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La cultura “paralizzata” dai debiti: il caso del Sistema bibliotecario vibonese

Bilanci “fantasma” e ricostruiti, indagini e l’immobilità politica. Un patrimonio a rischio chiusura e la mozione in Consiglio regionale

Pubblicato il: 13/03/2024 – 12:21
La cultura “paralizzata” dai debiti: il caso del Sistema bibliotecario vibonese

VIBO VALENTIA Gruppi di lettura, iniziative per bambini e famiglie, un punto di ritrovo per i giovani e un patrimonio culturale di oltre 90 mila libri. Ma anche primo ente pubblico d’Italia a introdurre il congedo mestruale per le dipendenti e iniziative in solidarietà delle studentesse dell’Iran a cui sono stati bruciati i libri. Un “fiore all’occhiello” calabrese nato e cresciuto in un contesto difficile come Vibo Valentia, da decenni agli ultimi posti per la qualità di vita su cui pesa anche la carenza di centri culturali e sociali. Il tutto, però, rischia di sparire, soffocato da una gestione finanziaria discutibile e dall’inerzia della politica. È il complicato caso del Sistema bibliotecario vibonese, sommerso da debiti, quasi “sfrattato” dalla storica sede e a rischio chiusura. Nonostante i vari appelli della società civile e un tavolo istituzionale parzialmente ignorato, la situazione della biblioteca più grande della Calabria rimane critica. E il dibattito arriva in Consiglio regionale.

L’ingente debito di 700 mila euro

Sono circa 700 mila euro i debiti dell’ente, cifra ricostruita grazie all’impegno del presidente (ormai uscente) Fabio Signoretta. Incarico a cui aveva rinunciato l’attuale presidente della provincia Corrado L’Andolina dopo soli sette mesi dalla nomina, denunciando da subito le «criticità acute» del Sbv da un punto di vista contabile e finanziario. In contemporanea erano arrivate le dimissioni della direttrice Tiziana Scarcella, anche lei dopo solo due settimane dall’insediamento. Uno “scossone” che aveva attirato l’attenzione sulle crepe del sistema non solo di media e società, ma anche della magistratura. Alla base i problemi economici dell’ente, con bilanci mancanti, creditori e dipendenti mai pagati e soldi erogati ma mai rendicontati. Un’opera di “risanamento”, quantomeno documentale, portata avanti da Signoretta, che nel corso del tavolo istituzionale dello scorso 20 febbraio ha ribadito il lavoro di «ricostruzione e approvazione dei bilanci mancanti», ovvero quelli del 2020, 2021 e del 2022.

L’origine dei problemi finanziari

Sull’origine dell’ingente debito del Sistema indaga, come detto, la magistratura. A pesare sulle casse dell’ente vibonese sarebbe soprattutto lo stop, avvenuto nel 2008 con l’amministrazione Loiero, dei contributi previsti dalla Regione. Circa 50 mila euro annui a cui si aggiunge la poca puntualità dei comuni nel versare la quota di 0,4 centesimi per abitante al Sistema. Assenza di entrate che avrebbe messo in difficoltà il Sbv, impossibilitato a pagare creditori e persino l’affitto dei locali di Palazzo Santa Chiara di proprietà del comune di Vibo. «Ad oggi non abbiamo un euro in tasca per pagare le bollette, soltanto mantenendo l’ordinario la biblioteca va in crisi» aveva denunciato durante il tavolo istituzionale il presidente Signoretta. In quell’occasione la sindaca di Vibo Maria Limardo aveva promesso tutto il possibile per «far rimanere il Sistema nel capoluogo, nonostante l’incapacità di pagare l’affitto». Parole a cui hanno seguito le lettere di “sfratto” della dirigente comunale, che aveva imposto l’abbandono da parte del Sbv di una parte del Palazzo Santa Chiara. Salvo poi un (ennesimo) dietrofront con la sindaca Limardo che ha annunciato la volontà di pubblicare una delibera per garantire al Sistema un anno di tempo senza sfratto e con bollette pagate.

La mozione in Consiglio regionale

Dalla situazione è sempre rimasta in disparte e in silenzio la Regione, tra i massimi creditori del Sistema per una cifra di oltre 150 mila euro. Motivo per cui, a detta della vicepresidente della Giunta con delega alla cultura Giusi Princi, per la Regione è «impossibile intervenire, anche finché non viene fatta chiarezza sui bilanci mancanti». A tal proposito è stata presentata (e approvata) ieri in Consiglio regionale una mozione a prima firma di Lo Schiavo e Mammoliti, al fine di impegnare la Giunta a intervenire per salvare il Sbv. «Un punto di riferimento per la cultura regionale» ha esposto il consigliere progressista Antonio Lo Schiavo. «Il sistema non può più permettersi altro tempo, è come se fosse già chiuso. Non ha i soldi per pagare le bollette. Dobbiamo trovare le risorse per salvarlo, come abbiamo fatto per altri enti in altre zone della Regione». In risposta la Princi parla, invece, proprio di tempo necessario per «avere chiarezza sulla situazione. Non possiamo permetterci di erogare fondi che sarebbero subito pignorati, ma da parte nostra c’è la volontà politica di intervenire».

Proposta l’istituzione di una fondazione

Nel frattempo, resta il timore dei cittadini vibonesi di perdere il proprio “fiore all’occhiello”, dal quale è nato lo storico Festival Leggere e Scrivere e che nel 2021 aveva guidato lo stand calabrese al Salone del Libro di Torino. C’è chi lancia petizioni, chi timidamente si propone per partecipare per una colletta. Tra le soluzioni anche la proposta di creare una fondazione che possa gestire e mandare avanti il Sistema bibliotecario, che nel frattempo resta aperto grazie all’impegno di volontari e dell’unica dipendente che ormai da anni non prende più stipendio. E i tempi di Vibo capitale del libro sembrano ben lontani. (Ma.Ru.)

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