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La “Testa del Serpente” della ‘ndrangheta cosentina. Al via il processo in Appello

E’ una «costola» del processo “Reset”, il primo vero sigillo sulla ‘ndrangheta confederata come da sentenza emessa in primo grado

Pubblicato il: 12/03/2024 – 16:33
La “Testa del Serpente” della ‘ndrangheta cosentina. Al via il processo in Appello

CATANZARO Prima udienza e subito un rinvio per il processo d’Appello per gli imputati che hanno scelto di farsi giudicare con il rito ordinario, coinvolti nell’operazione denominata “Testa del Serpente“. Si tratta di una operazione definita una costola di “Reset” e il primo vero sigillo sulla ‘ndrangheta confederata cosentina. In aula, questa mattina a Catanzaro, è stato redatto un calendario di udienze e sono stati sospesi i termini di custodia cautelare. Nella prossima udienza, calendarizzata ad aprile, si discuterà della richiesta di sentire l’ex pentito Roberto Porcaro in merito ad un episodio di estorsione. In caso di rigetto da parte della Corte, spetterà alla procura generale discutere e poi ovviamente toccherà agli avvocati del Collegio difensivo.

L’inchiesta

Le indagini svolte dalla Dda di Catanzaro, hanno messo nel mirino uno degli storici gruppi criminali cosentini: gli Abbruzzese meglio noti come “Banana”. In primo grado, il procedimento scaturito dall’inchiesta “Testa del Serpente“ si è concluso con la sentenza emessa dal Tribunale di Cosenza il 18 luglio 2023. I giudici hanno esaminato con attenzione «il contesto criminale di riferimento» e sottolineato la presenza di «una fase di fibrillazione del sodalizio storico operante sul territorio cosentino, ovvero la cosca “Lanzino-Ruà-Patitucci” indicata come “gruppo degli Italiani‘ – già stigmatizzata con la sentenza Terminator 4 – che nel biennio 2018-2019 stringeva accordi con la fazione degli “Zingari” facente capo alla famiglia degli Abbruzzese detti “Banana” per costituire un sodalizio criminale dedito alla commissione dei reati di usura, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti, previa spartizione del territorio tra i due clan». Questo è un passaggio importantissimo, cristallizzato nelle motivazioni della sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Cosenza. (f.b.)

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