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l’elaborazione di hays

Lavoro in Calabria, tasso di occupazione al 44% e «si prevedono 21.120 nuove assunzioni»

Il trend del 2024, nella ricerca dei talenti la competenza batterà l’esperienza

Pubblicato il: 06/03/2024 – 10:30
Lavoro in Calabria, tasso di occupazione al 44% e «si prevedono 21.120 nuove assunzioni»

CATANZARO Carenza di personale, competenza preferita all’esperienza, più equilibrio tra persone e tecnologia e uso corretto dell’intelligenza artificiale, maggiore attenzione ai temi legati alla diversity, equity and inclusion e all’ambiente multigenerazionale, lavoro da casa e ritorno (obbligato) in ufficio: secondo la società di recruiting HAYS, sono queste alcune delle principali sfide che manager, capitani d’azienda, HR dovranno affrontare nel 2024 per attirare o trattenere i talenti. Un mercato, quello del lavoro in Calabria che, pur registrando nel terzo trimestre 2023 un tasso di occupazione inferiore rispetto alla media nazionale (44% vs 61,6%), per prossimi mesi dovrebbe avere un andamento positivo: secondo l’elaborazione della società di recruiting HAYS su base dati “Unioncamere-ANPAL, Sistema Informativo Excelsior”, da febbraio ad aprile le imprese calabresi prevedono di assumere 21.120 risorse, +10,2% rispetto allo stesso periodo del 2023. A livello territoriale, la provincia con il più alto numero di nuovi ingressi previsti, sempre nel trimestre, è Cosenza con 7.740 assunzioni, seguita da Reggio Calabria (4.740), Catanzaro (4.440), Vibo Valentia (2.300) e Crotone (1.910). Le province più dinamiche per crescita rispetto allo stesso periodo del 2023 sono Vibo Valentia (+15,6%) e Crotone (+15,1%).

Il trend

Entrando nel dettaglio dei principali trend del mercato del lavoro per il 2024, secondo l’analisi della società di recruiting HAYS, nel 2024 si assisterà a un vero cambio di paradigma nella ricerca di talenti: per il 75% dei responsabili delle selezioni, infatti, le competenze avranno un peso nettamente maggiore rispetto all’esperienza, diventando così una priorità assoluta per la propria azienda. Ma proprio la carenza di personale con competenze in alcuni ambiti, come quelle legate all’informatica (indicato dal 62% dei senior decision maker di tutto il mondo), sarà una delle principali sfide per il 2024. Un altro trend da considerare per i prossimi mesi è quello relativo all’equilibrio tra persone e tecnologia, soprattutto dopo lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Nel 2024 l’IA farà un ulteriore balzo in avanti, supportando le imprese in ogni tipo di attività per aumentare la produttività.  Ma le aziende dovranno assicurarsi che questa tecnologia venga sfruttata in modo appropriato e che le persone la vedano come un aiuto, non come una minaccia. Negli ultimi anni è cresciuta anche la sensibilità verso i temi legati all’inclusione, ma a oggi ben il 44% dei dipendenti si sente escluso dalle iniziative di diversity, equity and inclusion (DE&I) della propria azienda. Una cultura aziendale inclusiva può ridurre del 50% il turnover dei dipendenti, pertanto nel 2024 ci si aspetta di registrare una maggiore attenzione all’integrazione di iniziative di DE&I. Inoltre, per il 2024 bisognerà prestare una maggiore attenzione ai team multigenerazionali. A causa della difficoltà di reperimento di risorse qualificate, nel 2024 le aziende avranno la necessità di valorizzare ancora di più i propri team con livelli di esperienza differenti. Per assicurarsi i talenti, le aziende dovranno non solo adottare una strategia retributiva competitiva, ma anche tenere conto della soddisfazione sul lavoro, della formazione e dell’avanzamento di carriera, e di come questi aspetti dovranno essere adeguati a supportare i dipendenti nelle diverse fasi della loro carriera. Poi c’è sempre il tema del lavoro da casa che inizia a dividere dipendenti e imprese. Uno studio di Gartner condotto su oltre 4.000 dipendenti rivela che quasi quattro lavoratori su dieci sarebbero disposti a licenziarsi in caso venissero obbligati a rientrare in ufficio. Ma per il 2024, con il rallentamento della crescita della produttività a livello globale, quasi un quarto delle aziende prevede nei prossimi 12 mesi un cambiamento delle proprie politiche di lavoro ibrido, richiedendo una maggiore presenza in sede.

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