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Celebrare il processo “Reset” a Cosenza si può, ma solo a determinate condizioni

Il procedimento contro la ‘ndrangheta cosentina si tiene in aula bunker a Lamezia. La missiva della presidente del Collegio giudicante

Pubblicato il: 07/03/2024 – 12:45
di Fabio Benincasa
Celebrare il processo “Reset” a Cosenza si può, ma solo a determinate condizioni

COSENZA Qualcosa si muove. Dopo l’appello lanciato dalla Camera penale di Cosenza, rivolto al ministro della Giustizia Carlo Nordio e in cui si chiede di «tornare insieme nei Palazzi di Giustizia ed uscire dai bunker», giungono nuove notizie sulla possibilità di celebrare nelle aule del palazzo di giustizia di Cosenza il maxi processo “Reset“, scaturito da una inchiesta della Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta cosentina. Il procedimento è attualmente ospitato nell’aula bunker di Lamezia Terme, la stessa dove si è celebrato un altro maxi processo: “Rinascita-Scott“. Sempre la camera penale cosentina aveva etichettato come «strano scherzo del destino il fatto che il processo 3804/17 fosse denominato “Reset”» dal momento che «l’unica ad essere “resettata” è l’amministrazione della giustizia nel Tribunale di Cosenza».
Quali sono le novità? C’è una missiva inviata al presidente del Coa di Cosenza, alla presidente della Corte d’Appello di Catanzaro ed alla presidente del Tribunale di Cosenza, firmata dalla presidente del Collegio giudicante del processo “Reset”, Carmen Ciarcia, in cui si fa riferimento alla richiesta di trasferimento del procedimento dalla attuale sede di trattazione, l’aula bunker di Lamezia, al palazzo di giustizia di Cosenza. La giudice Ciarcia sottolinea: «a prescindere da ragioni di comodità logistica» devono essere osservate «le imprescindibili condizioni garantite nell’aula distrettuale». Quali? Intanto «una superficie congrua dell’aula, da individuare in relazione al numero degli imputati e dei difensori» e poi la «dotazione informatica e di presidi di collegamento indispensabili ai fini del diritto degli imputati a difendersi» oltre ad «accessi telefonici diretti tra difensori e imputati in collegamento a distanza».
Infine, la presidente del Collegio giudicante chiede la garanzia di «un operatore specializzato, dedicato esclusivamente ai collegamenti con strumenti e consolle di gestione dei collegamenti esterni». Insomma, tutto ciò che si rende necessario per celebrare un processo così importante, nei numeri e nel contenuto, rispettando i diritti delle parti coinvolte.
(f.benincasa@corrierecal.it)

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