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IL CASO

«Rischiare la vita mangiando sui social». La storia dello youtuber rossanese Omar Palermo

Le sfide sul cibo, i problemi di salute e la morte nel 2021. A “Le Iene” la testimonianza del cugino per “avvertire” un altro creator calabrese

Pubblicato il: 14/03/2024 – 8:21
«Rischiare la vita mangiando sui social». La storia dello youtuber rossanese Omar Palermo

ROSSANO Il format è semplice: mangiare enormi quantità di cibo accettando sfide sempre più complesse. Anche a costo della salute. Il tutto pubblicando video su Youtube al fine di ricevere like, gratificazione sociale e anche economica. La storia emblematica è quella del cosentino Omar Palermo, in arte Youtubo anch’io, tra i primi a portare in Italia il content delle sfide sull’esempio dell’americano “Man vs Food”, uomo contro cibo. Uno stile di vita per nulla salutare che, purtroppo, per Omar è risultato fatale. Il celebre youtuber, originario di Rossano, si è spento a soli 42 anni il 18 agosto 2021 mentre si trovava in una clinica di Laurignano, dove si stava curando. Un destino “beffardo” dal momento che è morto soffocato mentre pranzava. Diversi i video preoccupanti che si trovano in rete: le 40 merendine seguite da un pollo, 1 kg di tiramisù o 2 kg di marmellata seguiti dall’onnipresente pollo. «Lui vedeva tante persone che lo seguivano, che lo chiamavano maestro, che lo incitavano a fare di più» racconta con tristezza il cugino Cataldo nell’ultima puntata di LeIene, su Italia1. «Vedeva anche un guadagno mensile. Queste cose gli hanno coperto gli occhi e gli hanno fatto dimenticare la realtà e le conseguenze di quei gesti».

«Aveva trovato tanti amici virtuali»

Per Cataldo tanti i sensi di colpa, come racconta all’inviata Veronica Ruggero. «Non si può più tornare indietro, ma ci rimane il dolore e il rancore di non averlo aiutato». Tutto, racconta, era iniziato come «per gioco». «Voleva fare un video, poi si è ritrovato catapultato in una realtà virtuale che non è la vera vita». Tanti like, una grande “community”, ma «pochi amici. La maggior parte voleva vedere il male che mio cugino stava recando alla sua salute e lo invocavano a continuare». Omar si era isolato, così come il padre dopo la sua morte. «Mio zio si è isolato e si è lasciato morire per il troppo dolore» continua Cataldo. Prima del boom social, Omar studiava lettere antiche. «Mi viene difficile pensare che una persona intelligente come lui si sia rovinato la vita per una cosa stupida. Vedendo i numeri delle persone che lo seguivano non si è più fermato». Ma il virtuale per Omar, come per tanti giovani, rappresentava un rifugio. «Aveva trovato tanti amici virtuali con i quali colmava la sua solitudine».

Le prime challenge e il ricovero in clinica

Tutto inizia con un semplice video con il padre, poi arrivano le challenge. «Piatti calabresi, pizze, da lì in poi è stato sempre un aumento, entrando in una sorte di spirale. Più caricava video più questi erano esagerati». Per Cataldo il rimorso di «non averlo fermato, di non avergli detto di cambiare video». La situazione peggiora e grazie anche al padre Omar rallenta. «È andato in una clinica per i problemi dovuti al cibo. Aveva valori sballati, è stato 7-8 mesi e ce la stava facendo a cambiare vita. Mancava solo una settimana per uscire dalla clinica» ricorda il cugino. Poi, mangiando, è «rimasto soffocato con il cibo».

I creator “voraci”: tra questi un altro calabrese

Come Omar, sono diversi i creator italiani che hanno adottato lo stesso format. Tra questi anche un altro calabrese, Paki Eats, intervistato dalle Iene insieme ad altri due youtuber. Tra le sue sfide 40 tramezzini con la nutella, 5 kg di cornetto o panettone con crema, 40 mila calorie in 40 ore. «Ti appaga mentalmente» spiega a Veronica Ruggeri. «Voglio essere il primo, alzare sempre di più l’asticella». Una volta, racconta, «ho mangiato 147 pezzi di sushi, finché non è venuto il proprietario». Nessun medico, specifica, a seguirlo. Messo di fronte alla storia di Omar raccontata in prima persona dal cugino Cataldo, Paki Eats non torna indietro. «Conosco il rischio che corro, ma la vita è la mia». D’altronde, come fa notare un altro creator intervistato, «il sapore del like è quasi più buono di quello del cibo». (redazione@corrierecal.it)

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