VIBO VALENTIA Ha avuto inizio lunedì scorso il processo che riunisce le tre inchieste Maestrale, Imperium e Olimpo contro la ‘ndrangheta vibonese. 185 gli imputati chiamati a difendersi dalle accuse, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsioni e danneggiamenti. Processo iniziato con una leggera battuta d’arresto: la richiesta (accolta) di astensione da parte dell’ufficio della Procura nei confronti di due dei tre componenti del collegio giudicante. La presidente Tiziana Macrì e la giudice a latere Giulia Conti hanno deciso di astenersi, in virtù del loro coinvolgimento in procedimenti del passato. Rinviato dunque l’inizio vero e proprio del processo, con i sostituti che dovranno stabilire anche se le prossime udienze continueranno a tenersi presso il nuovo palazzo di giustizia vibonese o nell’aula bunker di Lamezia, come richiesto dal procuratore Vincenzo Capomolla.
Dopo la risoluzione delle questioni preliminari si entrerà nel vivo del processo. A partire dall’escussione di una lunga serie tra testimoni di giustizia, collaboratori e parti offese. Oltre, ovviamente, ad imputati e forze dell’ordine. Sono ben 29 i collaboratori di giustizia richiesti dalla Procura. Tra questi Emanuele Mancuso e Andrea Mantella, dalle cui parole sono scaturite le grandi operazioni contro le ‘ndrine di Vibo. Ma anche Bartolomeo Arena e Raffaele Moscato. Sono loro i quattro principali collaboratori che hanno “scosso” la ‘ndrangheta vibonese. A loro si aggiungono i più recenti Antonio Accorinti, dell’omonimo clan di Zungri, e Onofrio Barbieri, vicino al clan dei Bonavota, e la “storica” Loredana Patania, collaboratrice da oltre dieci anni in seguito all’uccisione del marito Giuseppe Matina in una faida. Chiamato a deporre anche Michele Iannello, pentito dopo aver partecipato all’uccisione di Nicholas Green, e Walter Loielo, quest’ultimo condannato di recente a 20 anni di carcere.
Gli altri collaboratori chiamati a deporre: Tommaso Mazza, Alberto Pititto, Angiolino Servello, Oksana Verman, Giuseppe Giampà, Antonio Cupi, Carmelo Falduto, Giuseppe Zaffonte, Santo Mirarchi, Antonino Belnome, Vincenzo Albanese, Saverio Cappello, Peter Cacko, Giuseppe Comito, Francesco Michienzi, Matteo Vescio, Maurizio Cortese, Salvatore Schiavone e Francesco Zaccaro. Due i collaboratori di giustizia deceduti di cui è stata richiesta l’acquisizione delle dichiarazioni: Giuseppe Scriva e Gerardo D’Urzo. Tra i testimoni di giustizia chiesta l’escussione di Elisabetta Melana, che ha rilasciato dichiarazioni contro il clan Accorinti di Zungri, ed Ewelina Pytlarz, l’ex moglie di Domenico Mancuso. Lunghissima la lista di testimoni e persone offese richieste dal pm. Tra gli altri: il sindaco di Limbadi Pantaleone Mercuri, l’ex consigliere provinciale Francesco Artusa, il consigliere regionale Francesco De Nisi e soprattutto la famiglia di Maria Chindamo, il cui processo per l’omicidio è iniziato proprio ieri presso la Corte d’Assise di Catanzaro. (Ma.Ru.)
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