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Derby Cosenza-Catanzaro, nessuno ha saputo creare uno stop al panico

Niente voti questa settimana. Solo notizie, analizzando ogni dettaglio senza guardare a nessuna appartenenza

Pubblicato il: 09/03/2024 – 7:00
di Paride Leporace
Derby Cosenza-Catanzaro, nessuno ha saputo creare uno stop al panico

I gravi episodi di violenza del derby Cosenza-Catanzaro di domenica scorsa vanno analizzati con scrupolo e attenzione. Scriveva il giornalista Peppe D’Avanzo: “Un’inchiesta giornalistica è la paziente fatica di portare alla luce dei fatti, di mostrarli nella loro forza incoercibile e nella loro durezza”. Nel caso di specie significa capire gli episodi di accertata violenza, ascoltare diverse fonti, vedere molti documenti come video e WhatsApp di diversa provenienza. Per realizzare la rubrica questa settimana ho messo tutto in fila analizzando ogni dettaglio senza guardare a nessuna appartenenza e tutto al servizio di chi mi legge e della testata con cui ho l’onore di lavorare.

La ricostruzione

Partiamo da un dato inoppugnabile. Secondo regole d’ingaggio i tifosi del Catanzaro al seguito della squadra dovevano essere 800. Ne sono partiti almeno 1.400 se non di più. Nessuno a Catanzaro ha ravvisato il problema o è intervenuto sul fatto che almeno 600 tifosi erano sprovvisti di biglietto. Sul fronte investigativo non si esclude che alcuni pulmini si siano dati appuntamento a Falerna per raggiungere la carovana diretta a Cosenza.
Le falle del sistema di prevenzione sono state molte per una partita che ha livelli molto alti di criticità. Il tavolo dell’organismo che prende le decisioni definitive è stato convocato a solo 24 ore della partita sabato pomeriggio. Il Cosenza Calcio non rilascia dichiarazioni ufficiali. È un elemento certo che sia stato diramato un comunicato che rendeva pubblico che molti tifosi catanzaresi avessero ottenuto biglietti dando generalità false. Sul web girano chat in cui ultrà del Catanzaro invitano a partire senza ticket e che non ci saranno Daspo. In gran numero sono partiti senza biglietto, alcuni animati con le peggiori intenzioni come testimonia un post di uno degli arrestati rimasto sulla sua bacheca. Si auspica che le indagini in corso accertino chi ha dato le generalità false per avere il ticket. Perché non è salito il grado di allerta con queste premesse?
La collaborazione tra le questure delle due città non è stata certo delle migliori e neanche quelle tra le due società di calcio. Le prime auto dei catanzaresi sono arrivate al punto d’incontro alle 11.45 secondo le testimonianze raccolte da organi di stampa. Alcune auto sarebbero state costrette a tornare indietro verso Rogliano.
Un servizio d’ordine predisposto per tenere a bada 800 tifosi se ne è trovati circa il doppio. Non c’è stato filtraggio d’accesso. È entrato di tutto nel settore riservato ai trasfertisti, diversi catanzaresi erano mascherati. Un gruppo di dirigenti catanzaresi ha dovuto lasciare il settore della Tribuna in cui erano stati condotti e portati in salvo altrove da atteggiamenti villani di tifosi borghesi cosentini.

Cosenza, scontri tra tifosi e forze dell'ordine dopo il derby

Gli scontri

Il post partita è ormai chiaro e nelle prossime ore forse chiarirà ulteriori dettagli. All’uscita, un primo lancio di oggetti verso la carovana catanzarese ha determinato una carica. Poi a Rende lo scontro con le varie parti in commedia. Fonti delle forze dell’ordine di Cosenza ci riferiscono che è stato fatto tutto quello che era possibile attuare in una situazione di emergenza. È evidente che nessuno ha visto arrivare la pattuglia di lanciatori cosentini (da un minimo di 6 ad un massimo di dieci). Girano WhatsApp in dialetto cosentino che si rammaricano che sul proprio fronte fossero troppo pochi. Il tamponamento dei catanzaresi nel bus ha avuto un ritardo che ha consentito di far sciamare il gruppone guerriero giallorosso verso il centro commerciale per poi arrivare alla carica con i baschi verdi della Finanza. Anche i fatti del McDonald sono quasi tutti chiari con i meriti del direttore del fast food. È apparso su Facebook anche un video del signor Fortino, un cosentino ferito da una bastonata in testa nell’esterno del centro commerciale. Ma i dati sostanziali dell’episodio mancano. Saprà meglio raccogliere testimonianza e dati di fatto l’autorità giudiziaria che indaga sul delicato dossier. Da autorevoli ambienti vicini alla Procura riceviamo una sconsolata ammissione che la catena di comando della forza pubblica non ha operato nel migliore dei modi.

Cosenza, scontri tra tifosi e forze dell'ordine dopo il derby

Il calcio è uno sport vissuto dai suoi tifosi, di ogni condizione ed età con l’appartenenza campanilistica. Non è come nel rugby che le partite di qualunque risultato vedono tifosi e giocatori bere birra al pub in quello che si chiama terzo tempo. In epoca social i fatti del McDonald con questa logica dell’appartenenza sono diventati come la celebre trasmissione radiofonica di Orson Welles che annunciò l’arrivo dei marziani in America creando un panico che è finito nei libri di storia. Nessuno ha saputo creare uno stop al panico. Sono iniziate a circolare voci incontrollate di bambini picchiati e addirittura di un morto. La comunicazione istituzionale delle forze dell’Ordine anche a 48 ore dei fatti ha dato versione di comodo unidirezionale. Catanzaresi aggressori e cosentini vittime. Tranne il comunicato degli 8 fermi in burocratese non esiste ancora una ricostruzione ufficiale di quello che è accaduto. Di questo clima ha fatto le spese la Rai regionale accusata di cosentinismo militante per i servizi in Calabria realizzati da un giornalista di Alessandria estraneo ai due campanili mentre il cosentino Antonio Lopez, fatto bersaglio in queste ore di ripetuti attacchi, insulti e minacce via social, non ha fatto alcun servizio sugli incidenti post derby

Le reazioni e le conseguenze

Il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ha ondeggiato nelle posizioni e si è fatto tirare male la giacca dai suoi consiglieri. Dopo molti giorni ha avuto la buona illuminazione di chiamare il viceministro dell’Interno, la catanzarese Wanda Ferro, impegnata in queste ore a dare solidarietà ai poliziotti di tutta Italia, per chiedere lumi sull’accaduto. Ferro ha titolarità per accertare fatti e responsabilità. Nessun parlamentare o forza politica ha raccolto il nostro suggerimento di rivolgere un’interrogazione parlamentare al ministro Piantedosi che dal suo scranno può ricostruire i fatti meglio di ogni altro.
A Catanzaro si registrano 12 indagati, 8 agli arresti domiciliari. Al momento di chiudere questo pezzo non si conosce ancora l’esito dell’udienza di convalida verso gli indagati, da ritenersi innocenti fino a prova contraria. I reati contestati sono diversi. Compresi quelli di saccheggio e devastazione. Evidentemente chi ha lavorato al faldone ha ritenuto di applicare queste categorie in base a delle prove che non conosciamo. Sul fronte cosentino è ipotizzabile che si stia lavorando sulle immagini per identificare chi ha lanciato oggetti nella propria curva (ci sono gruppi organizzati che si sono dissociati dagli incidenti, altri hanno preferito il silenzio) e quelli che hanno partecipato agli assalti fuori dallo stadio e alla rotonda di Rende. Nel frattempo la Questura di Cosenza ha emesso 9 Daspo nei confronti di appartenenti alla tifoseria cosentina per un totale di 27 anni e probabilmente, in tanti errori forse è meglio che ulteriori disposizioni del questore arrivino con certosina sicurezza affinché non si punisca qualche malcapitato che è andato a vedersi soltanto una partita. Fonti giornalistiche in una sorta di cabala avevano annunciato che sarebbero stati un centinaio i Daspo. Se ne vedrà la composizione geografica, per quello che serve.

Il monitoraggio

Cosenza e Catanzaro hanno salvato la partita postuma al derby. Le rispettive trasferte di Terni e Brescia sono invece vietate. Da chi? Da quel Comitato di Analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive detto Casms. Il Comitato incapace di comprendere che gran caos ha combinato e che adesso tra virgolette delibera che «alla luce dei gravissimi episodi accaduti sarà dato corso a un monitoraggio delle tifoserie di Cosenza e Catanzaro al fine di svolgere un’accurata e costante valutazione delle condotte poste in essere e suggerire l’adozione di ulteriori misure di rigore, in particolare in occasioni di eventuali partite che vedano coinvolte entrambe le squadre».
Una storia italiana degna del proverbio “Dopo aver rubato a Santa Chiara hanno messo le porte di ferro”.
Niente voti questa settimana. Solo notizie. Chiudo con quella più romantica e utopica. Protagonista Franco Cimino, politico catanzarese dalla buona prosa. Ha proposto alle due città, alle due società, di riparare ai torti e ai danni con una partita tra i due club per devolvere l’incasso in beneficenza. Non ha risposto nessuno. Magari a Cimino un bel dieci tra tanti silenzi e imbarazzi lo posso anche assegnare. (redazione@corrierecal.it)

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