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Confagricoltura, tutti i punti da cambiare di questa Pac

Le regole della “nuova PAC” nel 2024 entrano a regime e con esse alcuni nuovi vincoli per gli agricoltori

Pubblicato il: 23/02/2024 – 10:14
Confagricoltura, tutti i punti da cambiare di questa Pac

Il 2024 si è aperto con le manifestazioni di piazza degli agricoltori, in particolare contrari alla impostazione della politica agricola europea e degli altri provvedimenti Ue, approvati ed in itinere, ritenuti contrari alle esigenze delle imprese agricole ed alla loro tenuta competitiva. In effetti, la nuova campagna di applicazione della riforma della PAC, la seconda del nuovo periodo di programmazione 2023-2027, si è aperta per le imprese con alcune novità anche preoccupanti per la gestione degli ordinamenti produttivi.
Dopo il 2023, infatti, primo anno di applicazione della riforma, le regole della “nuova PAC” nel 2024 entrano a regime e con esse alcuni nuovi vincoli per gli agricoltori. Citiamo, ad esempio, l’entrata in vigore di tutte le regole di “condizionalità rafforzata” (le pratiche ed i requisiti che gli agricoltori devono rispettare pena una riduzione dei pagamenti spettanti) tra le quali le due “buone condizioni agronomiche ambientali” o BCAA, che impongono l’avvicendamento biennale dei seminativi sulla medesima particella (BCAA7) e la destinazione del 4% dei seminativi a superfici improduttive e/o elementi caratteristici del paesaggio (BCAA8). Non solo.
Con il 2024 entra in vigore un nuovo sistema sanzionatorio delle inadempienze alla PAC che è stato inopinatamente rivisto inasprendo il regime delle sanzioni, in particolare quelle per la violazione degli impegni di ecoschemi e poi quelle per la cosiddetta “condizionalità sociale”, che punisce le inadempienze delle imprese beneficiarie alle regole sui rapporti di lavoro e sulla salute e sicurezza sul luogo di lavoro; una assoluta novità di questa nuova PAC.
Ancora. Sono state irrigidite alcune regole per percepire i pagamenti diretti, come ad esempio gli ecoschemi (per gli animali al pascolo sono stati fissati requisiti di densità per ettaro molto stringenti) ed i pagamenti accoppiati (dal 2024 “scatta” l’obbligo di utilizzo delle sementi certificate per la quasi totalità delle coltivazioni ammesse). Per tacere, poi, di alcune misure relative alle OCM di settore, come gli incentivi per le OP olivicole, o gli interventi per la gestione del rischio (fondo Agricat ed assicurazioni agevolate) che stanno mostrando alcuni limiti.
In questo quadro Confagricoltura ha continuato a cercare di rendere più agevole l’implementazione delle regole da parte delle imprese e facilitare l’accesso agli incentivi comunitari. Ad esempio, Confagricoltura ha da sempre richiesto la non applicazione delle BCAA7 e BCAA8 anche per il 2024, come ottenuto con la deroga concessa dalla Commissione europea nel 2023. Non sussistono le condizioni, infatti, per applicare senza conseguenze questi nuovi vincoli alle imprese che dovrebbero gestire nuovi oneri con conseguenti nuovi maggiori costi indiretti ad essi collegati. Una richiesta che Confagricoltura sta ancora sostenendo assieme – in subordine – ad un “set” di proposte di modifica al quadro degli impegni della condizionalità per alleggerirli e renderli più facilmente gestibili da parte delle imprese agricole.
Un primo risultato è già stato conseguito da Confagricoltura con la nota interpretativa del ministero che ha fornito a gennaio due chiarimenti importanti sulla gestione degli avvicendamenti annuali (BCAA7) che si intenderanno rispettati: anche inserendo, tra due colture principali, delle colture intercalari consentendo anche il sovescio; con decorrenza dal 2024, come anno di riferimento, tranne per i produttori che accedono a misure di sviluppo rurale o ecoschemi che comportano già il rispetto dell’avvicendamento annuale.
L’impegno su questo fronte prosegue per cercare di non appesantire eccessivamente il carico burocratico e le difficoltà gestionali per gli agricoltori quanto meno in questo difficile anno che segue una campagna, quella del 2023, non certo positiva per varie avversità e squilibri di mercato dovuti a vari fattori. Confagricoltura sta anche chiedendo con forza una moratoria sulle sanzioni per il rispetto dei vari impegni da parte dei beneficiari della PAC; perché non è certo questo l’anno nel quale si possono inasprire le sanzioni a carico degli inadempienti.
E poi sono tantissime altre le proposte confederali per alleggerire i requisiti di accesso alle varie misure e cercare di rendere più agevole il percepimento degli incentivi della PAC da parte dei nostri agricoltori. Questo per l’immediato.
È evidente che poi per gli anni a venire la situazione sta chiaramente evidenziando quello che Confagricoltura affermava sin dall’inizio e cioè che questa riforma “figlia” del Green Deal comunitario e della strategia “Farm2Fork” è insostenibile per le imprese in quanto riduce gli incentivi a fronte di maggiori impegni (e quindi costi) da rispettare a carico delle imprese stesse. Una situazione che difficilmente sta in piedi; una equazione di sostenibilità, economica, sociale ed ambientale, impossibile da risolvere.
Anche sulla base delle varie istanze di Confagricoltura, il ministro Lollobrigida ha quindi istituito un apposito Tavolo tecnico presso il Masaf con le organizzazioni agricole e cooperative, per valutare congiuntamente tutti i miglioramenti da apportare alle attuali regole della PAC ed anche per iniziare a prefigurare al meglio la PAC “post 2027”.
Confagricoltura partecipa e parteciperà attivamente a questo confronto ministeriale, che vedrà anche il coinvolgimento – separatamente – delle Regioni e delle Province autonome, e farà il punto della situazione in occasione della assemblea straordinaria convocata per il 26 febbraio prossimo a Bruxelles in concomitanza con il Consiglio dei Ministri agricoli della Ue e con la presentazione della proposta della Commissione per la semplificazione delle regole comunitarie. Una Politica agricola comune migliore e più vicina agli interessi delle imprese è possibile e Confagricoltura da tempo persegue questo obiettivo che oggi appare finalmente alla portata.

Di Vincenzo Lenucci (direttore Politiche di sviluppo economico delle filiere Agroalimentari)

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