«L’uccisione della giovane mamma Sara Buratin a Bovolenta, nel Padovano, è l’ennesima riprova di un’emergenza nazionale ancora sottovalutata: le donne vivono in uno stato di pericolo costante e al momento non esistono misure realmente efficaci per proteggerle e promuovere la cultura del rispetto della libertà umana». Lo afferma, in una nota, Bo Guerreschi, presidente dell’Ong internazionale “bon’t worry”, che a titolo gratuito assiste sul piano legale e psicologico le vittime di ogni forma di violenza e di abuso. «Ci sconvolge l’efferato assassinio di Sara, ammazzata con almeno 20 coltellate, che ha lasciato una figlia minorenne, la quale va subito protetta e seguita. Chiediamo, pertanto, che il sistema pubblico si attivi nell’immediato, garantendo alla ragazza tutto il sostegno di cui ha bisogno». «Il brutale omicidio di Sara conferma – accusa la presidente di “bon’t worry” – l’esistenza di una dominante cultura aggressiva e distruttiva, da contrastare a più livelli, a partire dalla formazione scolastica. La prevenzione di questi fatti, che non dovrebbero mai accadere, è ancora insufficiente e lasciata alla buona volontà dei singoli, delle associazioni di tutela o, per la parte educativa, delle scuole attente e responsabili. Servono strumenti normativi adeguati all’emergenza ed è prioritario rafforzare la rete di protezione delle donne, costrette a subire, oltre alla violenza quotidiana, gli effetti – conclude Guerreschi – dell’omertà e dell’indifferenza generale, oltre che i rischi, molto spesso, del mancato funzionamento del braccialetto elettronico di sorveglianza nei casi di stalking, che abbiamo più volte denunciato, finora inascoltati».
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