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CREMA&AMAREZZA

La leggerezza del Catanzaro, la sfortuna e i limiti strutturali del Cosenza in un derby rovinato dagli scontri

Aquile più mature e ciniche. Per i Lupi pesano ancora errori sotto porta e ingenuità. Le falle nella gestione dell’ordine pubblico

Pubblicato il: 04/03/2024 – 9:55
La leggerezza del Catanzaro, la sfortuna e i limiti strutturali del Cosenza in un derby rovinato dagli scontri

Parlare di una partita di pallone e dei suoi risvolti tecnici (che sia un derby di provincia molto sentito o una finale di Champions League) dopo ciò che è accaduto ieri sera a Rende, all’altezza dello svincolo di Cosenza nord (leggi qui), avrebbe poco senso. Lo faremo come sempre, prima però è il caso di dedicare qualche parola a una pagina sporca di cronaca che si è aperta improvvisamente e che purtroppo resterà per sempre nella storia delle sfide tra Cosenza e Catanzaro. Non ci interessa, almeno al momento, capire chi ha scagliato la prima pietra che ha scatenato la guerriglia urbana dei tifosi catanzaresi scesi dai pullman, anche perché le immagini che stanno circolando da ore in rete hanno la capacità di esprimersi meglio di un articolo di giornale. Ciò che non riusciamo a comprendere, invece, è come sia stato possibile permettere tutto ciò. Le falle organizzative da parte di chi avrebbe dovuto garantire l’ordine e la sicurezza pubblica in un evento di questa portata in cui i pericoli sono sempre dietro l’angolo, appaiono evidenti. Al di là, ovviamente, delle responsabilità gravissime dei teppisti travestiti da ultrà che ieri hanno pensato di difendere il proprio onore nel modo peggiore che possa esistere.

Cosenza sfortunato, spuntato e ingenuo

Sfortunato, volenteroso, spuntato e ingenuo. Il Cosenza in versione derby proprio non funziona. Inutile ogni volta prepararsi per il grande evento, mobilitare passioni sopite per decenni e restare in silenzio (e qui parliamo di allenatore e calciatori) prima della “battaglia” come se fosse quella più importante del millennio. La tradizione dei cosiddetti derby di Calabria, a parte qualche parentesi, non vuole bene ai Lupi, qualsiasi sia il periodo storico e lo stato di salute che attraversano. Il Cosenza visto ieri, anche se a tratti, giochicchia discretamente e colpisce pali come se non sapesse fare altro nella vita. Però, quando affronta il Catanzaro è capace persino di fare peggio del solito. Soprattutto quest’anno che la squadra giallorossa gioca a memoria e trasforma in oro tutto quello che tocca, anche quando non è in forma smagliante. Obiettivamente ai calciatori rossoblù si può contestare poco, ce l’hanno messa tutta, in qualche istante della partita hanno persino creato difficoltà concrete alla retroguardia di mister Vivarini. Il punto è che quando non c’è alle spalle un progetto comprensibile e soprattutto solido (che parte dalle stanze dei bottoni per arrivare in scioltezza sul terreno di gioco) come accade da qualche tempo nel capoluogo di regione, prima a poi i limiti strutturali escono fuori in tutta la loro malvagità. Poi, per carità, è giusto appellarsi alla cattiva sorte: l’infortunio di Tutino (l’uomo più atteso e unico in grado di buttarla nella porta con regolarità) al primo scatto della sfida, l’ennesimo palo stagionale (lo ammettiamo, abbiamo perso il conto) colpito da Antonucci e quel gol di Calò annullato forse troppo frettolosamente e senza Var da un arbitro (Fabbri) che quando incrocia il Cosenza sulla sua strada sembra non resistere alla tentazione di farlo piangere ad ogni costo.
Ora, però, delusione e rabbia enorme a parte per gli sfottò dei catanzaresi, sarà importante mantenere i nervi saldi perché c’è una salvezza non facile da raggiungere il prima possibile. Dopo il 2 a 0 dell’andata, la squadra ebbe un crollo psicologico che gli fece perdere partite e le poche sicurezze che aveva. Sarà il caso di non cascarci nuovamente.

Crema: potrà sembrare retorico, ma oltre allo spettacolo che lo stadio “Marulla” è riuscito a regalare a questo derby, non riusciamo ad andare. Sarebbe bello assistere anche in futuro alle partite del Cosenza con la cornice di pubblico ammirata ieri pomeriggio. Se non accade, qualche domanda il presidente Guarascio dovrebbe iniziare a porsela seriamente.
Amarezza: innanzitutto gli scontri di fine gara tra le due tifoserie e la polizia che hanno fatto tornare il derby nel medioevo più buio. Parlando di calcio giocato, abbiamo già detto di Tutino, dei pali e del gol annullato. A ciò c’è da aggiungere altro, a cominciare dai trenta e più minuti di libertà assoluta concessa al duo di fascia destra del Catanzaro Situm-D’Andrea (che hanno portato al vantaggio di Iemmello) senza porvi rimedio alcuno. Poi, ad esempio, vengono in mente Marras e Antonucci, i migliori per distacco del Cosenza anti-Aquile, sostituiti sull’1 a 0 dopo l’espulsione di Venturi. Non avendo alternative dello stesso livello, di calciatori così, anche se con i crampi o mezzi rotti, forse sarebbe il caso di non privarsi mai. Invece è accaduto, ancora una volta. Così com’è accaduto di non vedere – o vederlo per una manciata di minuti – Aldo Florenzi tra i protagonisti di un derby che dovrebbe essere suo per principio (come accade per Tutino). L’abbandono tattico e psicologico del talentino sardo, è uno dei peccati mortali di questa annata indecifrabile del calcio bruzio. (Francesco Veltri)

I tifosi del Cosenza della curva Nord

Catanzaro leggero e cinico

La consacrazione definitiva arriva nella partita più attesa. Il Catanzaro vince anche il derby del “San Vito-Marulla” e si conferma regina della Calabria, con il suo Re, Pietro Iemmello ancora una volta trascinatore indiscusso delle aquile.
Un successo che consolida la posizione play-off dei giallorossi che superano anche il Palermo e sono ora quinti. Una vittoria frutto soprattutto di cinismo e concretezza, ma anche serenità. Sono state queste le armi in più della squadra di Vivarini apparsa una veterana della categoria contro un Cosenza troppo teso e nervoso, che sicuramente ha pagato l’eccessiva pressione delle ultime settimane.
Al contrario la leggerezza e la tranquillità delle aquile ha fatto la differenza. Iemmello e compagni hanno giocato a memoria, come sempre, e con grande freddezza e cinismo hanno punito i lupi in momenti decisivi del match. Trovato il vantaggio con Iemmello, le aquile hanno saputo soffrire con ordine e con grande spirito di sacrificio, senza mai scomporsi. Poi forti della superiorità numerica è arrivato anche il vantaggio con Biasci che ha definitivamente chiuso i giochi.
La consacrazione, dicevamo. Ora davvero, per il Catanzaro, comincia il bello e ora, davvero le prospettive diventano interessanti…

Crema: le conferme arrivano dai soliti. Iemmello e Biasci, ancora loro. Sono loro a segnare i due gol che decidono il derby, esattamente come successe al Ceravolo nella gara d’andata. Sempre loro che avevano trascinato, a suo di gol, i giallorossi alla promozione nella scorsa stagione. Sono 11 i gol del capitano, 8 quelli del numero 28. Numeri che certificano il peso specifico dei due bomber, punte di diamante di una macchina perfetta costruita da Vivarini.
Amarezza: gli scontri a fine gara tra tifosi e forze dell’ordine. Un brutto epilogo per una giornata che doveva essere solo di festa. (Stefania Scarfò)

La festa del Catanzaro sotto il settore ospiti

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