COSENZA «In questo film non c’è il senso di nostalgia». Toni Servillo, attore e regista teatrale, arriva insieme a Marco D’Amore, attore famoso per l’interpretazione del personaggio Ciro Di Marzio nella serie Gomorra e regista di “Caracas” film ispirato dal romanzo di Ermanno Rea “Napoli Ferrovia”: presentato in esclusiva in Calabria al cinema Citrigno di Cosenza. Un evento che ha richiamato appassionati cinefili e curiosi, tutti in attesa di chiedere ai due artisti curiosità sulla pellicola. «E’ una gigantesca esperienza letteraria legata ad uno degli autori che meglio hanno saputo raccontare questa enorme città-mondo che è Napoli, coniugando questi due grandi temi del sentirsi esule e del ritornare», racconta – ai nostri microfoni – Marco D’Amore. In sala, anche Fortunato Cerlino, attore napoletano che con D’Amore ha condiviso il successo ottenuto da Gomorra, vestendo i panni del boss Pietro Savastano.
Nel film, lo scrittore animato da cultura comunista Giordano Fonte (interpretato da Servillo) torna a Napoli per riscoprire una città che ormai non conosce più ed è nei vicoli della città partenopea, insolitamente umida e buia, che avviene l’incontro con il fascista pentito Caracas, interpretato da D’Amore. La trama è impreziosita dalle musiche di Rodrigo d’Erasmo che scandiscono le giornate intense di Fonte, un racconto meraviglioso di una scrittura che cammina di pari passo con la cronaca dell’esperienza che lo scrittore vive. Nelle primissime battute del film, Fonte arrivato a Napoli si chiede se sia stato giusto lasciare la città e sia giusto tornare. Servillo, al Corriere della Calabria, risponde così: «Nel suo romanzo, Rea racconta di Fonte, della città nella quale ritorna e si smarrisce, si perde. Probabilmente è valsa la pena perdersi per rimettersi in gioco, ma perdersi significa anche rinnovarsi». Servillo interpreta magistralmente il ruolo di scrittore, un’anima pura in una Napoli ribelle, «una città spugna». Solo Servillo avrebbe potuto interpretare Giordano Fonte, come sottolinea Marco D’amore. «Per me lui è un autore, riesce a preoccuparsi di tutto quello c’è intorno al suo personaggio». Che trova in Caracas «una sorta di Virgilio che lo accompagna in questo triangolo della disperazione che a Napoli è rappresentato dal quartiere intorno alla ferrovia e attraversando questi gironi infernali tutti e due stringono un’amicizia improbabile, perché sono molto diversi tra loro». D’altro canto Napoli si ama, si vive e anche nei racconti diventati film la città partenopea non ha bisogno di particolari trame per mostrare al mondo la sua straordinaria bellezza, i suoi unici contrasti, la meravigliosa e spiazzante armonia di suoni, colori e costumi. «Napule è» come cantava Pino Daniele.
«Ho svelato un gioco che faccio con il mio direttore della fotografia – dice D’Amore – e cioè di attribuire ad ogni scena un riferimento cinematografico e relativamente ad alcune atmosfere di alcune scene ho detto che mi sarebbe piaciuto che Napoli somigliasse a Sin City, cercando anche di snaturarla. Perché Napoli non è una città così nebbiosa, non è una città così umida come la ritraiamo in Caracas». E infine, la chiosa. «Faccio mie le parole di un grande autore che diceva “sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, Napoli ha bisogno di persone che se “scetene e vanno a fatica”».
(f.benincasa@corrierecal.it)
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