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Manifestanti pro Navalny identificati a Milano, è polemica

Il Pd: «Il problema è Piantedosi». Il ministro: «Tutto nella norma»

Pubblicato il: 19/02/2024 – 12:24
Manifestanti pro Navalny identificati a Milano, è polemica

Sta facendo discutere in queste ore l’identificazione della Digos di alcune persone che ieri a Milano hanno onorato la memoria di Alexei Navalny, il dissidente del governo Putin morto misteriosamente tre giorni fa. A una dozzina di persone presenti alla commemorazione in corso Como sotto la targa dell’altra oppositrice di Putin Anna Politkovskaya, sono stati chiesti i documenti tra l’incredulità generale. Immediata la reazione del Partito democratico che attraverso il senatore Filippo Sensi ha evidenziato l’episodio. Se per il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, «identificare persone – ha scritto Sensi sui social – che portano un fiore per Navalny è normale, prendere documenti e generalità non comprime le libertà personali, allora il problema non sono gli agenti e l’abuso di potere in uno Stato di diritto. Il problema è Piantedosi». Sensi ha presentato una interrogazione parlamentare allo stesso Piantedosi che chiede conto dell’identificazione da parte di agenti della Digos. Oggi, intanto, il presidente e il vicepresidente della Sottocommissione Carceri del Comune di Milano, i dem Daniele Nahum e Alessandro Giungi, saranno alle 13 ai Giardini Politkovskaja e deporranno un fiore in memoria del dissidente russo. L’obiettivo, ha scritto Nahum sui social, è seguire «l’esempio dei cittadini che già lo hanno fatto e che senza una spiegazione plausibile sono stati identificati dalla Digos».

La replica di Piantedosi

Non si è fatta attendere la replica del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. «L’identificazione delle persone – ha detto – è un’operazione che si fa normalmente nei dispositivi di sicurezza per il controllo del territorio. Mi è stato riferito che il personale che aveva operato non avesse piena consapevolezza. E’ capitato anche a me nella vita di essere identificato, non credo che sia un dato che comprime una qualche libertà personale». Alle parole del ministro si sono aggiunte quelle di Stefano Paoloni, segretario generale del Sap, sindacato autonomo di polizia che all’Adnkronos afferma che «l’identificazione non comprime alcuna libertà personale, rientra tra i compiti, anzi tra i doveri, di chi ha il compito di garantire la sicurezza e l’ordine pubblico. Chi percepisce l’identificazione come qualcosa di pericoloso, ha qualcosa da nascondere oppure ha un pregiudizio verso le forze dell’ordine. I colleghi hanno fatto semplicemente il loro dovere». (f.v.)

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