COSENZA Tanto per cominciare non chiamiamoli ragazzi “speciali” e niente retorica della disabilità che ha bisogno di parole edulcorate e passatempi non troppo impegnativi: la loro specialità è fare maccheroni, lagane, tagliolini, fusilli e cavatelli. Sono i protagonisti del progetto “Maccabbùani” dell’associazione La Terra di Piero che dopo tre anni racconta la storia di una straordinaria normalità, di questo gruppo variegato di donne e di uomini, circa cinquanta, che tre volte a settimana, guidati da volontari esperti nell’arte della pasta fatta a mano, si ritrovano nella sede dell’associazione a impastare acqua e farina. Alcuni di loro sono diventati molto bravi, sono pronti a trasformare questa competenza acquisita in un lavoro.
Basta fare una incursione in una giornata qualunque, per scoprire un clima di allegria e spontaneità ma anche di impegno e determinazione. La routine ormai è impostata: allacciare i grembiuli, cospargere di semola la spianatoia: mani in pasta. «Ora premi delicatamente, come se fosse una carezza», Giulia Secreti, volontaria esperta di pasta tradizionale calabrese supervisiona la preparazione dei cavatelli, si muove intorno al tavolo, consiglia, raddrizza, aggiusta la postura. E mentre il mattarello scivola sulla sfoglia le voci e le risate si accavallano. Marina ha 36 anni e la sindrome di Down non ha fermato la sua corsa per autodeterminarsi e scegliere in che modo trascorrere il suo tempo. Assunta in uno studio commerciale, si occupa di consulenza fiscale ma qui, con La Terra di Piero, ha conosciuto il piacere di lavorare la pasta. «È una esperienza molto significativa per tutti noi – dice – perché stiamo assieme e quello che facciamo ha un senso, impariamo sempre qualcosa di nuovo. Io vengo qui con grande piacere».
Dopo tre anni di “rodaggio” il gruppo dei Maccabbùani è pronto per il grande salto, quello che da subito era stato individuato dall’ideatore del progetto Sergio Crocco come il traguardo da raggiungere: l’apertura della trattoria “Affavorì”. Per ora i dettagli sono top secret perché il contratto di locazione non è stato ancora firmato, ma ci siamo.
«Si tratta di un piccolo locale con pochi tavoli nel centro di Cosenza» sono le uniche indicazioni che Tiziana Turano, battagliera volontaria della Terra di Piero si lascia scappare. A tavola verranno serviti i primi piatti preparati con la pasta fresca e saranno loro, i ragazzi del progetto i Maccabbùani, ad accogliere i clienti e servire a tavola.
«A me piace molto stendere la sfoglia, fare la pasta mi rilassa – dice Andrea col suo sguardo limpido – . Il mio sogno è fare il cameriere e sto imparando a fare questo mestiere in una pizzeria. Piano piano so che diventerò molto bravo nel mio lavoro».
È un gruppo allegro e laborioso, con i suoi leader (Giò Giò è “il mastro dei maccarrùni”) e le sue dinamiche di relazioni che in qualche caso – la diretta interessata non smentisce ma si schernisce di fronte alle illazioni degli amici – hanno preso la forma di una storia d’amore.
«Viviamo momenti di grande autenticità e siamo tutti felici di far parte di questa avventura – spiega Tiziana – abbiamo avuto da subito la città al nostro fianco e alcuni ristoratori pronti ad aprire le porte dei loro locali ai nostri ragazzi». La pasta fresca firmata Maccabbùani infatti, si può assaggiare nei ristoranti Il povero Enzo e Il Simposio a Cosenza che acquistano dalla Terra di Piero ciò che viene prodotto nei laboratori e devolvono al progetto una percentuale dell’incasso su ogni piatto consumato. Anche Miniera 37 di Laurignano ha messo le sue cucine a disposizione. Adesso c’è grande fermento in vista di un altro importante appuntamento: il 24 marzo tutti loro saranno impegnati in quella che può essere definita una prova generale in vista dell’apertura della trattoria. Appuntamento al ristorante V’incanto di Cosenza, dove ad accogliere i clienti, a servire a tavola ma soprattutto a preparare i piatti che verranno scelti dal menu, saranno Marina, Salvatore, Francesco e tutta l’allegra brigata dei Maccabbùani. (redazione@corrierecal.it)
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