REGGIO CALABRIA Dalle indagini condotte dal Nucleo di polizia economica e finanziaria-Gico della guardia di finanza di Reggio Calabria che ha portato all’arresto di due funzionari delle Dogane, è emersa «la spavalderia criminale dimostrata dagli indagati nel corso delle vicende, che ha consentito loro di agire indisturbati nella alterazione dei controlli e nelle omissioni tese a celare il reale contenuto dei container pieni di droga». È quanto scrive il gip di Reggio Calabria, Giovanna Sergi, nell’ordinanza di custodia cautelare che stamattina ha portato all’arresto in carcere per traffico di droga dei due funzionari dell’Agenzia delle Dogane in servizio al porto di Gioia Tauro, Antonio Pititto e Mario Giuseppe Solano, e ai domiciliari per una dipendente di una società di spedizioni, Elisa Calfapietra.
Un provvedimento restrittivo adottato perché, scrive il gip, «vi è il concreto e attuale pericolo che i tre, se non cautelati, commettano altri delitti della medesima specie di quelli per cui si procede o comunque proseguano nelle condotte delittuose in contestazione». Nelle 800 pagine del provvedimento il gip evidenza il “coinvolgimento” dei due doganieri «in una pluralità di traffici illeciti di importazione». Secondo il giudice, il «materiale probatorio ha rassegnato un’allarmante attualità delle vicende associative». «Del resto – si legge nell’ordinanza – l’esistenza di rapporti stratificati ormai da anni fra soggetti che operano all’interno di quell’Ufficio e soggetti che gravitano nell’ambito portuale e l’assenza di alcun ripensamento davanti alla massiccia presenza delle forze dell’ordine costituiscono espressione di una protervia criminale che promette il ripetersi di analoghi comportamenti».
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