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‘Ndrangheta e “strategia stragista”: il fermento delle “leghe del Sud” e il piano eversivo dell’estrema destra

Agli inizi degli anni ’90 il proposito era «destabilizzare il quadro politico e sostituire la vecchia classe dirigente»

Pubblicato il: 06/03/2024 – 6:22
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta e “strategia stragista”: il fermento delle “leghe del Sud” e il piano eversivo dell’estrema destra

LAMEZIA TERME Dietro lo scenario della “strategia stragista” c’era un gran fermento di progetti politici separatisti nelle regioni del sud, dalla Sicilia, alla Calabria, alla Puglia, alla Campania, fino al Lazio, sotto l’egida del più importante e, apparentemente in controtendenza, movimento della Lega Nord. Tra il 1991 e il 1992, considerate le prove raccolte e dagli scenari ricostruiti, è emersa una «singolare convergenza di interessi tra ambienti della massoneria deviata, legati a Licio Gelli ed alla P2, della destra eversiva, con riferimento a Stefano delle Chiaie, e della criminalità organizzata» con l’obiettivo di costruire il “leghismo meridionalista”, con il «proposito di destabilizzare il quadro politico dell’epoca e sostituire la vecchia classe dirigente». Tutti elementi già emersi nel corso del processo denominato “Olimpia”, oggetto di attività investigativa risalente alla fine degli anni ’90, da parte della Procura di Palermo.

L’impegno della ‘ndrangheta

Ci sono, poi, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, alcuni legati a Cosa Nostra, altri alla ‘ndrangheta calabrese come Filippo Barreca e Pasquale Nucera. I due, in particolare, avevano riferito dell’esistenza di accordi stipulati «nel medesimo contesto temporale tra Cosa Nostra e la ‘Ndrangheta finalizzati a conseguire la secessione del Meridione e della Sicilia dal resto dell’Italia». Particolarmente significative – secondo i giudici – le dichiarazioni del collaboratore calabrese Pasquale Nucera e i suoi riferimenti ad un “piano politico criminale” elaborato dalla criminalità organizzata nel 1991 nonché di una riunione annuale della ‘Ndrangheta svoltasi a Polsi il 28 settembre dello stesso anno. In quell’occasione, oltre ai veri capi della ‘Ndrangheta, avrebbe presenziato un “colletto bianco”, Di Stefano, che aveva esposto un piano politico-criminale».

Il piano secessionista e l’estrema destra

Filippo Barreca, considerato uno dei principali collaboratori di giustizia reggini degli anni ’90 e, per anni, capo della locale di ‘Ndrangheta di Pellaro (santista e massone), aveva fatto riferimento all’obiettivo secessionista perseguito dalla ‘Ndrangheta. «Ho partecipato ad alcuni degli incontri avvenuti a casa mia tra Freda, Paolo Romeo e Giorgio De Stefano» ha dichiarato il pentito parlando di una “loggia super segreta” «nella quale dovevano confluire personaggi di ‘Ndrangheta e della destra eversiva e precisamente lo stesso Freda, l’avvocato Romeo, l’avvocato Giorgio De Stefano, Paolo De Stefano, Peppe Piromalli, Antonio Nirta, Refe Zerbi. Altra loggia dalle stesse caratteristiche era stata costituita nello stesso periodo a Catania». Insomma, il progetto “secessionista” e di “epurazione” di esponenti dello Stato sarebbe stato già delineabile all’indomani dei moti di Reggio Calabria e del golpe Borghese. Tra coloro che lo avevano portato avanti c’erano, in particolare, alcuni personaggi della destra eversiva, tra cui spiccava Giuseppe Schirinzi, il quale negli anni ’90 si era fatto promotore di una serie di iniziative tra Reggio Calabria, Lamezia e Copanello, a cui avevano partecipato più esponenti della destra eversiva, tra cui Stefano Delle Chiaie, Fefè Genoese Zerbi e alcuni esponenti anche dell’omologo progetto separatista siciliano, “Sicilia Ubera”, tra cui Ninì Strano.

Il progetto stragista e quello autonomista

In una informativa della Dia, così come raccontato dal teste Mario Serafini nel corso del processo “’Ndrangheta stragista”, erano stati ricostruiti i collegamenti tra i progetti politici di carattere autonomista sviluppatisi nell’Italia del Centro-Sud con la nascita delle leghe meridionali e la stagione delle stragi «in quanto erano stati messi a confronto i tempi di esecuzione della strategia stragista di Cosa Nostra siciliana (dall’omicidio Lima fino alle stragi in continente di Roma, Firenze, Milano, all’attentato a Maurizio Costanzo e alla strage mancata strage all’Olimpico agli inizi del 1994), con i tempi dello sviluppo del fenomeno leghista, partito dal Nord per cercare di espandersi nelle regioni centro-meridionali, nel tentativo di diventare partito nazionale». In quel periodo storico ben quattro o cinque leghe dell’Italia centrale erano nate nel giro di pochissimi giorni. Con specifico riferimento alla lega “Sud Calabria”, la prima apparizione risaliva al mese di maggio 1990, in occasione delle consultazioni regionali. Si trattava – è scritto nell’informativa – di una formazione politica riconducibile al progetto guidato dalla “Lega Nord”, «tendente a creare formazioni leghiste nelle regioni centro-meridionali per il tramite della “Lega Centro” e della “Lega Sud”, costituite da Cesare Costa».

Le leghe del Sud e gli incontri a Lamezia

Tra le iniziative meridionali che si richiamavano al leghismo, veniva accertata l’esistenza di un’associazione denominata “Lega Sud Italia”, ufficialmente apartitica e apolitica, sorta per iniziativa di un esponente di avanguardia nazionale con scopi culturali, sociali e umanitari, costituita a Reggio Calabria il 28 gennaio 1990, ancora prima della “Lega Centro” e della “Lega Sud” di Costa, nel corso di un incontro organizzato al Comunale, il cui presidente era Giuseppe Schirinzi, personaggio della destra eversiva. A quell’incontro ne seguirà un altro a novembre del 1990. A Lamezia Terme, è il 18 gennaio 1992, si tiene un incontro organizzato da “Calabria Libera” poi diventata ufficialmente associazione poco dopo le stragi siciliane, il 30 agosto ’92. Secondo gli inquirenti, la scelta della città lametina non è casuale, tutt’altro: il territorio calabrese era ritenuto il centro di interessi non soltanto politici ma anche criminali e massonici. Tra la fine del 1993 e l’inizio del ’94 ci sarebbe stato, poi, un incontro ancora a Lamezia Terme al quale avevano partecipato anche gli altri movimenti separatisti del sud Italia, tra cui “Calabria Libera”. L’organizzazione per l’incontro di Lamezia Terme era stata curata dal movimento “Sicilia Libera” di Catania. A parlarne è stato l’ex imprenditore e poi collaboratore di giustizia Tullio Cannella, palermitano classe ‘53. Secondo lui, infatti, l’obiettivo era di riunificare tutti i movimenti separatisti delle varie regioni sotto un’unica organizzazione politica che si sarebbe chiamata “Lega Mediterranea”. Secondo Cannella, però, «la costituzione dei movimenti leghisti al sud, era legata anche alla strategia stragista, nel senso che entrambe servivano a creare le condizioni politiche, per mettere in ginocchio lo Stato unitario…». (g.curcio@corrierecal.it)

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