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La riflessione

Il Ponte sullo Stretto: la Procura apre un fascicolo

La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo a seguito di un esposto presentato dalla segretaria del Partito Democratico e dai deputati Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni con il qual…

Pubblicato il: 26/02/2024 – 9:20
di Franco Scrima*
Il Ponte sullo Stretto: la Procura apre un fascicolo

La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo a seguito di un esposto presentato dalla segretaria del Partito Democratico e dai deputati Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni con il quale si chiede di “accendere un faro sulla attività di progettazione e di realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. In particolare viene chiesto che si indaghi sull’iter che ha portato a riesumare la società “Stretto di Messina”, e che si rendano pubbliche sia l’entità delle somme stanziate o da stanziare che la documentazione. Nell’esposto si fa riferimento inoltre agli incontri tra Salvini e l’ex ministro Lunardi, autore della gara vinta, a suo tempo, da “Eurolink”. 
Intanto Legambiente (la Società che si batte contro l’illegalità e la l’ingiustizia, per la tutela dei territori, avendo come obiettivo una migliore qualità della vita) ha diffuso un comunicato dal titolo: “L’insostenibile ponte sullo Stretto di Messina e l’emendamento del Governo per la rimodulazione dei fondi”. Un commento che precede l’intervento del ministro Salvini fatto al “Question Time” nell’aula del Senato. In risposta ad una domanda di una senatrice che aveva chiesto notizie del ponte, ha così risposto: “Presto partiranno i lavori, stante che l’opera porterà benefici ai territori”.
Di avviso diverso è “Legambiente” che definisce il Ponte “un grande bluff che continua a sottrarre risorse destinate alle vere priorità del Sud e dell’intero Paese, considerato che il fondo per lo sviluppo e la coesione è, congiuntamente ai Fondi strutturali europei, lo strumento finanziario principale attraverso il quale vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica territoriale e la rimozione degli squilibri sia economici che sociali”. 
Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani aggiunge: “Il ponte continua a drenare risorse pubbliche che rischiano di creare un buco nelle casse del Paese. Esso costerebbe circa 15 miliardi, ma con possibilità di lievitare i costi, considerati i tempi di realizzazione e le questioni da affrontare con urgenza, a cominciare dalla decarbonizzazione del settore dei trasporti”. Dichiara Ciafani: “E’ fondamentale che il trasporto su ferro diventi una priorità, ma per farlo c’è bisogno di risorse per rafforzare il servizio ferroviario regionale, oltre le linee metropolitane, le tranvie e le linee suburbane”.
Secondo il Presidente di Legambiente la spesa ammonta a circa due miliardi di euro all’anno fino al 2030, considerato che in Calabria e in Sicilia mancano ancora circa 56 milioni per l’”upgranding infrastrutturale e tecnologico” dei nodi di Reggio Calabria. Altri 115 milioni ciascuno mancano per quelli di Catania e di Palermo; 150 milioni per l’attraversamento dinamico dello Stretto di Messina; 44 milioni per la linea Catania-Siracusa; 180 milioni per il potenziamento e l’elettrificazione della linea Sibari-Catanzaro Lido-Lamezia Terme. E 44 milioni per velocizzare la linea Catania-Siracusa.
Secondo Legambiente alcune opere – come l’elettrificazione della linea jonica, nella tratta Sibari-Catanzaro Lido scontano enormi ritardi, stante che i lavori si sarebbero dovuti completare entro il 2023 e sono stati allungati, per necessità, al 2026.
Anche per il Presidente di Legambiente “si tratta di opere necessarie per connettere il Paese e creare nel Mezzogiorno lavoro e sviluppo”.
Legambiente ricorda inoltre che le “risorse destinate al recupero del divario infrastrutturale e sociale del Mezzogiorno e delle aree interne del Paese, costituiscono lo strumento principale per attuare lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale, tanto da non poter distrarre denaro per altro. Se tanto ci dà tanto, anche la spesa per il “Ponte” non dovrebbe essere sostenuta “perché drenerebbe risorse che possono creare un buco nelle casse del Paese”.
La spesa prevista sarebbe di circa 15 miliardi di euro: un po’ troppo per il Paese. Lo lasciano intendere, seppure per altre vie, anche i due presidenti regionali di Legambiente (Anna Parretta per la Calabria e Tommaso Castronovo per la Sicilia). Entrambi ricordano che nel Sud continuano a viaggiare treni con un’età media di quasi 20 anni su linee a binario unico e, in buona parte, non elettrificate. Sicché servono risorse finanziarie che andrebbero spalmate oltre che per il servizio ferroviario, anche per realizzare linee metropolitane, tranvie e tratte suburbane, con una previsione di spesa di circa due miliardi all’anno fino al 2030. 
Secondo Legambiente sono lavori da completare entro il 2026 necessarie per connettere il Paese e per creare lavoro e sviluppo in quelle regioni dalle quali si continua ad emigrare per mancanza di un minimo di risorse economiche.
Se questa è la realtà, come si fa a sposare la causa di una struttura che per essere realizzata ha bisogno di molto denaro? Forse sarebbe il caso di pensare prima a completare il sistema ferroviario nelle due regioni con un tracciato idoneo anche per “l’alta velocità” e, solo dopo, pensare al “Ponte” per unire la Sicilia con la Calabria. 

*giornalista

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