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LETTERA R | A Rosarno scoperta la targa dedicata all’ex segretario del PCI Valarioti, ucciso dalla ‘ndrangheta – VIDEO

Puntata di approfondimento di Giancarlo Costabile su L’altro Corriere Tv dedicata all’evento dei giorni scorsi organizzato da Libera

Pubblicato il: 04/03/2024 – 16:32
LETTERA R | A Rosarno scoperta la targa dedicata all’ex segretario del PCI Valarioti, ucciso dalla ‘ndrangheta – VIDEO

LAMEZIA TERME “Il coraggio si prende dai sogni che restano, nonostante quelli che muoiono”. E la Calabria che resiste, la Calabria che non si piega al potere delle mafie, ha scritto venerdì, primo marzo, un’altra pagina importante della propria resistenza. Inizia da questo spunto la nuova puntata di “Lettera R”, la rubrica curata dal prof Giancarlo Costabile, in onda ogni lunedì su L’altro Corriere Tv (Canale 75). «Il presidio di Libera Palmi, dedicato a Rossella Casini, il coordinamento regionale di Libera presieduto da Giuseppe Borrello, hanno promosso un’iniziativa importante, una cerimonia dedicata alla scopertura della targa in memoria di Peppe Valarioti proprio in prossimità della sua casa natale, al Civico 27». «Una targa che serve per identificare, in modo forte, questo luogo di genesi culturale, di questa importante storia politica. Una iniziativa partecipata, attraversata dal paradigma di una memoria viva. Giuseppe Borrello, coordinatore regionale di Libera, ha parlato di “memoria viva come memoria scomoda”, cioè memoria in grado di “attivare concretamente nel territorio percorsi forti di coscientizzazione, di sensibilizzazione, di contrasto alla cultura mafiosa”».

La “memoria”

«L’iniziativa – ha detto Costabile nella sua rubrica – si è aperta con l’introduzione di Vanessa Ciurleo, che è la pronipote di Peppe Valarioti, che ha parlato della casa natale dell’ex segretario del Partito Comunista ucciso dalla ‘ndrangheta nel 1980 come luogo simbolico, in grado di custodire idealità, sentimenti, valori, passioni civili di una storia che ha segnato la resistenza non soltanto alla cultura mafiosa nella piana di Gioia Tauro, ma un momento alto della battaglia dei calabresi per i loro diritti, quelli dei braccianti, dei lavoratori e delle lavoratrici della piana di Gioia Tauro degli anni ‘60, ‘70 e ‘80, quindi un impegno forte, quello di Valarioti dalla parte dei deboli, dalla parte degli ultimi, dalla parte degli indifesi». «E questa memoria, dopo l’intervento di Vanessa Ciurleo, è stata ripresa con grande enfasi e grande trasporto da Peppino Lavorato, una delle figure più importanti della storia della Calabria che non si è mai piegata all’arroganza, ai soprusi dei poteri padronali. Lavorato ha rivendicato la memoria di Valarioti, ha invitato tutti ad attualizzare il suo ricordo che significa riprendere quelle battaglie di trasformazione e di cambiamento di cui la nostra terra ha bisogno». E l’intervento finale di Giuseppe Borrello è stato molto forte, «non solo sulla memoria viva ma ha sottolineato che cosa? La necessità, ecco il dato vero, il dato politico, di provare a raccontare quella Calabria che si è sempre opposta al potere mafioso. Quindi l’esigenza di un’altra narrazione per Rosarno e per la Calabria, proprio a partire dalle vittime di mafia che non hanno avuto giustizia, che continuano a non avere giustizia, ma che hanno combattuto fino all’ultimo per il riscatto della nostra terra». «Borrello ha insistito sulla necessità di provare a invertire questo racconto ingeneroso che è stato cucito addosso alla Calabria, certo terra di mafia, ma soprattutto terra di antimafia, terra di antindrangheta e biografie come quelle di Peppe Valarioti dimostrano con chiarezza la voglia di cambiamento che ha sempre attraversato il tessuto sociale dei calabresi». «Borrello ha chiuso poi il suo intervento e quindi la cerimonia con la scopertura della targa dedicata a Giuseppe Valarioti, con Borrello che ha insistito sulla necessità di restare in Calabria, quindi ha invitato i giovani presenti a battersi in prima persona per il cambiamento della nostra terra. Si resta in Calabria per cambiare la Calabria, si resta in Calabria per contrastare la cultura dell’indifferenza, la cultura dell’omertà, la cultura della complicità». «Ecco, Valarioti ci lascia con un motto molto forte, un insegnamento pedagogico molto forte: “noi non ci lasciamo intimidire, noi non ci lasceremo mai intimidire” e quel testimone oggi passa a tanti giovani che vogliono provare a liberare la terra dal potere e la nostra terra dal potere e dall’oppressione massomafiosa».

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