VIBO VALENTIA La Calabria «mi manca, ho trascorso tutta la mia vita anche lavorativa qui e come sapete sono stato costretto ad andare via, però ora sono procuratore di Napoli, sto dando tutto me stesso per rendere più vivibile quel territorio». Lo ha detto l’ex procuratore della Distrettuale antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri, oggi pomeriggio a Vibo Valentia per presentare l’ultima fatica letteraria, “Il Grifone”, libro scritto insieme al giornalista Antonio Nicaso. «Torno in una provincia, quella di Vibo, che ha avuto tanto bisogno di attenzioni sul piano investigativo e sul piano giudiziario, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ritengo che Vibo sia ora una provincia più libera, più vivibile, dove la gente ha oggi la possibilità di fare scelte importanti e di pensare anche al futuro non solo per sé stessi ma anche per i giovani, per le nuove generazioni». «Abbiamo speso tante energie, ma i risultati si vedono».
Parlando con i giornalisti, il magistrato antimafia ha risposto in merito al ritorno alle urne per i cittadini di Vibo Valentia per eleggere il nuovo sindaco e il nuovo consiglio comunale. L’augurio di Gratteri è che «i cittadini facciano le scelte di campo, le scelte giuste e come dico spesso votate per tutti tranne per quelli che vi dicono che sistemeranno vostro figlio». «Abbiamo contribuito a creare una nuova generazione di magistrati molto bravi – ha spiegato ancora Gratteri – molto preparati e in pochi anni sono stati fatti e ottenuti risultati importantissimi. Quindi è ovvio che a cascata siano nate altre indagini e ancora per diversi anni ci saranno ancora risultati importanti col lavoro che abbiamo seminato nel corso degli anni». «Qui, ad esempio, su Vibo ci sono quattro pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia che sono di altissimo livello, voi li vedete ogni giorno in udienza e quale target qualitativo. Quindi continueremo ancora, continueranno loro, il lavoro che abbiamo ragionato, progettato e impostato assieme».
Nota dolente, la riforma Cartabia e l’evoluzione di quella che è stata già identificata come “legge bavaglio” da parte del governo Meloni. «Vedo che, purtroppo, non si stanno facendo le riforme che servono per velocizzare i processi senza abbassare il livello di difesa, di garanzia delle parti offese, e quindi spero che ci sia un ripensamento a questa corsa di riforme già impostate due anni fa, tre anni fa».
A proposito del nuovo libro, spazio anche all’evoluzione delle mafie e della ‘ndrangheta attraverso l’utilizzo dei social media. «Dedichiamo proprio un capitolo intero per ciò che accade su Facebook ma soprattutto su TikTok. Cosa fare? – si chiede Gratteri – bisogna attrezzarsi non solo sul piano normativo, attrezzarsi sul piano tecnologico perché qui siamo indietro e soprattutto assumere hacker buoni, assumere ingegneri informatici oltre che Polizia, Carabinieri e Finanza e purtroppo gli hacker buoni costano, quelli bravi vanno a lavorare nelle aziende private e quindi è un rincorrersi però bisogna accelerare, cambiare i contratti per tenere questi hacker buoni, di qualità, nella pubblica amministrazione, altrimenti non riusciremo a contrastare questa nuova sfida delle mafie nel campo del “Dark Web”». (Ma.Ru.)
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