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La maladepurazione e lo «scempio ambientale»: da Caraffa a Soverato le accuse al gruppo Minieri

Le indagini hanno evidenziato una lunga serie di omissioni, con l’elusione dei controlli e degli impegni contrattuali della società

Pubblicato il: 04/03/2024 – 13:41
di Giorgio Curcio
La maladepurazione e lo «scempio ambientale»: da Caraffa a Soverato le accuse al gruppo Minieri

CATANZARO Diversi impianti sparsi tra le cinque province calabresi il cui unico comune denominatore era il loro lavoro tendenzialmente inefficiente. Una sostanziale incapacità che non era legata a problematiche strutturali, ma al cattivo funzionamento del ciclo di lavorazione delle acque per un deficit prettamente gestionale, imputabile all’affidatario del servizio. Si tratta della “Minieri King Elettrica” srl, società facente capo alla famiglia Minieri di Catanzaro, cui sono riconducibili una serie di società, impegnate in campo ambientale, tra esse collegate e finite al centro dell’inchiesta “Scirocco” coordinata dalla Distrettuale antimafia di Catanzaro.In carcere questa mattina nel blitz dei carabinieri sono finiti proprio Mario Minieri (cl. ’62) insieme a Giuseppe e Saverio Minieri, classe ’89 e ’91, e Giuseppe Valentino (cl. ’74).

Le elusioni dei controlli e degli impegni contrattuali

E le conseguenze, così come evidenziato peraltro dal procuratore Vincenzo Capomolla, sono state disastrose a causa di un vero e proprio scempio ambientale che riguarda i corpi idrici ricettori dei reflui malamente lavorati. E non è un caso che i rilievi che periodicamente Legambiente effettua restituiscono un quadro allarmante della situazione che caratterizza la qualità delle acque nei pressi dei siti di depurazione. Gli inquirenti hanno accertato che la società della famiglia Minieri sia riuscita negli ultimi anni – anche con consistenti ribassi – ad aggiudicarsi gli appalti per la gestione dei depuratori. Ma, nella fase esecutiva, avrebbe adottato «mediante il suo personale preposto e su preciso input della governance aziendale» scrivono gli inquirenti «metodologie volte a eludere gli impegni contrattuali in punto di corretta gestione degli impianti, lo smaltimento dei fanghi di depurazione e le prescritte manutenzioni». Causando così un gravissimo inquinamento delle acque con tutte le possibili ricadute in termini di pregiudizi per l’ambiente e la salute pubblica.

Il “caso” Soverato

Il caso simbolo, da cui è partita l’inchiesta, è la gestione del depuratore di Soverato. «È stato dimostrato – scrivono gli inquirenti – che gli addetti all’impianto, lungi dall’assicurare il pedissequo rispetto del contratto, pensavano bene di effettuare periodici e letteralmente criminosi sversamenti di fanghi di depurazione, concentrati nelle vasche di digestione, anziché smaltirli altrove come previsto dalla normativa». Poi gli ulteriori approfondimenti hanno consentito di mettere in risalto le stesse criticità in altri depuratori la cui gestione non si è rivelata all’altezza delle aspettative giuridiche e contrattuali.

Le attività del gruppo Minieri

Le indagini, dunque, hanno consentito di individuare la fonte principale delle attività criminali nella famiglia Minieri composta da Mario Minieri e dai figli Giuseppe e Saverio quali proprietari e gestori di fatto della società. In principio era la M.K.E. srl di cui Mario Minieri è stato amministratore unico fino al 25 gennaio del 2022. A dicembre del 2020 lo stesso Minieri ha costituito la M.K.E. Holding srl che, a gennaio 2021, acquisisce il 100% delle quote della srl di cui Giuseppe e Saverio Minieri, nel frattempo, avevano rilevato la proprietà. Dall’esame del bilancio di esercizio della MKE, negli anni 2019, 2020, 2021, gli inquirenti annotano «ricavi di quasi 1 milione di euro e di un aumento del fatturato del 25% e della partecipazione a 98 gare di appalto nei servizi di depurazione, aggiudicandosene 28 (anno 2019); di un aumento dei ricavi di 400.000 euro nell’anno 2020, con conseguimento di ulteriori 21 commesse (anno 2020); di un aumento dei ricavi di 700.000 euro nell’anno 2020 (anno 2021)».

Una serie di incongruenze

Secondo quanto ha evidenziato la pg, dunque, la “Mke Srl” aveva “in dotazione” un depuratore a servizio “interno” – regolarmente autorizzato – per introitare e lavorare i fanghi e la depurazione prodotti dagli altri impianti eserciti dalla medesima società. Un primo accertamento è stato effettuato attraverso una telecamera di videosorveglianza operativa dal 22 luglio 2021 al 29 ottobre 2021, poi rinvenuta dai Minieri il 18 ottobre. La polizia giudiziaria ha provveduto ad incrociare le risultanze della visione delle telecamere, che riprendevano le movimentazioni dei camion recanti i fanghi ovvero i cosiddetti “bottini”, con i formulari identificativi dei rifiuti, necessari per il trasporto. Il risultato è dato da una serie di incongruenze relative ad una serie di operazioni, riportate nei formulari, che non sono state ritratte dalle telecamere mentre altre operazioni non risultavano nei formulari e, viceversa erano oggetto di riprese video.

«Qualche zolletta di fango»

Altre presunte irregolarità venivano documentate dagli inquirenti attraverso le intercettazioni. Il 17 giugno 2021, Giuseppe Valentino, dipendente della “Mke Srl”., è stata contattato dal collega il quale gli sottolineava che, in una vasca, la colorazione era un po’ sporca. Temendo una ispezione, Valentino sottolineava la necessità di rintracciare il collega Regolo per fare in modo che «almeno trovano l’operatore là che lavora…». Poco dopo Valentino contatta un altro dipendente, dicendogli che «presso il depuratore la vasca di clorazione andava ripulita, in quanto c’era un controllo». In particolare, spiega Valentino «vi era qualche zolletta di fango per cui era opportuno che il dipendente si facesse trovare, nella imminenza dell’ispezione, intento a lavorare». Ancora il 3 agosto – annotano gli inquirenti – il 3 agosto 2021 Giuseppe Valentino è stato contattato da un altro dipendente, il quale sottolineava che «al depuratore di Caraffa era bloccata qualche pompa e che è uscito un po’ di fango fuori». Problema legato alla mancata chiusura della pompa di ricircolo.

La relazione tecnica

Significativo è poi l’elaborato di un consulente tecnico denominato “Impianto Depurazione Caraffa”. Si tratta di un depuratore dato in convenzione dal Comune di Caraffa proprio alla “Mke srl” ed erano previsti lavori di adeguamento funzionale per alcune sezioni. Inoltre, era previsto che la società effettuasse periodici campionamenti e analisi e potenziasse la capacità depurativa estendendola a un bacino di utenze di ulteriori 500 unità. «Nel corso del sopralluogo svolto sull’impianto – si legge – è stato rilevato che non sono stati eseguiti i lavori dì adeguamento nella vasca di ossidazione con la sostituzione dei diffusori a membrana e della nuova soffiante richiesta dalla convenzione. Nemmeno è stata rilevata la sonda per il monitoraggio dell’ossigeno disciolto nel comparto di areazione che regola la distribuzione dell’aria nel bacino, attualmente regolata manualmente dagli operatori addetti. Allo stesso modo non risultano ancora eseguiti i lavori di potenziamento del depuratore richiesti dalla convenzione e a carico del gestore. Non è stata rinvenuta nella documentazione acquisita dalla PCI la relazione trimestrale gestionale dell’impianto. L’impianto è privo di misuratori di portata sia in ingresso che in uscita e pertanto non può essere rilevata la quantità di reflui trattati nel processo depurativo richiesta dalla convenzione». Secondo il consulente, inoltre, la “Mke Srl” non effettuava «analisi in autocontrollo con laboratorio accreditato, ma con personale dell’impianto».  «Le analisi – è scritto nel documento – sono state svolte su tutti i parametri ad eccezione dei seguenti: idrocarburi totali, grassi e oli animali vegetali, fosforo totale in difformità alle prescrizioni dell’autorizzazione di cui all’art.5.» E infine si legge: «(…) Sono state riscontrate numerose violazioni alle prescrizioni del provvedimento, che risulta come dettagliatamente illustrato nella relazione, limitato solo all’impianto Bottini, nonostante a valle di tale sistema, i rifiuti derivanti da tale pre-trattamento sono equiparati dal provvedi mento autorizzativo alla disciplina giuridica degli scarichi e confluiscano all’impianto di depurazione per il successivo trattamento biologico». (g.curcio@corrierecal.it)

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