LAMEZIA TERME Doppia intervista questa sera a “Telesuonano”, il talk di approfondimento in onda alle 21 sul canale 75 de “L’altro Corriere tv” e in streaming sulla pagina del Corriere della Calabria.
Ospiti di Danilo Monteleone e Ugo Floro, Enzo Romeo, candidato a sindaco di Vibo Valentia per il centrosinistra e Giuseppe Borrello, segretario regionale di Libera.
«L’ufficialità della mia candidatura in rappresentanza di un larghissimo fronte democratico e progressista, ha certamente accelerato i tempi della politica» e forse, aggiungiamo, ha messo un po’ di pressione in altri schieramenti rimasti probabilmente sorpresi dal cambio di marcia di un’area politica che non poche volte ha brillato per ritardi sulle scelte ed eccessi di rissosità. Enzo Romeo, medico dentista, già primo presidente nei primi anni ‘90 dell’ente intermedio di Vibo, quanto le province contavano, torna in campo con entusiasmo rinnovato «ma anche con la consapevolezza di aver amministrato bene la cosa pubblica quando i cittadini me ne hanno dato la possibilità. Lontano da ogni autoreferenzialità, mi piace già dire che sto ancora raccogliendo i frutti di un metodo di lavoro che all’epoca fu costituente perché costruimmo di sana pianta un’amministrazione provinciale: le persone mi fermano e mi fanno capire che gradiscono la mia discesa in campo in vista delle prossime comunali vibonesi». Sul centrodestra poi Romeo annota malizioso: «Di solito i ritardi nella definizione delle leadership era una peculiarità del centrosinistra, oggi a Vibo invece notiamo che la coalizione uscente non trova ancora la quadra sulla opportunità di ripresentare Maria Limardo». Come dire, evidentemente esiste più di un malcontento interno rispetto all’operato dell’attuale primo cittadino.
«L’attenzione di Libera per la Calabria è massima, come dimostra il legame di Don Ciotti per la nostra terra, perché proprio qui si gioca il più della partita per il riscatto della legalità». Da qualche mese segretario regionale di Libera, Peppe Borrello evidenzia con orgoglio il lavoro continuo di un sodalizio talmente intrecciato con la Calabria da esserne divenuto una istituzione morale, un punto fermo. «Infatti – dice Borrello – crescono gli amministratori con i quali collaboriamo sul fronte della lotta alla criminalità e alla subcultura mafiosa, e questo dato ci dà la forza di penetrare anche laddove esistono chiusure e omertà». Ma le cose stanno cambiando, sia pur in un contesto sociale che rimane critico.
«La nostra opera continua di vicinanza fattiva alle famiglie di vittime innocenti della mafia, ci ha aperto un mondo di conoscenza, attraverso il quale abbiamo imparato a capire aspetti prima sconosciuti». Da qui l’innesto di semi buoni nel tessuto calabrese, che infatti adesso stanno germogliando «e contaminando il modo di pensare la vita relazionale, i costumi pubblici e finanche il modo di intendere la fede». (redazione@corrierecal.it)
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