventata casa sua. Dietro di lui, ma di poco, ecco lo juventino Frabotta (che in riva al Crati è rinato), Micai, Zuccon, Praszelik e Mazzocchi (quest’ultimo protagonista persino di due salvataggi sulla linea). Le loro recenti prestazioni spiegano i cinque risultati utili consecutivi (tre vittorie e due pareggi).
Amarezza: nulla di grave, sia chiaro, ma l’ultimo Michael Venturi appare un po’ appannato. L’autogol e l’ammonizione sciocca rimediata a Lecco (che gli farà saltare la Sampdoria), aggiunti alla prova così così di Modena, evidenziano un leggero calo di forma del centrale riminese. Il guaio è che con un Meroni ancora fuori uso, mettere in piedi una difesa solida non sarà semplice. In terra lombarda, anche per carenze tattiche in fase di non possesso, il Cosenza ha subìto non poco le offensive dei ragazzi di Aglietti e solo la fortuna e il solito Micai hanno evitato il peggio. (Francesco Veltri)
Due punti persi o un punto guadagnato? L’interrogativo resta questo alla fine della gara del Ceravolo contro il Sudtirol. Una gara che, numeri alla mano, il Catanzaro avrebbe meritato di vincere. Tredici tiri totali, dei quali sette nello specchio contro i quattro degli altoatesini, tutti indirizzati in porta. E ancora il solito possesso palla che anche questa volta premia la squadra di Vivarini. A condannarla, però, alcuni episodi. Il primo proprio in avvio. Il cronometro segna 40 secondi quando Casiraghi va a battere il primo calcio d’angolo dell’incontro. Destro tagliato in area per la testa di Kurtic che brucia Brighenti e gela il Ceravolo. Strada subito in salita ma qui sale in cattedra il Catanzaro che sciorina bel calcio e domina incontrastato. Il pareggio arriva al 31’ con Brighenti che si fa perdonare per l’errore su Kurtic e, sugli sviluppi di uno schema su punizione, trova l’angolino alto alla sinistra di Poluzzi. Il raddoppio in avvio di ripresa con il secondo gol consecutivo di Antonini, sempre di testa su angolo battuto da Pompetti. Il Sudtirol è alle corde e il Catanzaro potrebbe dilagare. Nel momento di maggiore spinta dei giallorossi nuova topica in difesa. Non sono impeccabili (e siamo generosi) né Brighenti né Antonini nel lasciar fare a Pecorino quello che vuole in area di rigore. Il numero 9 ospite si gira due volte con il pallone attaccato al piede prima di concludere in porta. Tutto da rifare ma il Catanzaro sembra averne ancora e torna a spingere. A spegnere le speranze l’espulsione di Brighenti che rimedia il secondo giallo al 79’ e compromette definitivamente le chance di vittoria. Due punti persi per quanto visto in campo nei 90 minuti. Un punto guadagnato però in chiave salvezza (manca solo la matematica) e anche in chiave play-off con giallorossi che restano sesti alle spalle delle supercorazzate del torneo e a tre punti di margine sul Cittadella prossimo avversario sabato al Tombolato.
Crema: i nuovi. Sono loro la nota più lieta in questa giornata dalle mille emozioni. Matias Antonini si è subito preso una maglia da titolare in difesa, merito dei suoi centimetri e del suo fisico ma in due gare ha già mostrato di essere utile, eccome, anche in fase realizzativa con due gol in appena tre gare giocate dal primo minuto, secondo gol consecutivo dopo quello messo a segno sabato sconto contro l’Ascoli. Assieme a lui, altra nota positiva di giornata, la personalità e la qualità in mezzo al campo di Jacopo Petriccione. Il giocatore non lo si scopre certo oggi, ma vederlo già così padrone della manovra e inserito nei dettami tattici di Vivarini è una piacevole conferma.
Amarezza: la giornata agrodolce di Nicolò Brighenti. Nel giorno in cui l’esperto difensore riesce a trovare la sua prima rete in maglia giallorossa (lo scorso anno fu l’unico tra i giocatori sempre impiegati a non andare a segno) macchia la sua prestazione con l’espulsione che compromette le possibilità di forcing finale dei suoi compagni ma anche con due marcature troppo “leggere” in area di rigore sui gol di Kurtic e Pecorino. Un po’ di riposo forse gli farà bene. (Stefania Scarfò)
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