REGGIO CALABRIA Quando l’11 settembre del 2020 gli agenti della Polizia di Stato i Carabinieri intervengono per una chiamata d’emergenza, avevano ben chiaro il quadro della situazione. La segnalazione portava in località Contrada Fontana di Piazza, a Cittanova, e parlava di un’aggressione di due donne, da parte di un soggetto maschile. Il nome è quello di Antonio La Rosa, classe 1982, di Taurianova, oggi tra gli arrestati nell’operazione “Perseverant”, coordinata dal Procuratore Emanuele Crescenti e dal Sostituto Procuratore Davide Lucisano della Procura di Palmi. In quella circostanza, si legge nell’ordinanza, gli agenti intervenuti avevano dato atto di aver appreso dai presenti che l’uomo, a bordo di una Fiat Panda di colore rosso, aveva aggredito le due donne per poi fuggire in direzione Taurianova. Larosa non lo sapeva, ma gli inquirenti già da settimane stavano monitorando le sue attività e le conversazioni. E le intercettazioni, sia telefoniche che ambientali, avevano già consentito di raccogliere una lunga serie di comportamenti violenti, minacciosi e ingiuriosi di Larosa nei confronti della compagna e della figlia.
«(…) no non abbiamo messo niente noi ‘Ntoni, non hai capito…» «cazzi vostri che per me siete morti… che siete pentiti siete, a me non interessa…». È il 24 luglio del 2020 quando gli inquirenti intercettano già una prima conversazione. A parlare è proprio Larosa con la figlia. «…per me avete finito e siete morti, vedi che te lo sto dicendo sulla testa di mamma, per me siete morti e avete finito, se volete quei quattro vestiti mandate qualcuno…». Qualche giorno dopo, è il 27 luglio, i toni della conversazione si fanno molto più violenti e minacciosi. Larosa, sono le 2.34 di notte, chiama la compagna e, dialogando con la figlia, minaccia la convivente. «(…) io gli devo bruciare la faccia come gli ho promesso e gliela brucio… stai serena che gliela brucio la faccia…». Quella stessa mattina Antonio Larosa continua a minacciare gravemente la compagna, ripetendole svariate volte che se qualcuno, in sua assenza, si permetterà a entrare dentro casa sua, le brucerà la faccia. «Io ti dico una cosa» dice Larosa, «a me mi dici di non venire a casa mia? Io non vengo… se viene qualche altro a casa veramente ti brucio tutta la faccia ti brucio… te la sciolgo la faccia… fai entrare qualcuno in quella casa e tu vedi che ti succede». Chiusa la conversazione, la figlia della vittima manda un sms all’uomo chiedendogli di smetterla, ma Larosa per tutta risposta richiama la compagna che, piangendo, gli dice di smetterla con gli insulti e di lasciarla in pace. Antonio Larosa, invece, «le risponde che la lascerà in pace ma, prima di farlo, picchierà ed investirà con l’auto suo figlio», scrive il gip nell’ordinanza. «(…) io ti lascio stare? Appena ti prendo il figlio te lo spacco di botte, poi vedi se ti lascio stare…» e ancora: «io a tuo figlio te lo spacco in due…lo spacco».
Insomma, un quadro gravissimo quello ricostruito dagli inquirenti che, intanto, continuano a monitorare la situazione anche nei giorni successivi. Altro episodio emblematico risale all’agosto dello stesso anno. Nella circostanza, sebbene la donna chieda ripetutamente a Larosa di poter scendere dalla vettura, «questi con fare minaccioso e ingiurioso – scrive il gip – nonché minacciando di morte la sorella e, poi, il figlio della donna, le impone di rimanere all’interno». «Stasera vado a Polistena e ci scasso la testa a tua sorella…» dice Larosa alla convivente, «ora sto andando, ora vado… gliela apro a libro, tranquilla che la pagate…». E poi: «Sulla testa di mia madre, ti ammazzo il figlio sull’anima della Madonna…». «Fammi scendere dalla macchina» chiede la vittima. «(…) io ti dico che te lo sventro tutto eh» risponde l’uomo. Le frasi della donna «disvelano la disperazione di quest’ultima – scrive il gip nell’ordinanza – la quale vorrebbe tornare a tutti i costi a casa, mente l’uomo la costringe con le più svariate minacce a restare con lui». Qualche giorno dopo, Antonio Larosa si ritrova in auto, da solo, si avvicina alla convivente chiedendole di salire in auto. La donna però si rifiuta di salire – scrive il gip – lamentando il fatto che, nonostante, in più occasioni gli avesse chiesto di non picchiarla, egli aveva perseverato in tale condotta, provocandole una lacerazione del labbro. «Te lo avevo detto, “‘Ntoni toccami un’altra volta come hai fatto” e mi hai toccato un’altra volta… ti ho messo alla prova fino ad ora, pure la pelle di fuori mi è uscita dal muso, che non riesco nemmeno a parlare…».
Gli episodi ricostruiti dagli inquirenti ricostruiscono, dunque, un quadro drammatico, fatto anche di conversazioni tra la vittima e la figlia in cui la donna spiegava in più di un’occasione di volersene andare via, ma di avere paura dell’uomo. Le minacce di Larosa nei confronti della donna proseguono anche dopo l’episodio avvenuto a Cittanova. In più di una telefonata, infatti, l’uomo chiama la donna, «intimandole che le farà la guerra, le staccherà la testa e che la costringerà ad andare via da Taurianova», come riportato dal gip nell’ordinanza. (g.curcio@corrierecal.it)
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