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la riflessione

La nona apparizione: 25 febbraio 1858

Pensate, al 25 febbraio 1858 erano presenti alla grotta circa trecento persone in un paesino che ne contava poco meno di quattromila!Non era un piccolo gruppo di devoti ma una mobilitazione quale …

Pubblicato il: 23/02/2024 – 9:33
di Nunzio Raimondi
La nona apparizione: 25 febbraio 1858

Pensate, al 25 febbraio 1858 erano presenti alla grotta circa trecento persone in un paesino che ne contava poco meno di quattromila!
Non era un piccolo gruppo di devoti ma una mobilitazione quale non si era mai vista prima nella cittadina ai piedi dei Pirenei.
Naturalmente quest’ampia partecipazione preoccupava sempre di più le autorità locali le quali, attraverso la gendarmeria, cercavano di tenere sotto controllo l’ordine pubblico.
Nello stesso tempo il procuratore imperiate -lo si è detto- tentava di trovare nei fatti un qualche spunto che consentisse d’interrompere quell’andirivieni da Massabielle, almeno attraverso il discredito della pastorella agli occhi del popolo.
E l’occasione d’oro venne alle autorità proprio quel 25 febbraio, poiché presso la grotta accaddero fatti incomprensibili quanto sospetti, i quali consentirono di dubitare della sanità mentale di Bernadette.
Giunta che fu, quindi, la veggente presso la grotta, insieme ai molti presenti cominciò a recitare il santo Rosario.
La piccola era inginocchiata ed attendeva, con trepidazione, che giungesse la nuova visione.
Ed ecco la Madre di Dio apparve di nuovo!
Il volto della veggente s’irradio’ d’una luce abbagliante e sembrava che la Vergine la istruisse, poiché, più d’una volta, la piccola chinò il capo in segno d’obbedienza.
Quindi, Bernadette si alzò e si diresse verso la grotta, in particolare verso il roseto selvatico che ancora oggi è visibile precisamente nel punto dell’apparizione; sposto’ i rami che cadevano copiosi sulla roccia e principio’ a baciare la terra.
Ora, lo si è detto più volte, quella grotta era un luogo sudicio poiché vi andavano a pascolare i maiali.
Nel vedere la veggente baciare quella terra lercia, i presenti rimasero sbigottiti.
Ma questo stupore si trasformò presto in sconcerto quando la pastorella, dopo aver ripreso a recitare il rosario, si alzò e cominciò a vagare lungo la grotta come di chi non sa dove andare…
Quindi, dapprima sembrò volgersi verso il corso del fiume, dipoi si fermo’ e, voltatasi, guardò, all’indietro, verso la grotta, come di chi si sente chiamare.
Quindi di nuovo chino’ il capo, questa volta per acconsentire e si diresse verso la parte sinistra dell’antro.
La ragazza era come smarrita e non riusciva a trovare il luogo nel quale fermarsi!
Ad un tratto, arrestò quel suo vagare, levo’ il capo e rivolse lo sguardo verso quell’anfratto presso il roseto, proprio quello nel quale soleva apparire la Signora.
Dopo questo peregrinare, si curvo’ e principio’ a scavare in terra, in un preciso punto della grotta.
Gli astanti erano esterrefatti: come poteva la pastorella scavare a mani nude in quella melma putrida di terra e fango?
Qualcuno cominciò a gridare: “Bernadette, sei pazza!”, ma la ragazza era come trasportata in una realtà tutta sua e neanche s’accorgeva dei commenti…
Ed ecco, mentre la piccolina di Lourdes
aveva già aperto una minuscola buca, dall’angusta fossa cominciò a sorgere dell’acqua!
Mentre ancora dalla sorgente emergeva acqua non pulita, Bernadette cominciò a lavarsi il viso ed a berne…poi stacco’ da terra dell’erba selvatica e ne mangio’.
Nel vedere questi gesti un gran numero di presenti ne rimase sbalordito ed, in un crescendo di confusione e sgomento, in tanti cominciarono a pensare che davvero la ragazza fosse malata di mente.
Intanto dalla sorgente zampillava acqua oramai limpida e trasparente ma nessuno se ne accorse dal momento che l’attenzione era tutta concentrata altrove.
Già prendeva piede il mormorio del diavolo e, da più parti, si vociferava, con approvazione, della prudenza delle autorità locali le quali avrebbero voluto sin da subito verificare la sanità mentale della piccola Marie Bernarde.
Ma alcuni non la deridevano affatto e vollero invece capire: “Ma perché hai fatto questo ?”Le domandarono. La risposta fu semplice e chiara: “E’ per i peccatori”.
Questo è il racconto degli eventi di quel 25 febbraio.
Di questa giornata, però, la stessa veggente raccontò la versione “divina”, ossia quella dell’apparizione e tutto subito divenne più comprensibile:
“Mentre ero in preghiera, la Signora mi ha detto con voce amichevole ma ad un tempo grave: ‘Andate a bere ed a lavarvi alla fonte’. Siccome non sapevo dove fosse questa fonte e siccome pensavo che lì non ce ne fosse altra, mi sono diretta verso il Gave. La Signora mi ha richiamato e mi ha fatto segno col dito di portarmi sotto la Grotta a sinistra; ho obbedito, ma non vedevo alcuna acqua. Non sapendo dove prenderne, ho scavato la terra e ne è venuta. Ho lasciato che si schiarisse un po’, poi ho bevuto e quindi mi sono lavata”.
Questa nona apparizione suscita molte riflessioni: ne scelgo una per me poiché scrivo di un cammino personale di Cristiano peccatore e lo faccio nella speranza che questo possa servire ad altri per ritrovare, attraverso il racconto di Lourdes, il senso per la guarigione dell’anima.
La mia meditazione di oggi, fino a domani, è dunque questa:
Dio mi ama e si abbassa nella mia misera condizione umana, s’incarna per me, prende su di se’ il mio peccato, si fa servo sofferente e si fa condurre al macello per salvarmi.
Ecce homo!
Così quando Bernadette non ha paura di obbedire e si fa indicare il “punto” da Maria, non si disgusta di baciare la terra putrida e non si stomaca di mangiare l’erba amara, quando la pastorella scava una buca fra i rifiuti del cuore ferito dell’uomo, per andare in profondità e trovare la sorgente del bene, l’acqua limpida dell’amore di Dio, in questi gesti sento rischiararsi il mistero del mio cuore.
Siamo creati ad immagine e somiglianza di Dio e dobbiamo cercare di custodire intatta questa bellezza.

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