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Giovanardi a processo, «minacce al prefetto per favorire aziende legate ai clan»

Dall’ex senatore pressioni affinché imprese legate alla ‘ndrangheta fossero riammesse nella “White List” a Modena

Pubblicato il: 27/02/2024 – 15:38
Giovanardi a processo, «minacce al prefetto per favorire aziende legate ai clan»

L’ex senatore Carlo Giovanardi a processo per minacce e oltraggio a pubblico ufficiale. Il processo inizierà il prossimo 27 marzo a Modena. È quanto riporta Repubblica. «Il lungo iter che ha portato a una serie di pronunciamenti da parte della Giunta per le elezioni al Parlamento (che si era opposta) e della Corte Costituzionale (favorevole invece al processo) è dunque arrivato a un punto fermo». Al centro delle indagini presunte pressioni che l’ex senatore avrebbe fatto nei confronti della Prefettura affinché riammettesse alcune imprese nella propria “White List” per i lavori della ricostruzione post sisma. Aziende di cui i titolari erano indagati – poi condannati – nell’ambito del processo “Aemilia” contro i clan della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna. «Le carte dell’indagine – ricostruisce Repubblica – parlano di interrogazioni parlamentari al veleno, mail di fuoco, lettere ufficiali e ufficiose, riunioni e incontri con imprenditori vicini alle cosche, oltre a tutta una serie di minacce, più o meno velate, ad esponenti della prefettura di Modena e a ufficiali delle stesse forze dell’ordine che con la Prefettura modenese lavoravano alle interdittive antimafia. Tra luglio 2014 e il gennaio 2015, Giovanardi fece di tutto per ottenere che le aziende della famiglia Bianchini (indagata in “Aemilia”) fossero comunque reinserite nella lista delle imprese autorizzate a lavorare per la ricostruzione post terremoto dell’Emilia-Romagna. A suo tempo, l’atto d’accusa dei pubblici ministeri Beatrice Ronchi e Marco Mescolini contro Giovanardi, spiegò che, nel 2013, le aziende di Bianchini erano state escluse dalla ricostruzione (cosa che avvenne anche nel 2014) a causa dei rilievi mossi da un gruppo interforze (polizia, carabinieri, guardia di finanza e Dia) alla Prefettura. Per gli investigatori quelle aziende dovevano essere tagliate fuori perché, secondo i controlli, erano a rischio infiltrazioni mafiose per mano della cosca Grande Aracri (cosa poi dimostrata al processo). A quel punto gli imprenditori modenesi iniziarono a muoversi rivolgendosi a Giovanardi e ottenendo da lui un impegno fuori dal comune. Per la Dda bolognese si trattò un interessamento “invasivo ed illecito”, al punto che, oltre a Giovanardi, finirono poi nei guai anche alcuni funzionari della prefettura, accusati di aver sostenuto incautamente l’intervento del parlamentare. In particolare l’ex parlamentare minacciò persino il prefetto di Modena dell’epoca, Michele di Bari, “aggredito verbalmente in diverse occasioni per ottenere la mutazione dei provvedimenti adottati nei confronti di Bianchini”. Tentativi non riusciti, di cui ora dovrà rispondere».

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