Come chef, Manfredi Bosco in pochi anni passa dal Carluccio di Londra al Four Season Hotel di Milano e poi al Capri Palace Hotel sull’isola di Capri. Pronto per nuove sfide, fa le valigie per Roma dove inizia al ristorante “Ai Piani” per passare poi a “L’altro Mastai”, dove assimila dalla scuola di Heinz Beck le migliori tecniche di cucina. Tuttavia non dimentica la tradizione ultracentenaria della famiglia paterna: la produzione di liquori. Fonda la sua azienda e inizia a sperimentare l’uso dei liquori in cucina: tra i suoi piatti, il filetto di maiale nero calabrese marinato con zenzero e liquore alla liquirizia, i fichi dottati Igp di Cosenza cotti al forno con liquore alla sambuca. La voglia di conoscere e affrontare nuove sfide lo porta nella cucina di Gordon Ramsey al Forte Village in Sardegna e a collaborazioni con chef rinomati come Carlo Cracco per poi volare nel mondo gastronomico della Spagna. Nel Paese iberico collabora con il gruppo Larrumba di Madrid, apre il primo ristorante di cucina calabrese in Spagna, si occupa di cucina maiorchina e viene nominato presidente della delegazione spagnola della Federazione dei Cuochi Italiani, attuale Associazione Cuochi Italiani in Spagna, carica che ricopre da 7 anni. La sua sfida è la promozione dell’autentica cucina italiana, obiettivo che persegue attraverso il ruolo di presidente dell’Associazione, realizzando corsi di cucina, showcooking e conferenze, e attraverso il suo attuale lavoro come Executive Chef del Gruppo Pante a Madrid.
Intervistare un ex compagno di liceo è straniante: l’utilizzo del lei è dettato solo dalla deontologia.
Quando e perché ha lasciato la Calabria?
«Nell’anno 2015 lasciai la Calabria alla volta di Madrid. A quell’epoca ero alla guida della ditta di liquori da me fondata, la Manfredi Liquori, ma allo stesso tempo continuavo a occuparmi di cucina organizzando eventi di degustazione e presentazione di eccellenze gastronomiche calabresi. Proprio in questa veste ebbi i primi contatti con la capitale spagnola. Inutile dire che rimasi favorevolmente colpito dallo spirito di questa cittá che racchiude in sé l’accoglienza e il calore mediterraneo unito ad un grande senso civico e rispetto delle regole e del bene pubblico. Dopo anni passati a fare impresa in Calabria nel solco della tradizione di famiglia capii che il mio futuro era strettamente legato alla mia passione per la cucina. Tuttavia la Calabria non offriva le garanzie necessarie per dedicarmi al 100% alla cucina e decisi cosí di partire. La Spagna e, in particolare Madrid, vivevano un particolare fermento gastronomico che catturó la mia attenzione. Posso concludere che la scelta di lasciare la mia terra fu guidata in primis dalla passione per la cucina e dalla voglia di mettersi in gioco».
Rimpiange o le manca qualcosa?
«Credo ci sia sempre una parte di te che rimane legata al posto in cui sei nato ed in cui hai vissuto. Mi manca il silenzio della Sila con i suoi boschi e la sua natura ancora preservata. Il bar di Cosenza Casali. La costa Tirrenica Cosentina dove ho passato tante estati e che continuo a frequentare ogni volta che posso. Prendere il caffé in un bar a ferragosto senza nessuna frenesia, senza file per pagare rimane un lusso per chi vive in grandi cittá. E ovviamente la famiglia di origine, soprattutto per chi come me lavora in un settore dove molto spesso le festivitá si passano a lavoro. Ma non rimpiango nulla».
Cosa salva della Calabria?
«Gli imprenditori che nonostante la debole economia del territorio e le difficoltá logistiche lavorano duro per produrre eccellenza, promuovere le nostre artigianalitá ed il nostro territorio. La sua natura così varia, la ricchezza gastronomica e la sua capacitá di sorprenderti con angoli di territorio che non ti aspetti».
Cosa non le piace del posto dove vive adesso?
«Visivamente é una cittá dove non é facile vedere l’orizzonte, a meno che non si vada sulla terrazza di qualche edificio. E infatti Madrid è ricca di rooftop da cui puoi scorgere le montagne, essendo la cittá al centro della meseta (altopiano, ndr) spagnola».
Com’è strutturata la comunità dei calabresi nel luogo in cui vive?
«Madrid conta una popolazione di piú di 3 milioni di abitanti, non ci si incontra a piazza Kennedy… certo che i social aiutano a conoscersi ed incontrarsi. A breve, nascerá l’associazione dei Calabresi in Spagna, ci si aspetta momenti di unione e certamente iniziative per coinvolgere i nostri conterranei qui in Spagna».
Qual è secondo lei la forza dei calabresi fuori dall’Italia?
«Gli italiani nel nostro lavoro, sono considerati dei grandi lavoratori e ció vale anche per i calabresi, noi in piú credo abbiamo la forza e la tenacia maturata dal venire da una terra in cui devi lottare sempre».
Ci sono, al contrario, degli stereotipi che ci inchiodano a luoghi comuni non più attuali o comunque folkloristici e frutto del pregiudizio?
«La Calabria non é ancora conosciuta dalla maggior parte degli spagnoli, quindi nessun pregiudizio».
Torna o tornerà in Calabria?
«Ci sono stati momenti in cui non pensavo sarei tornato a vivere a Cosenza ed è successo, non avrei mai pensato di lavorare e vivere in Spagna e ora sono qui. Tornerei volentieri se si creassero le giuste condizioni».
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