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Reati fiscali, assolto l’imprenditore taurianovese Giuseppe Scarfò

Il suo legale: «Dopo sei anni di calvario giudiziario si chiude al meglio una vicenda processuale basata su fatti inesistenti»

Pubblicato il: 08/03/2024 – 11:30
Reati fiscali, assolto l’imprenditore taurianovese Giuseppe Scarfò

PALMI Il Tribunale penale di Palmi ha assolto per insussistenza dei fatti contestati, l’imprenditore taurianovese Giuseppe Scarfò. L’accusa che gli era stata rivolta riguardava una serie di presunti reati fiscali che, all’esito di una verifica della Guardia di Finanza, operata sulla ditta individuale  “Conglomerati Cementizi di Giuseppe Scarfò” della quale lo Scarfò era il titolare legale rappresentante, erano stati individuati sia nella infedele dichiarazione dei redditi per gli anni di esercizio 2011, 2012 e 2013, che nella omessa dichiarazione dei redditi per l’anno 2015. Per la Procura della Repubblica, la condotta dello Scarfò era preordinata ad evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto. Il difensore di Scarfò, l’avvocato Antonio Romeo, nel corso del dibattimento ha evidenziato che l’errore dell’indagine riguardava sia profili di metodo che di merito, che non sono stati colti e valutati attentamente dall’ufficio requirente. «Nel caso di Scarfò – evidenzia oggi il legale – si era proceduto erroneamente alla ricostruzione contabile attraverso il metodo induttivo e non analitico, e l’Agenzia delle Entrate non aveva effettuato alcuna puntuale, seria e ponderata valutazione di tutti gli elementi che la Guardia di Finanza le aveva trasmesso, venendo, così, meno all’esercizio del proprio potere istituzionale di accertamento. Si è proceduto a ritenere, quindi, acriticamente la bontà delle operazioni delle Fiamme gialle». Nel corso del processo l’avvocato Romeo ha dimostrato documentalmente che l’imponibile in base al quale devono essere corrisposte le imposte, nel caso di specie, non teneva affatto conto dei costi “fissi” e percentualizzati sopportati dalla ditta di Scarfò negli anni oggetto d’indagine, «di talché l’accertamento risultava completamente viziato e fuorviante. Non solo – afferma il legale – ma veniva fatta, da parte degli accertatori, una ulteriore considerazione errata, quella di ritenere rilevante, nella determinazione della base imponibile, anche le operazioni di carattere meramente personale». All’esito della chiusura dell’istruttoria dibattimentale, la Procura della Repubblica aveva chiesto la condanna dell’imprenditore alla pena di due anni di reclusione. Di diverso avviso ovviamente l’avvocato Antonio Romeo che durante il suo intervento finale ha messo a fuoco la completa infondatezza delle accuse sollevate al suo assistito. Alla fine il Tribunale di Palmi ha assolto Giuseppe Scarfò perché il fatto non sussiste, con sentenza recante la contestale motivazione della decisione.

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