COSENZA L’ispettore Marco Bilotta della Polizia di Stato, in servizio attualmente alla Procura della Repubblica di Cosenza, fornisce dettagli – in aula bunker a Lamezia Terme dinanzi al Tribunale di Cosenza in composizione collegiale – sull’attività della Squadra Mobile bruzia in merito al procedimento “Reset“. Il processo alla ‘ndrangheta cosentina prosegue, e nella udienza del 15 febbraio 2024 l’attenzione si sposta sul gruppo degli Abbruzzese di Cosenza meglio conosciuti in ambienti criminali come “Banana“. Una sezione della Squadra Mobile di Cosenza si è occupata dell’associazione relativa al gruppo Lanzino-Patitucci, un’altra delle estorsioni e delle tentate estorsioni effettuate dal gruppo Di Puppo ed infine dell’associazione gruppo Abruzzese-Banana, in particolare dell’associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti. Il teste Bilotta ha partecipato alla stesura dell’informativa sul gruppo colpito dall’operazione denominata “Job Center“. Con quella indagine, venne decapitata una organizzazione dedita al narcotraffico riferibile alla famiglia Abruzzese.
Il pm della Dda di Catanzaro, Vito Valerio, in apertura di esame chiede a Bilotta di riferire in merito ai vertici del clan. «Troviamo Abruzzese Luigi, Abruzzese Marco e Abruzzese Antonio, marito di Abruzzese Rosaria», il primo «viene identificato come capo del gruppo denominato Banana, è colui che dirige tutte le attività delittuose, dall’esecuzione di attività di estorsione e di usura, ha finire alla partecipazione di fatti di sangue, fino al controllo del traffico di sostanze stupefacenti». Ed ancora – aggiunge il teste – «gestisce gli approvvigionamenti e organizza la distribuzione della droga, mette fine alle controversie anche tra spacciatori, tra pusher, controlla il territorio e dispone la suddivisione delle piazze di spaccio».
C’è una intercettazione, dove Luigi Abruzzese chiacchiera con il cognato Antonio Abruzzese «del prezzo di acquisto di una partita di eroina da effettuare a Cassano allo Ionio». La quantità di droga è elevata. «Parlano di un quintale, un quintale e mezzo di sostanza stupefacente» e lo fanno ricorrendo al classico linguaggio criptico utilizzato per tentare di sviare gli investigatori. «Parlavano di capretti, un giorno di pesce e molto spesso stavano il termine “pezzi”, “prendiamo un pezzo, prendiamo due pezzi, dieci pezzi” e siccome questo gruppo era abituato a prendere quantità. si tratta di quantità non piccole, quindi si deduceva che un pezzo era un chilo». Sempre intercettato, Luigi Abruzzese dialoga con Fiore Bevilacqua, oggetto della telefonata è il rifornimento di sostanza stupefacente e «si parla di un acquisto di 100 mila euro. Turo tanto è vero che Bevilacqua diceva che la sua parte erano 50 mila euro che li avrebbe avuti a breve». D’altro canto, come già aveva avuto modo di asserire nel corso di una deposizione nel processo sulla morte di Luca Bruni, il collaboratore di giustizia Adolfo Foggetti definisce i “Banana” «i numeri uno nello spaccio di eroina». «Per il mercato della droga – ha sostenuto invece il pentito Celestino Abbruzzese ex membro dei Banana – il gruppo aveva un accordo con il gruppo degli “Italiani”. La vendita dell’eroina era esclusiva dei “Banana”, mentre gli altri tipi di droga potevano essere smerciati dagli “Italiani” che rifornivano di cocaina me ed i miei fratelli».
Il teste prosegue e nel racconto e sottolinea un passaggio ritenuto importante nelle indagini, riferito alle fibrillazioni presenti nel clan. «Fiore Bevilacqua vuole escludere dal gruppo Gennaro Presta perché vuole creare un altro gruppo con Andrea Greco, Antonio Abruzzese». Si parla di denari da investire nell’acquisto di droga «senza Gennaro Presta» e «mentre discutevano arriva Antonio Abruzzese e Nicola Bevilacqua» che «propone a Luigi di investire 100 mila euro nell’acquisto di vari chili di stupefacente». Si tratta di un affare «attraverso un suo conoscente, che consiste in 5 chili di eroina e un’altra quantità indecifrabile di cocaina».
Il racconto prosegue. «Luigi Abruzzese ritorna a parlare con Fiore Bevilacqua del progetto di creare un gruppo criminale, con l’approvvigionamento dello spaccio di stupefacenti in tutta la città». Come emerge da una serie di intercettazioni, proprio Luigi Abbruzzese viene definito «molto diffidente» e «non si fida di nessuno, perché teme sempre di essere defraudato da qualche affiliato, per cui le decisioni le prende solo lui». E’ un passaggio importante, perché l’atteggiamento del presunto vertice del clan esclude tutti gli affiliati da qualsiasi decisione e qualcuno sottolinea «che se fossero stati più uniti come gruppo avrebbero preso come spaccio di stupefacenti tutta la città di Cosenza».
Non solo spaccio di droga. C’è un episodio che gli uomini della squadra mobile di Cosenza annotano nelle carte dell’inchiesta e si riferisce ad una rissa consumata nei pressi di un bar della città di Cosenza. «A seguito di questa rissa – ricorda Bilotta – venivano esplosi ad una pizzeria alcuni colpi di arma da fuoco». In questa circostanza «si notava che a seguito della rissa Christian Francesco Ruffolo andava a casa di Marco Abruzzese, per poi riuscire e si immortalava l’entrata in questa autovettura Mercedes Classe A». Chi indaga attiva il sistema di intercettazione e registra «Marco Abruzzese, il quale dichiarava che erano andati a sparare a questa attività».
Un’intera udienza, quella del 20 febbraio 2024 è stata invece dedicata al controesame del testimone Marco Bilotta. E’ l’avvocato Antonio Ingrosso a prendere la parola. Ha esordito parlando di Fiore Bevilacqua e di Nicola Bevilacqua in relazione ad un gruppo che doveva essere creato. La domanda è questa: Poi il gruppo è stato creato? Ne sa qualcosa? Avete fatto delle indagini sul punto? E perché doveva essere creato questo nuovo gruppo? «Beh, da quello che emerge il gruppo già esisteva; loro parlano di un nuovo gruppo per escludere Gennaro Presta che non andava d’accordo con alcuni imputati». L’avvocato Antonio Nucci, rivolge una serie di domande al teste. Quali sono i reati che avete avuto modo presumibilmente di accertare a carico degli Abruzzese? Quali erano i reati che secondo voi investimenti investigativamente parlando commettevano? «L’associazione e lo spaccio di stupefacenti». Commettevano altri reati, estorsioni? «Sì» Usura? «Sì». Segue il controesame dell’avvocato Luca Acciardi. «Giungete alla conclusione che c’è un’associazione finalizzata al traffico di sostanza stupefacente? «Sì». C’è qualche “Italiano” all’interno di questa associazione? “Italiano” per intenderci facente parte dell’altro gruppo criminale, cioè Lanzino-Patitucci. «Non mi risulta». Non c’è nessuno del gruppo Lanzino-Patitucci che fa parte di questa associazione finanziata al traffico? «No». Voi avete prova che di questi compensi della vendita di sostanza stupefacente il gruppo Banana dava una parte al gruppo degli Italiani? «Non ci risulta». Il controesame prosegue e prende la parola l’avvocata Giorgia Greco. Lei ha monitorato una serie di acquisti di stupefacente da parte del Greco Andrea. Mi dice se i canali di reperimento dello stupefacente fossero gli stessi o quali fossero? «Per quanto mi risulta lo prendeva da. prendeva sostanza stupefacente da Bevilacqua Nicola, da Ariello Salvatore e a suo dire sempre da Renato». Questi soggetti di quale associazione fanno parte, se ne fanno parte?
«Bevilacqua Nicola sì». Con quale gruppo? «Degli Abruzzese». Andrea Greco non risponde di associazione mafiosa. Quindi lei ha dedotto l’appartenenza di Andrea Greco al gruppo degli Abruzzese come narcotraffico? «L’ho dedotto da questo e dalla droga che vendeva».
(f.benincasa@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x