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Filcams Cgil: «L’operazione “Gallicò” dimostra la condizione di arretratezza dei lavoratori»

Il segretario dell’area metropolitana di Reggio Valerio Romano: «Basta girarsi dall’altra parte, dobbiamo ribellarci»

Pubblicato il: 23/02/2024 – 20:41
Filcams Cgil: «L’operazione “Gallicò” dimostra la condizione di arretratezza dei lavoratori»

REGGIO CALABRIA «Quanto emerge dalle intercettazioni che i giornali in queste ore stanno raccontando sulla gestione di alcuni supermercati di Reggio Calabria e provincia, riflette sulla condizione arretrata in cui sono costretti lavoratori e lavoratrici ancora nel nostro territorio». Lo scrive in una nota Valerio Romano, segretario generale della Filcams Cgil dell’area metropolitana di Reggio Calabria, in seguito all’operazione Gallicò avvenuta nei giorni scorsi. «Non esistono i diritti, non esistono tutele, non vi è libertà, quando con prepotenza e violenza si impongono alle aziende la manodopera da utilizzare ed anche a chi fare carriera. Decidono tutto loro, i prepotenti signori delle armi, che fanno tremare il territorio e piagano i deboli imprenditori collusi, coinvolgendo anche lavoratrici e lavoratori. Decidono tutto, dal fornire il pane, dalla marca della pasta, fino ad anche il caffè. Decidono dove aprire, chi deve costruire e chi ci deve rifornire i materiali. Un servizio completo, che continua a costare caro al territorio. Non c’è libertà e non c’è controllo tutti possono fare tutto e chi non ha santi in paradiso sono costretti a fare la valigia e scappare da questa terra maledetta. Già perché è quello che accade ai nostri giovani, che non trovano lavoro e quando lo trovano vivono il ricatto occupazionale, il ricatto del comparato e la pressione oppressiva delle famiglie, arcaicamente legate ad una subcultura che annienta qualsiasi diritto».

«Una terra bella e maledetta»

«Non ci ribelliamo abbastanza – continua Romano – e c’è timore anche a rivendicare i propri diritti. Non siamo liberi di scegliere in questa terra bella e maledetta, non siamo liberi di difenderci, anche l’iscrizione al sindacato viene vista come un gravo affronto, Come un atto da non commettere, come uno sgarro da pagare anche con lo sfregio. C’è bisogno di ritornare con forza a costruire una rete sana del modo del lavoro e delle istituzioni capace di fare da argine al potere predominante della ndrangheta. Serve riscoprire il concetto di moralità, ormai perduto. Non siamo tutti uguali e dovremmo incominciare ad indignarci e non a girarci dall’altra parte. Abbiamo la necessità di riscoprire il valore della libertà. Non basteranno i seminari, non basteranno intere generazioni, c’è bisogno di ritornare nelle scuole a spiegare le differenze. Come Filcams da tempo ormai siamo impegnati a contrastare il lavoro illegale e irregolare. Da tempo denunciamo le condizioni di migliaia di lavoratrici e lavoratori, sfruttati per molte ore al giorno e pagati con contratti part time. C’è bisogno di rafforzare i servizi ispettivi, oggi ancora troppo pochi rispetto all’enorme lavoro da fare sul territorio. C’è la necessita di rimettere al centro le regole e consentire a lavoratori e lavoratrici da poter uscire fuori dal ricatto, dalle prepotenze e dalle violenze. Servirebbe un ritorno al collocamento pubblico. Per far si che i le imprese sane si affidino allo Stato e non alla ndrangheta nella selezione del personale».

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