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l’udienza

Processo omicidio Chindamo, chiesto il trasferimento di Ascone «per gravi problemi di salute»

Prima udienza davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro. Prima istanza presentata dal difensore Staiano, poi l’eccezione dell’avvocato Zavaglia per «difetto di notifica»

Pubblicato il: 14/03/2024 – 14:01
di Giorgio Curcio
Processo omicidio Chindamo, chiesto il trasferimento di Ascone «per gravi problemi di salute»

CATANZARO È partito oggi in Corte d’Assise a Catanzaro il processo sull’omicidio di Maria Chindamo. Una data attesa da quasi 8 anni, un lungo percorso di speranza e di ricerca della verità e che culminerà con una prima sentenza. Davanti alla Corte presieduta da presidente Vincenzo Forciniti, l’avvocato Nicodemo Gentile ha annunciato di aver assunto ufficialmente la difesa della famiglia Chindamo.

I problemi gravi di salute di Ascone

Dopo l’appello, tra imputati e parti civili ammesse, in apertura di udienza l’avvocato Salvatore Staiano, difensore dell’imputato Ascone, ha denunciato il grave stato di salute del suo assistito. «Una estrema gravità di salute per Ascone legata alla sepsi – ha spiegato Staiano – l’autorizzazione c’è stata dal carcere di Secondigliano e il collega Caruso ha già inviato l’istanza al Riesame. Previo inoltro di richiesta, voglio ordinare il trasferimento. Quando l’ho visto la prima volta stava male, poi è stato mandato a Catania e ho pensato stesse morendo. Ora non so perché è stato mandato a Secondigliano, va avanti ad antibiotici e il rischio che muoia è molto alto». A prendere la parola è stata l’accusa, rappresentata in aula dalla pm della Dda Anna Maria Frustaci che ha però sottolineato come ad Ascone fosse stata già indicata la possibilità, nei mesi scorsi, di essere trasferito in Calabria «previo il rifiuto dell’imputato» fino all’’intervento del Dup che aveva autorizzato l’arrivo a Catanzaro per consentire ad Ascone di «essere operato nelle strutture dell’Asp del capoluogo. L’ufficio di Procura è stato notiziato lo scorso sabato e ha già dato il nulla osta al trasferimento».

L’eccezione di nullità

È stato poi il turno dell’avvocato Zavaglia, difensore l’imputato Salvatore Pititto, alla sbarra per l’omicidio di Angelo Antonio Corigliano, che ha eccepito la nullità dell’avviso 415 bis. Secondo Zavaglia, infatti, sarebbe stato negato l’accesso a degli atti del processo, determinando una violazione del diritto di difesa. Visti i termini previsti dal pm sul deposito della documentazione, collegata all’eccezione sollevata dall’avvocato Zavaglia, la Corte ha concesso una settimana per il deposito in cancelleria mentre l’udienza rinviata all’11 aprile, ancora per la fase istruttoria del processo. (g.curcio@corrierecal.it)

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