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Ucciso, carbonizzato e interratto: risolto “cold case” nel Vibonese. «Analizzate migliaia di conversazioni, audio e foto»

Due le persone arrestate dopo una lunga indagine del Ros. Vincenzoni: «Abbiamo operato in un territorio particolarmente difficile»

Pubblicato il: 07/03/2024 – 11:15
Ucciso, carbonizzato e interratto: risolto “cold case” nel Vibonese. «Analizzate migliaia di conversazioni, audio e foto»

VIBO VALENTIA «Come raggruppamento operativo speciale abbiamo fatto parte di un dispositivo investigativo integrato con il nucleo investigativo dell’Arma territoriale di Vibo Valentia. È stata un’indagine particolarmente complessa, un lavoro che ha comportato oltre un anno e mezzo di attività almeno».  È il colonnello Paolo Vincenzoni, Comandante del ROS – Reparto Crimini Violenti, ad illustrare l’attività investigativa che, questa mattina, ha portato all’arresto di due soggetti, considerati i responsabili dell’omicidio di Giuseppe Salvatore Tutino – classe ’61- il cui corpo carbonizzato era stato ritrovato a gennaio 2022 all’interno di un’auto, fatta bersaglio di colpi di fucile ed interrata tra le campagne di Calimera, frazione di San Calogero, nel Vibonese.

«Elaborata una enorme mole di dati»

«La complessità – ha spiegato il comandante – è data anche dalla mole di dati che sono stati acquisiti e analizzati se si pensa che solo per il traffico telefonico abbiamo analizzato oltre 234 milioni di stringhe di traffico telefonico e dati. A questo si aggiunge anche l’importante mole di dati analizzati, rinvenienti dagli hard disk e dai telefoni cellulari se si considera che sono state analizzate almeno oltre 20.000 fra foto e video, oltre 1.500 audio, e almeno 15.000 chat». «Ovviamente – ha spiegato ancora – non parliamo di social ma parliamo di conversazioni fra pochi soggetti, conversazioni fra loro private».

omicidio tutino vibonese

Omicidio di matrice ‘ndranghetista

Svelate anche la dinamica e le cause della morte, tipiche delle esecuzioni di matrice ‘ndranghetististica: l’esplosione ravvicinata di numerosi colpi d’arma da fuoco, l’agguato mediante inganno per indurlo ad allontanarsi dalla propria abitazione e l’eliminazione del cadavere per non lasciare tracce. «Consideriamo – ha detto ancora Vincenzoni – che questa mole di dati deve essere messa al sistema con le investigazioni svolte sul territorio. Sono stati condotti moltissimi servizi dinamici di osservazione parallelamente alle attività di intercettazione ambientale, telefonica e telematica». «Non ci dimentichiamo che parliamo di un territorio permeato da alto indice di criminalità mafiosa e le penetrazioni investigative sono sempre molto complesse e devono essere condotte da militari altamente specializzati». (Ma.Ru.)

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