I veleni nelle aree industriali dismesse, nonostante la guerra dei trent’anni ingaggiata da Crotone a colpi di pubblico sdegno, carta bollata e sentenze di tribunali (quello di Milano ha condannato l’Eni a pagare 72 milioni di euro per il danno ambientale), drammaticamente restano nel Sito d’interesse nazionale, “Sin”, circoscritto dal Ministero dell’Ambiente in un’area di 834 ettari.
Ancora, e siamo nel 2024 del XXI secolo, non è dato sapere dove saranno smaltiti i rifiuti pericolosi. Il rischio (da scongiurare!) è che la bonifica di Crotone finisca nel solco del “trilemma di Agrippa” coniato dal filosofo Hans Albert. Secondo cui le soluzioni per uscire da un impasse logico individuando una verità assolutamente certa, si rivelano tutte fallimentari.
Vediamo. Per la bonifica c’è chi rivendica l’obbligo (assunto nel 2019) dell’Eni di smaltire i rifiuti in impianti fuori Calabria. In Italia o all’estero.
Tuttavia, siccome la multinazionale (qui Eni Rewind) non si dà una mossa e di anni, dalla sottoscrizione dell’impegno, ne sono trascorsi cinque, i crotonesi sono costretti a convivere con un mostro che terrorizza la salute, l’aria e l’acqua.
E poi, da alcune settimane, c’è la soluzione prospettata (con apprezzabile piglio decisionista) dal commissario del “Sin” scelto di recente dal Governo che, studiato il dossier, in suo soccorso ha chiamato l’esercito. E assicura di avviare i cantieri della bonifica entro cinque mesi. Non mancano però gli interrogativi.
Busserà alla porta dell’Eni Spa per intimargli di rispettare l’onere di allontanare i rifiuti dalla Calabria e, a sua volta, l’Ente Nazionale Idrocarburi, fondato nel 1953 per ricostruire la politica energetica del Paese, gli darà udienza e ascolto?
Oppure il commissario, viste le resistenze dell’Eni – come scrive “Il Crotonese” che da sempre si batte affinché chi ha inquinato paghi – agirà per trasferire i rifiuti tossici nella discarica “Columbra” della città pitagorica?
Ma se, come sembrerebbe, neppure la discarica del gruppo imprenditoriale Vrenna è in grado (essendo in esaurimento) di ospitare i rifiuti di Tenorm con matrice di amianto presenti in grande quantità nei siti compromessi, che si fa?
Alla fine, se le soluzioni disponibili, come nel Trilemma di Agrippa, si riveleranno impossibili, una città del Mezzogiorno italiano e dell’Europa del “Green Deal”, importante per civiltà plurimillenaria e storia industriale, dovrà continuare a subire gli effetti dal provato danno ambientale e, in più, la beffa di uno scandaloso palleggiamento delle decisioni.
Alla faccia della sfilza di normative internazionali, direttive, regolamenti, leggi e testi unici sulla tutela dell’ambiente e della biodiversità e alla faccia delle raccomandazioni per implementare la transizione ecologica e l’economia circolare.
Ai crotonesi, rebus sic stantibus, non resterà che imitare il barone di Münchhausen, che venne fuori da una pozza di fango afferrandosi per i capelli e tirandosi su. Non una ridente prospettiva.
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