REGGIO CALABRIA Una indagine partita grazie alla denuncia di un padre che, preoccupato per le condizioni della figlia, ha deciso di intervenire. La Procura di Palmi ha così fatto luce su un giro di spaccio di droga che si sviluppava tra i Comuni di Taurianova, Rosarno e Platì, con il coinvolgimento di più persone che operavano in sinergia tra loro. Sono 18 gli indagati colpiti da misure cautelari nell’ambito dell‘operazione della Procura di Palmi “Perseverant”: 9 persone finite in carcere e altri 9 ai domiciliari su ordine del gip Federica Giovinazzo.
La ragazza aveva conosciuto uno degli indagati qualche mese prima ed era entrata nel vortice della dipendenza da sostanze stupefacenti che assumeva per endovena. Gli esiti delle analisi di laboratorio avevano fatto emergere la positività della giovane a cocaina e marijuana, così la ragazza spinta dal padre aveva raccontato l’inizio dell’incubo ai carabinieri della stazione di San Martino di Taurianova. Parte così una complessa attività di indagine che già dalle prime fasi delineava un’intensa attività di traffico di sostanze stupefacenti, in particolare di cocaina e marijuana, sul territorio.
Tra i più attivi nel settore del commercio illecito di sostanze stupefacenti – scrive il gip – c’erano Marco Recupero, Antonio Larosa e il fratello Giuseppe Larosa, i quali agivano in concorso con altri soggetti. L’attività di produzione e gestione dello stupefacente – come dimostreranno le indagini e l’attività di monitoraggio – avveniva all’interno di un bunker occultato a circa 3 metri sotto terra e adibito alla coltivazione di marijuana. Al suo interno Recupero si dedicava sia alla coltivazione, alla successiva gestione dello stupefacente e all’attività di compravendita. Da lì venivano fissati gli appuntamenti, «le conversazioni intercettate si connotano per l’impiego di un linguaggio criptico e allusivo, oltre che per l‘utilizzo sistematico di canali di comunicazione quali WhatsApp, Instagram e Telegram, evidentemente ritenuti canali di comunicazione più “sicuri” dagli indagati».
«E’ stata importante la collaborazione dei cittadini dimostrata dall’intervento del padre di una ragazza che per ragioni umane ha ritenuto di doversi rivolgere alle istituzioni. Questo ci fa ben sperare in una svolta per la Calabria. Solo attraverso l’emersione, anche con denunce spicciole di fatti familiari, riusciamo a poter garantire un presidio di legalità e un controllo del territorio». A dirlo il procuratore della Repubblica di Palmi Emanuele Crescenti. Il magistrato ha ribadito anche che «resta alta l’attenzione sui fenomeni di droga. Qui siamo in una situazione che è borderline con la criminalità organizzata il cui affare principale è quello della droga. Siamo riusciti a lavorare – ha aggiunto – su quelli che sono gli aspetti limitrofi, sulla territorialità spicciola delle singole operazioni di spaccio». «La Calabria – ha detto Crescenti – è terra dove non soltanto arriva e si smercia la droga ma dove si ci si preoccupa anche di coltivarla. C’è un’attività anche di formazione. Non sono rare le indagini in cui scopriamo la coltivazione di marijuana e la creazione dello stupefacente con tecniche spesso raffinate». Se la denuncia del padre di una ragazza ha dato il via alle indagini, queste non sarebbero state possibili senza le intercettazioni. Proprio per questo, il procuratore di Palmi ne ribadisce l’importanza: «Dismetterle o anche soltanto limitarle nella ricerca della prova, significa fare un passo indietro di anni, di decenni. Sono strumentazioni tecniche altamente valide. Senza le intercettazioni sarebbe stata impossibile un’inchiesta di questo tipo. Sarebbe stata molto più limitata, più costosa e probabilmente anche meno garantista per le persone indagate».
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