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l’inchiesta

Rifiuti e inquinamento: l’impianto di Vazzano e le criticità «non comunicate in tempo» alla Regione

Dalla segnalazione del sindaco di Filogaso a quella del “Gruppo Consiliare Vazzano Bene Comune”: la ricostruzione degli episodi tra il 2020 e il 2021

Pubblicato il: 14/03/2024 – 18:25
di Giorgio Curcio
Rifiuti e inquinamento: l’impianto di Vazzano e le criticità «non comunicate in tempo» alla Regione

VIBO VALENTIA Un primo controllo, eseguito dagli uomini del Nipaaf (Nuclei Investigativi di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale) risale a febbraio 2020. In quella circostanza a dare l’impulso era stato il sindaco di Filogaso. Nel mirino erano finite le presunte «emissioni odorigene» in arrivo dall’impianto di compostaggio, a Vazzano, gestito dalla “Eco Call Spa”, derivanti dal processo di trattamento dei rifiuti organici. È uno degli aspetti sottolineati dal gip del Tribunale di Vibo Valentia nell’ordinanza che ha portato proprio al sequestro dell’azienda riconducibile alla famiglia Guarascio. Una problematica, quella denunciata dal primo cittadino di Filogaso, già evidenziata in una segnalazione, presa in carico dall’organo tecnico di controllo dell’Arpacal di Vibo che, il 4 novembre del 2019, «aveva eseguito una visita ispettiva nell’impianto». Nella relativa relazione erano state evidenziate delle «criticità da risolversi nell’immediato e altre problematiche che dovevano essere risolte entro trenta giorni dalla notifica del predetto atto». In particolare: la strada all’interno dell’impianto doveva essere completamente impermeabilizzata e tutti i cumuli esterni dovevano essere ricoperti con materiale idoneo. «Trascorsi svariati mesi da tale ammonimento – è scritto nell’ordinanza – si accertava però che i cumuli esterni erano rimasti sempre scoperti».

La cronologia

Gli inquirenti della Procura di Vibo Valentia, sotto la guida del procuratore Camillo Falvo, di fatto ricostruiscono una ideale linea temporale per definire una serie di criticità e sviste di una certa gravità. Siamo ad aprile 2020, l’emergenza pandemia da Covid-19 ha già travolto tutti tra decessi e lockdown. E, in seguito all’emissione dell’ordinanza del Presidente della Regione Calabria (la n.28) avente per oggetto “urgenti misure per assicurare la corretta gestione dei rifiuti correlate alla prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID- 19” la società “Eco Call Spa” riteneva «di avvalersi delle previsioni dell’art. 5 di quel provvedimento» ovvero della possibilità di aumento della capacità annua di trattamento e stoccaggio, nonché di quella istantanea di stoccaggio “entro un limite massimo comunque inferiore al 50% di quanto previsto nell’A.I.A., nei limiti in cui ciò rappresenti ima modifica non sostanziale ai sensi dell’art, 5 del D.lgs. 152/2006”. Condizione necessaria, l’inoltro di una SCIA accompagnata da una relazione tecnica asseverata di un tecnico che attestasse l’esistenza, all’interno dell’impianto di compostaggio, di “spazi adeguati al trattamento e stoccaggio a seguito aumento dei volumi, sistemi di copertura per limitare emissioni odorigene e infiltrazioni di acque meteoriche, idonei sistemi di confinamento ecc.” che la società invierà alla Regione Calabria a maggio 2020.

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L’incendio all’impianto di Siderno e l’emergenza rifiuti della Locride

Passa l’estate e, a settembre dello stesso anno, l’impianto di trattamento rifiuti di Siderno, gestito dalla Società “Ecologia Oggi S.p.A.”, amministrata da Ortenzia Guarascio, subisce un incendio e così, con l’ordinanza del 2 ottobre del Presidente della Regione Calabria, l’impianto di proprietà della società “Eco Call” ottiene l’autorizzazione a ricevere, oltre ai rifiuti organici provenienti dalla maggior parte dei Comuni della provincia di Vibo Valentia e di alcuni limitrofi comuni ricadenti nella provincia di Catanzaro, «anche quelli della Città Metropolitana di Reggio Calabria con priorità ai comuni dell’area della Locride, per un periodo di novanta giorni, decorrenti dall’emanazione della stessa, salvo eventuali proroghe successive…». Così come a maggio, anche in questo caso a firmare la necessaria relazione tecnica è stato il tecnico Francesco Currado, per il quale il gip ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.

I ritardi di Arpacal

Il giorno prima «l’Arpacal formulava una relazione favorevole» scrive il gip nell’ordinanza «che consentiva l’attività subordinatamente al rispetto di prescrizioni che prevedevano la netta separazione dei rifiuti provenienti dai comuni della Locride rispetto a quelli del ciclo ordinario in tutte le fasi della lavorazione, compresa la realizzazione di cumuli esterni distinti e identificabili rispetto a provenienti quelli dalla lavorazione in impianto fisso» mentre l’Azienda sanitario di Vibo Valentia, di contro, non aveva fornito alcun riscontro alla nota del 15 maggio 2020 della “Eco Call Spa”, con cui l’impianto «comunicava alla Regione Calabria l’aumento del quantitativo rispetto a quello assegnato con l’A.I.A.». La cronologia ricostruita in fase investigativa dagli inquirenti della Procura di Vibo Valentia ci porta al novembre del 2020 e ai controlli effettuati dai militari della Stazione Carabinieri Forestale di Vallelonga, insieme ai tecnici Arpacal i quali «si riservavano di fornire gli esiti del controllo solo il 5 febbraio del 2021».

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Omissioni di Regione e Arpacal

Passano altre settimane e  dalla Regione, è il 30 dicembre del 2020, l’impianto di Vazzano ottiene una proroga di ulteriori 90 giorni legata la conferimento dei rifiuti della città metropolitana di Reggio Calabria, con particolare riferimento ai comuni della Locride, «prendendo però – osserva il gip – in considerazione la relazione Arpacal dell’1 ottobre 2020, senza chiederne uno nuovo, nonostante le inosservanze alle prescrizioni dell’A.I.A. e a quelle dell’autorità competente, riscontrate da Arpacal il 18 novembre 2020» la cui relazione, arrivata solo a febbraio dell’anno successivo, «non consentendo, in tal modo, alla Regione Calabria, di considerare le criticità accertate al fine dell’autorizzazione della proroga concessa». Secondo gli inquirenti, dunque, da un lato la Regione «ometteva di chiedere doverosamente un nuovo sopralluogo e una nuova relazione prima di prorogare» e, dall’altro, l’Arpacal non trasmetteva l’esito del suo controllo risalente a novembre 2020 «che avrebbe potuto essere utile (anche alla luce di quello che sarà il contenuto delle relazione stessa) al diniego della proroga».

Le segnalazioni e i controlli dei Carabinieri

Insomma, le segnalazioni non mancano e i campanelli d’allarme neanche. Ma intanto la Eco Call spa continua ad operare. Ad accendere i riflettori sull’impianto, oltre al sindaco di Filogaso, è stato il “Gruppo Consiliare Vazzano Bene Comune” attraverso la presentazione di un esposto avente ad oggetto il presunto inquinamento ambientale presso lo stabilimento “Eco Call spa” «dovuto alla fuoriuscita di percolato e materiale organico». È il dicembre del 2020 e, sulla scorta di questo esposto, il 15 gennaio 2021 personale dei Vigili del Fuoco, dell’Arpacal e dell’Asp di Vibo, nonché militari del N.I.P.A.A.F. e della Stazione Carabinieri di Vazzano, eseguono un accesso ispettivo congiunto «al fine di accertare compiutamente la regolare ottemperanza dell’impianto alle prescrizioni imposte dall’Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) – riporta il gip nell’ordinanza – oltre che alle prescrizioni emesse dai competenti organi tecnici di controllo nel corso dell’anno 2020, anche al fine di acquisire eventuali elementi utili». E gli elementi “utili” non mancheranno perché nel verbale redatto in forma congiunta, è stato evidenziato – riporta proprio il gip nell’ordinanza – che l’impianto si «presentava in condizioni di notevole sovraccarico per l’intero processo di lavorazione, mettendo sotto stress sia le singole fasi di produzione, nonché gli stessi luoghi di lavoro e, di conseguenza, anche le matrici ambientali interessate, con particolare riguardo alle emissioni in atmosfera (emissioni diffuse}, emissioni odorigene e smaltimento dei reflui e delle acque di prima e seconda pioggia ed infine potenziale rischio incendio». (g.curcio@corrierecal.it)

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