BOVALINO «Un danno che di per sé non è riparabile, un’offesa fatta alla nostra fede, a Cristo». Così il vescovo di Locri-Gerace monsignor Francesco Oliva alla cerimonia con cui è stata riaperta al culto la chiesa S. Maria Ad Nives a Bovalino Superiore, nella Locride. Una celebrazione pubblica di “riparazione” dopo il furto che ha scosso l’intera comunità. Dalla chiesa matrice sono stati infatti trafugati l’ostia magna e il prezioso medaglione reliquiario dove era conservato un capello della Madonna. Un «atto sacrilego», ha ripetuto più volte il vescovo, che rappresenta «una ferita al cuore di tutta la Chiesa e dei suoi fedeli». Intanto sono ancora in corso le indagini per cercare di risalire agli autori del gesto. La paura è che possa esserci dietro la regia di una setta, perché dalla ricostruzione di quanto avvenuto, sembrerebbe che chi si è introdotto all’interno della chiesa – forzando una porta laterale – mirasse proprio al trafugamento dell’Eucarestia.
«Dove ci sono le tenebre c’è il male», ha detto Oliva durante l’omelia che parlando della pista delle sette sataniche ha detto: «Il maligno agisce anche attraverso di esse, è sempre in agguato», e ha ricordato che «chi ha compiuto questo atto sacrilego è in corso di scomunica. Se mi ascoltano dico: convertitevi e restituite quanto avete preso, perché avete compiuto un’offesa gravissima». Molto partecipata la cerimonia che si è aperta con una processione penitenziale partita dalla chiesa di Santa Caterina, fino alla chiesa matrice hanno sfilato sacerdoti, confraternite, associazioni e fedeli di tutta la diocesi.
«Questa è una celebrazione che origine da un evento doloroso che ha colpito l’intera comunità, ma questo è per noi allo stesso tempo un momento di gioia perché ci viene restituita la nostra chiesa, che è come una casa, luogo di spiritualità e socialità. La ferita rimane aperta, ma questo è un primo passo per iniziare a rimarginarla», ha detto Pasquale Blefari, priore dell’arciconfraternita dell’Immacolata. (m. r.)
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