«La capacità più spiccata della mafia e in particolare di Cosa Nostra è quella di mutare pelle come un serpente. Di sapere cambiare le strategie a seconda delle contingenze politiche e sociali del paese». E ancora: «Le mafie non sono più un fenomeno circoscritto alla Sicilia e alle regioni del Sud Italia ma abbiamo assistito a una espansione della criminalità organizzata sia dal punto di vista territoriale, in tutto il territorio nazionale ed europeo, sia dal punto di vista della potenza imprenditoriale e finanziaria». Lo ha spiegato in una intervista rilasciata a “Il Secolo XIX” Antonino “Nino” Di Matteo, 60 anni, oggi sostituto alla direzione nazionale antimafia dopo una esperienza nel Csm. Di Matteo è il magistrato che ha Palermo ha processato generali e politici per la trattativa Stato-Mafia, e ha indagato anche sulle stragi in cui hanno perso la vita i giudici Falcone e Borsellino.
«Posso dire che ci sono sempre più evidenze di come i capitali sporchi, frutto dell’attività criminali, come quella del traffico di stupefacenti, vengono reimpiegati e riciclati da Cosa Nostra in attività apparentemente lecite», ha spiegato ancora Nino Di Matteo al quotidiano genovese. Recenti inchieste antimafia hanno svelato il legame sempre più stretto tra ‘Ndrangheta e Cosa Nostra. «Pur non potendo entrare nel dettaglio delle inchieste emergono sempre di più delle forme di collaborazioni e sinergia tra le varie mafie presenti sul territorio. Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e settori della Camorra non devono essere considerati come entità distinte ma facenti parte di un sistema criminale mafioso integrato». Secondo Antonio Di Matteo, infine, le «distinzioni lasciano il tempo che trovano. È necessario capire che il fenomeno va combattuto in maniera sistematica, partendo dal fatto che le organizzazioni mafiosi lavorano insieme come un’unica entità».
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