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Da Roma a Nettuno, le “propaggini” della ‘Ndrangheta tra movida e pubblica amministrazione

Su TV7 l’approfondimento sulla cosche nella capitale. Il commissario Reppucci: «Così stiamo riportando legalità nel Comune pontino»

Pubblicato il: 04/03/2024 – 7:33
Da Roma a Nettuno, le “propaggini” della ‘Ndrangheta tra movida e pubblica amministrazione

ROMA “Lui non c’ha nessun problema, tanto dietro c’è sempre zio che fa capo…”. Parte da questa intercettazione letta in aula nel processo “Propaggine” in corso a Roma l’approfondimento di TV7, lo storico settimanale di inchiesta del Tg1 Rai, sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Roma e in generale nel Lazio. L’inchiesta, andata in onda nell’ultima puntata del format, ha come titolo “Le mani sulla città”, con i Comuni di Anzio e Nettuno commissariati per infiltrazioni mafiose e l’insediamento della prima “locale” di ‘ndrangheta sul territorio romano.

“Propaggine”

Alle udienze del maxiprocesso “Propaggine”, in corso in questi giorni, si può ascoltare nel servizio di TV7 come «i nuovi boss della “’ndrangheta capitale” stessero penetrando nel tessuto economico della città. A Centocelle, a quattro anni dalla sequenza di attentati incendiari contro locali “scomodi”, i grandi investimenti sulla movida fanno capo anche a esponenti conosciuti di famiglie mafiose. A raccontarlo, il gruppo di giornalisti indipendenti che per oltre un anno hanno mappato le attività nel quartiere, e Libera, la grande rete antimafia che il 21 marzo quest’anno ha scelto proprio Roma come sede della Giornata nazionale in ricordo delle vittime delle mafie». TV7 riporta l’intercettazione dello “zio” ricordando che «lo “zio” per gli affiliati è Vincenzo Alvaro, noto come zio Melo, insieme ai Carzo, Antonio e il figlio Domenico, a capo del primo locale, per come emerso dall’inchiesta “Propaggine”, che ha svelato l’esistenza di una organizzazione autonoma ma autorizzata dalla casa madre in Calabria». C’è poi la testimonianza del tenente colonnello Sergio Bovio, della Dia di Roma: «Carzo Antonio raccontava di aver ottenuto l’autorizzazione dalla Provincia che è l’organo di vertice della ‘ndrangheta». Core business della cosca resta il reimpiego dei capitali nelle sale scommesse e nei locali di ristorazione. Bovio infine racconta che «Vincenzo Alvaro vietava di commerciare droga perché temeva che la droga potesse attirare le forze dell’ordine e provocare sequestri, ‘Siamo sotto traccia’” diceva».

Reppucci intervistato da TV7

Il caso Nettuno

Le telecamere di TV7 quindi si spostano a Nettuno, il cui Comune è sotto amministrazione straordinaria dopo essere stato sciolto per presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta. A parlare è il commissario prefettizio Antonio Reppucci, per lui anche un passato da prefetto di Catanzaro. Reppucci traccia un primo bilancio delle azioni adottate per ripristinare la legalità nel Comune. «Abbiamo messo mano all’apparato con la mobilità per garantire trasparenza e far sì che il Comune di Nettuno possa diventare la casa di vetro in cui cittadino può identificarsi, abbiamo fatto ex novo 15 regolamenti in materia edilizia, di gestione del personale. Il radicamento delle organizzazioni criminali – spiega ancora il commissario Reppucci – ha origini antiche, risale agli anni ‘60, dai Gallace ai Novella, Modaffari, soprattutto dalla provincia di Catanzaro e Reggio Calabria: hanno iniziato a tessere collegamenti e relazioni con amministratori locali e da qui questa penetrazione nel tessuto sociale ed economico del territorio». Per Reppucci «la ‘ndrangheta è come un tumore, è invasiva e pervasiva, si infiltra come la gramigna e tende a fare metastasi, stiamo cercando di recidere rendendo il Comune impermeabile a mire e appetiti. La criminalità quando c’è una gestione commissariale diventa in genere silente, pronta a riproporsi quando torna un’amministrazione eletta, vedo segnali positivi e spero che questo non avvenga e ci sia finalmente discontinuità e salto di qualità individuando le persone migliori che possano portare questa comunità verso lidi più sicuri, ma questo salto di qualità dipende dai cittadini».  (redazione@corrierecal.it)

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