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Preti sotto attacco nel Vibonese, Camillo Falvo: «Quando si lavora bene si diventa scomodi»

A l’Avvenire il procuratore di Vibo: «Territorio dimenticato per troppo tempo»

Pubblicato il: 28/02/2024 – 10:54
Preti sotto attacco nel Vibonese, Camillo Falvo: «Quando si lavora bene si diventa scomodi»

VIBO VALENTIA «È stato attaccato il commissario prefettizio, è stata attaccata una volontaria dell’associazione Crisalide, espressione della società civile, vengono attaccati due sacerdoti. Questo dimostra che c’è qualcosa che evidentemente non va bene a un sistema consolidato. Non sono ragazzate». Va dritto al punto il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Camillo Falvo. Intervistato da “Avvenire”. L’ex pm della Dda di Catanzaro ha analizzato le ultime vicende di cronaca che hanno interessato il territorio vibonese e in particolare quello di Cessaniti.

Il “caso” Cessaniti

L’ultimo ha riguardato don Felice Palamara, giovane parroco di Pannaconi, frazione di Cessaniti. Durante la celebrazione della messa di sabato scorso, al momento della comunione si è accorto che nelle ampolle dell’acqua e del vino era stata versata della candeggina. Nelle scorse settimane, invece, era stato vittima di danneggiamenti alla sua auto e di lettere con pesanti minacce. «Ho conosciuto don Felice durante una iniziativa organizzata proprio da lui e ho visto che c’era una comunità che lo adorava – ha detto Falvo – cittadini, molti ragazzi. Mi era piaciuto l’ambiente che circondava don Felice. Anche lì, come faccio spesso quando incontro le comunità vibonesi, ho invitato a denunciare, a raccontare quello che succede, a vincere l’omertà». A Cessaniti, Comune commissariato dopo le dimissioni del primo cittadino e centro travolto dall’inchiesta “Maestrale-Carthago”, le intimidazioni hanno riguardato anche lo stesso parroco, don Francesco Pontoriero: una lettera con esplicite minacce di morte con una lama affilata allegata e poi un gatto morto lasciato sul cofano della sua auto con un nuovo biglietto minaccioso. «Mi sarei aspettato – ha detto Falvo a l’Avvenire – visto quello che sta accadendo, che qualche informazione ci arrivasse, perché è difficile che non si sappia o comunque non si possa ipotizzare qualcosa, in frazioni dove in genere qualcosa si sa. Invece nulla. È preoccupante che in una realtà così piccola non ci sia nessuno che parli». «Noi le indagini le stiamo facendo, i carabinieri sono molto preparati e sono “sul pezzo”. Speriamo di venire a capo presto di questa situazione».

Comuni fortemente condizionati dalla ‘ndrangheta

Gli ultimi arrivi delle commissioni d’accesso in numerosi centri del Vibonese è un segnale di attenzione ma, sottolinea Falvo, «voglio ricordare anche la grande quantità di Comuni sciolti per mafia e di interdittive antimafia che dimostra che Vibo per troppo tempo è stata trascurata dall’azione dello Stato complessivamente, forze dell’ordine e magistratura». Ma, riconosce, «è molto preoccupante il grandissimo numero di Comuni sciolti per mafia, un segnale del forte condizionamento della ‘ndrangheta sulle amministrazioni comunali, come emerso anche per Cessaniti. È il frutto dell’attività che con la Dda abbiamo portato avanti negli ultimi anni». Episodi di intimidazione e minacce che riguardano direttamente la chiesa secondo Falvo è una «mancanza di rispetto verso le istituzioni religiosi che una volta, invece, c’era. Prima i preti venivano toccati soltanto quando si schieravano apertamente contro le organizzazioni criminali, i preti antimafia. Adesso accade anche quando diventano scomodi per cose forse più banali». «Ci sono realtà in cui fare bene il prete, portare a termine la propria missione, in modo limpido, trasparente, nel rispetto della legalità, è scomodo. Questa è l’amara conclusione e l’esperienza ci sta dicendo questo».

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