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Consultori a rischio chiusura: Murace: «La situazione è disastrosa»

Ieri un sit-in a Bivongi. Ma la protesta si estende in tutta Italia. «Strutture che non possiamo perdere, sarebbe un fallimento»

Pubblicato il: 01/03/2024 – 18:43
di Mariateresa Ripolo
Consultori a rischio chiusura: Murace: «La situazione è disastrosa»

REGGIO CALABRIA Una protesta per accendere i riflettori sui consultori familiari che stanno subendo depotenziamenti in tutta Italia. Ieri il sit-in a Bivongi, in provincia di Reggio Calabria, dove il pensionamento dell’ultima ostetrica determinerà la perdita di un servizio fondamentale. «Si tratta – spiega ai microfoni del Corriere della Calabria Adele Murace, attivista “Riprendiamoci i consultori” – di una mobilitazione di una settimana in tutta Italia per concentrare le energie e riportare il dibattito pubblico sui consultori familiari che vengono ancora troppo spesso confusi come semplici ambulatori di ginecologia o stigmatizzati con i vecchi racconti, per molti sono quei posti dove si va ad abortire. In realtà – afferma Murace – sono molto di più e noi cerchiamo di dirlo continuamente».

«La situazione è disastrosa in tutta Italia»

Strutture fondamentali per garantire e difendere i diritti di fasce sociali fragili che nei consultori trovano un servizio in grado di proporre un aiuto concreto. «I consultori vengono chiamati presidi sociosanitari perché hanno una funzione più sociale che è prettamente sanitaria, hanno un’equipe di base che dovrebbe essere composta da psicologa, ginecologa e infermiere o ostetrica, e in più un assistente sociale che svolge un ruolo fondamentale soprattutto quando si ha a che fare con minori. Al consultorio familiare si può accedere senza essere maggiorenni, in maniera gratuita, in maniera completamente anonima e senza esibire documenti». La protesta si estende da Nord a Sud. «Noi – afferma Murace – stiamo lanciando l’allarme da tutte le regioni proprio per dire “guardateci” perché la situazione è disastrosa in tutta Italia. Si è smesso di parlare di consultori».

La protesta a Bivongi. «Andremo avanti»

Sul caso specifico di Bivongi Murace spiega: «Con le istituzioni siamo in costante contatto. Il consultorio stesso di Bivongi è stato riaperto grazie alla sensibilità della commissaria di Lucia Di Furia. Il rischio però è che queste strutture vengano accorpate alle case di comunità, e questa è una cosa che noi vorremmo assolutamente evitare per due motivi: il primo perché comunque si dovrà attendere prima che aprano le case di comunità, non possiamo stare così con un servizio a singhiozzo e incompleto. Si rischia poi di perdere quello che è il senso del consultorio: accorpandolo nelle case di comunità, come già sta succedendo in Lombardia, si arriverà a dover esibire impegnativa e pagare il ticket. È un iter lungo e spesso chi si rivolge ai consultori non ha nemmeno gli strumenti per farlo».
La protesta andrà avanti. «Andremo avanti attraverso altre manifestazioni. Abbiamo invitato i direttori dei consultori e la Garante della Salute ad un incontro pubblico che si terrà a marzo più qui a Bivongi, abbiamo già avuto piena disponibilità a farlo e noi continuiamo attraverso i nostri canali social e i nostri mezzi a tenere i riflettori accesi. Il consultorio è un presidio che non possiamo perdere, sarebbe un fallimento verso il futuro, il consultorio lavora di prevenzione, di conseguenza lavora sul futuro».

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