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La flagellazione dei Battenti di Verbicaro

L’antichissimo rito penitenziale sarà al centro di un incontro arricchito dalla testimonianza di Amedeo Foschini

Pubblicato il: 15/03/2024 – 15:59
La flagellazione dei Battenti di Verbicaro

La Pasqua è la cornice temporale e religiosa dei cosiddetti “riti del sangue”, manifestazioni intense di religiosità popolare ma anche eventi che possono essere letti sotto il profilo storico ed antropologico. Nella nostra regione i casi più noti e celebrati, ed in alcuni casi avversati, sono quelli di Nocera Terinese e di Verbicaro, in questi due centri il rito di flagellazione continua ad avere come elemento centrale il sangue che scorre dalle gambe dei penitenti ed irrora strade e piazze. Modalità arcaiche collegate a pratiche devozionali, la mortificazione della carne ed il temperamento dello spirito sono, in buona sostanza, il loro senso ultimo.  
Ciascuno di questi riti è praticato e difeso con forza dalle comunità di Nocera e Verbicaro, la Chiesa non li promuove ma più realisticamente li tollera in ragione della devozione popolare e del significato penitenziale e religioso che comunque esprimono. Ma se in Calabria questi riti del sangue sono strettamente collegati alla figura del Cristo che muore e risorge e dunque alla Pasqua, in altri contesti il sangue e le pratiche penitenziali riguardano altri momenti, altre devozioni, altri auspici. È il caso, ad esempio, di Guardia Sanframondi, centro della provincia di Benevento, dove il rito si «celebra» a livelo comunitario d’estate, ad agosto in onore della Madonna dell’Assunta. Con un ulteriore variante temporale, si ripete una volta ogni sette anni.

Il convegno a Verbicaro

Domani a Verbicaro i riti della Settimana Santa saranno al centro di un convegno che ne approfondirà tutti gli aspetti di carattere storico, antropologico e religioso, un confronto a più voci che sarà arricchito anche dalla testimonianza di Amedeo Foschini, presidente della Pro Loco di Guardia Sanframondi. «i riti del sangue – ci racconta Foschini – dimostrano il legame viscerale delle nostre comunità al territorio, si tratta di manifestazioni fortemente identitarie espressione di una cultura popolare e contadina. C’è una doppia dimensione, da una parte emerge l’individuo e le intime ragioni che lo spingono a battersi, dall’altra c’è la comunità che partecipa e condivide. Da noi è un rito che va avanti con certezza dal 1600, non è pasquale ma mariano e dedicato alla Vergine Assunta. È una penitenza che facciamo in onore della Madonna, per una grazia, per un affidamento o per auspicare un buon raccolto, ecco perché si consuma in estate. I sette anni di attesa sono il giusto tempo per riflettere, affrontare il percorso della vita, tracciare un bilancio e decidere poi se partecipare e come farlo»

I riti del sangue sono stati spesso accompagnati da critiche, da obiezioni ed in qualche caso anche la Chiesa ha fissato rigidi paletti per impedire che queste manifestazioni non siano aderenti al messaggio cristiano. «Diciamo che da parte della Chiesa – sottolinea Foschini – c’è una sorta di tolleranza, il rito viene ritenuto come l’atto di pentimento di un singolo, una scelta che è assolutamente personale. Quello che non piace alla Chiesa è il dare eccessiva enfasi al penitente battente. Di certo sono manifestazioni che vengono osservate con molta prudenza, sette anni fa da noi ad esempio ci sono state considerazioni legate al rischio di affiliazione camorristica, un tema che Roberto Saviano aveva già affrontato molto tempo fa». Insomma, diciamo che c’è una forte attenzione proprio per evitare che ci siano strumentalizzazioni. «Domani sarò in Calabria e ad agosto una delegazione di Verbicaro sarà a Guardia Sanframondi, è una collaborazione che è nata un po’ per caso ma penso sia un’ottima occasione per conoscere e mettere insieme territori che sono simili. E valorizzarli nel giusto modo». Per Angela Iannuzzi, presidente della pro loco Verbicaro: «Parlare di tutti i riti, conoscere i loro aspetti storici e antropologici, capirne il senso anche più nascosto è il modo migliore per valorizzarli. Essere capofila di questa iniziativa, è per noi di Verbicaro motivo di orgoglio, con l’auspicio che diventi nel tempo un legame profondo tra le associazioni, tra le comunità e il patrimonio che le accomuna». (redazione@corrierecal.it

(Foto di Giuseppe Russo)

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