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l’intervista del Corriere della calabria

Ponte sullo Stretto? «I 15 miliardi finanzierebbero 350 km della Ss 106»

Il consigliere Tavernise: «Non bastano i 3 miliardi stanziati dal governo Draghi». Sul lavoro: «Il reddito di cittadinanza antidoto al sommerso»

Pubblicato il: 21/02/2024 – 7:21
Ponte sullo Stretto? «I 15 miliardi finanzierebbero 350 km della Ss 106»

COSENZA Il dibattito legato alla costruzione del Ponte di Messina alimenta le polemiche e riaccende i riflettori sulle infrastrutture incomplete calabresi. Arterie che necessitano di interventi di ammodernamento, di investimenti in sicurezza come la Ss 106. Alla manifestazione organizzata dai sindacati a Crosia (qui la notizia) ha preso parte anche il consigliere regionale dei Cinquestelle, Davide Tavernise. «La priorità infrastrutturale in Calabria è il rifacimento della SS 106. Non bastano i 3 miliardi stanziati dal governo Draghi, che permetteranno la realizzazione della Sibari-Corigliano Rossano e della Crotone-Catanzaro, ma tra Rossano e Crotone ci sono altri chilometri», dice il pentastellato al Corriere della Calabria.

Una strada di serie B

Secondo Tavernise, è necessaria «una strada moderna, con due corsie per ogni senso di marcia. Queste sono le priorità che la classe dirigente calabrese deve portare avanti nei tavoli nazionali, non di certo un Ponte (sullo Stretto ndr) che costa 15 miliardi di euro per tre chilometri». Il consigliere è categorico: «Ne bastano 15 miliardi ma per realizzare 350 chilometri». E poi un riferimento alla sicurezza, per un tracciato definito “della morte”.

Le morti bianche

Non si muore solo sulla SS 106, ma quanto accaduto nei giorni scorsi a Firenze ricorda che a morire sono anche i lavoratori. Tavernise rivendica il “reddito di cittadinanza“, importante e necessario a detta del consigliere regionale non solo a garantire un sostegno economico alle persone in difficoltà ma vero antidoto al lavoro sommerso. «La creazione del reddito di cittadinanza nel 2019 andava anche in quella direzione. Quando parlavamo di lavoro sommerso, di lavoro nero, di sfruttamento, abbiamo pensato al reddito di cittadinanza associato alla riforma dei centri per l’impiego come antidoto. In molti dimenticano che oggi sono partiti i centri per l’impiego con i fondi stanziati dall’allora governo Conte, parliamo di 2 miliardi di euro», sostiene Tavernise. Che aggiunge: «Volevamo dare un’immagine diversa anche del rapporto tra datore di lavoro e lavoratore. Purtroppo la Calabria vive uno stato ancora più precario rispetto alle tragedie sul lavoro che accadono in Italia, quindi va fatta una riforma seria e soprattutto i controlli devono essere sempre più assidui. E’ impensabile che, nel 2024, in Italia ma soprattutto al Sud e ancora di più in Calabria ci siano lavoratori che guadagnano 20-25 euro al giorno e che la maggior parte dei dipendenti sia senza diritti». (f.b.)

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