COSENZA Si torna in Corte d’Assise a Cosenza per il processo che mira a fare luce sull’omicidio di Pasquale Aquino: ucciso in un agguato la sera del 3 maggio 2022 nella frazione “Schiavonea” di Corigliano Rossano. La Corte (presidente Paola Lucente, a latere Francesca De Vuono) ha sciolto tutte le riserve in merito alle eccezioni sollevate dagli avvocati del collegio difensivo nella precedente udienza (leggi qui). L’accusa, in aula, è rappresentata dal pm della Dda di Catanzaro Alessandro Riello, mentre sono cinque gli imputati chiamati a rispondere a vario titolo dei capi d’imputazione formulati dalla Dda di Catanzaro. Si tratta di Francesco Le Pera, Manuel Intrieri, Giorgio Arturi e Annamaria Iacino. Mentre Matteo Domenico Maria Arcidiacono si sottoporrà a processo con rito abbreviato. Per la posizione di Bruno Arturi, invece, la Corte ha annullato il decreto che dispone il giudizio. La Corte, inoltre, ha ammesso tutte le prove, fatta eccezione per i verbali che il pubblico ministero non ha ancora prodotto, riservando la propria decisione sugli stessi.
Il luogotenente della sezione operativa del reparto territoriale dei Carabinieri di Corigliano Rossano, Ettore Caputo, è il primo teste chiamato a ricostruire l’attività di indagine svolta. Il militare ha ripercorso gli istanti successivi al rinvenimento del corpo senza vita della vittima. Il killer ha atteso Pasquale Aquino vicino alla sua abitazione, la vittima è scesa dall’auto una Bmw intorno alle 19.44, poi ha iniziato a scaricare sul 57enne una pioggia di piombo. Sette i colpi esplosi da una pistola calibro 7.65, uno quello inesploso, quattro dei quali andati a segno e quindi mortali. Aquino, dopo essere stato colpito sarebbe riuscito a compiere «20 metri» per poi cadere al suolo a pochi metri da casa sua, in via Malaga una traversa di viale Mediterraneo a Schiavonea. Pasquale Aquino, nel 2017, era rimasto coinvolto in un’inchiesta su un gruppo criminale che avrebbe gestito un’attività di spaccio di droga nell’area di Corigliano Rossano.
Nel corso dell’udienza, il teste ha mostrato alla Corte alcune foto, tratte da frame delle telecamere di videosorveglianza installate nel perimetro teatro dell’omicidio. Negli scatti si intravedono «due soggetti in sella a delle biciclette e che indossavano dei guanti in lattice di colore blu». Le due sagome – secondo l’accusa – appartengono ai killer. Quando il pm Riello ha chiesto chi sia stato il primo a finire nell’elenco dei sospettati, il luogotenente ha risposto indicando «Francesco Le Pera».
Nel processo entreranno anche i verbali d’interrogatorio resi in carcere da Francesco Cufone, poi morto suicida (ne abbiamo parlato qui). La vittima era indagato per la morte di Aquino. Ristretto, n isolamento, nel nuovo reparto del carcere pugliese si sarebbe ucciso realizzando una corda rudimentale con le lenzuola del letto impiccandosi alla grata della finestra del bagno. A nulla è servito l’intervento dell’agente di polizia penitenziaria in servizio in quel momento e prontamente intervenuto dopo aver notato che il trentatreenne non era nella stanza.
(f.benincasa@corrierecal.it)
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