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Una strada per Craxi

Anche la Calabria ha intitolato una strada a Bettino Craxi. L’iniziativa è stata del sindaco di Bova Marina, Saverio Zavettieri, già segretario regionale della Cgil, ex deputato lombardiano che ha…

Pubblicato il: 15/03/2024 – 9:54
di Bruno Gemelli
Una strada per Craxi

Anche la Calabria ha intitolato una strada a Bettino Craxi. L’iniziativa è stata del sindaco di Bova Marina, Saverio Zavettieri, già segretario regionale della Cgil, ex deputato lombardiano che ha svoltato definitivamente a destra.
Quelli che ancora si dichiarano socialisti sono presenti nell’arco costituzionale. Un esempio dal sapore nostalgico rinviene dalla rivista “Civiltà socialista” diretta da Fabrizio Cicchitto. Essa è nata nel novembre del 2022 in una masseria del leccese. Il direttore ne spiegò il titolo: «È provocatorio, perché evoca in primo luogo l’aggettivo socialista in una situazione in cui il Partito socialista è stato eliminato con un’operazione eversiva nel ’92/’94».
Cicchitto, un craxiano d’élite ospitato stabilmente da Berlusconi in Forza Italia, spiegò così l’essenza della rivista: «”La Civiltà socialista” nel profondo della storia italiana, dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, ha riguardato in primo luogo il Partito Socialista, il sindacato, le cooperative, mille forme associative e di solidarietà e successivamente ha coinvolto anche pezzi importanti del Pci e ha caratterizzato anche l’esperienza concreta di settori del mondo cattolico. La “Civiltà Socialista” nella sua versione riformista è basata su un assunto di fondo: la rivoluzione di stampo comunista e la reazione di stampo fascista si fondano entrambi sulla violenza che come tale produce sofferenze, distruzioni e barbarie. Invece la via riformista non mette in questione i rapporti capitalisti di produzione che la stessa esperienza storica ha dimostrato essere l’unica forma produttiva possibile perfino in Cina cioè un Paese guidato a livello politico e statuale da un ferreo partito comunista. Il riformismo punta a rendere il più possibile equi ed equilibrati i rapporti tra capitale e lavoro, proiettando entrambi verso la crescita. Con questo presupposto di fondo, come hanno anche dimostrato vicende recentissime quali la pandemia, il welfare, il keynesismo, il trinomio case-scuole-ospedali – nel passato così disprezzato dai massimalisti e anche da larga parte dello stesso Pci – sono invece fondamentali per la tenuta e per il futuro della Società accompagnati da un rigoroso garantismo che deve riguardare tutti, amici e avversari, deve coinvolgere in pieno il sistema carcerario come è definito dalla nostra Costituzione che a nostro avviso esclude l’ergastolo ostativo. La liberal democrazia si congiunge strettamente con tutti gli aspetti della civiltà socialista che deve puntare nel contempo a favorire il libero sviluppo del merito e a soddisfare i bisogni fondamentali degli “ultimi”, degli emarginati, dei migranti che opportunamente gestiti e organizzati possono rivitalizzare la nostra società. In questo quadro certamente il merito va valorizzato, ma l’accentuazione di diseguaglianze inique come quelle costituite dalle incredibili retribuzioni dell’alto management che non hanno alcun rapporto con la loro produttività, costituisce una inaccettabile forzatura. Sul piano geopolitico oggi la “Civiltà Socialista” esprime valori di libertà in totale contrapposizione ai totalitarismi e alle democrature di destra e di sinistra».
Il quarto numero della rivista (febbraio 2024, 200 pagine) ha anche ospitato un contributo dello storico calabrese Michele Drosi che nell’incipit del suo pezzo scrive: «Thomas Piketty nel suo nuovo libro “Capitale e Ideologie” (La nave di Teseo, 2020) sostiene che bisogna andare oltre il dogma della proprietà privata e del libero scambio e bisogna dare più potere ai lavoratori nelle imprese. Solo così ci sarà una società più ricca e più eguale. Per fare tutto ciò è necessario superare il capitalismo, guardando al ventesimo secolo e chiedendosi quali sono le idee che hanno funzionato meglio, quelle che hanno fatto crescere la ricchezza e hanno ridotto le disuguaglianze, che secondo Piketty sono tre: la giustizia educativa, più diritti ai lavoratori e la progressività fiscale per redistribuire ricchezza e benessere.
La giustizia educativa è il fattore principale con cui si può ridurre l’ingiustizia sociale e aumentare la produttività economica, nel senso che chi oggi frequenta le università, dovrebbe pretendere una formazione migliore, adeguata ai suoi bisogni, mentre spesso questo non accade. Per quel che riguarda l’esigenza di garantire più diritti ai lavoratori e una maggiore progressività fiscale, è necessario andare oltre alle relazioni di pura proprietà privata. Nel secondo dopoguerra c’erano Paesi come la Svezia e la Germania, nei quali i lavoratori e le loro rappresentanze avevano più del 50% dei voti nei consigli di amministrazione di alcune grandi imprese, indipendentemente dalle quote che possedevano. E in più, detenevano pure il 10% o il 20% delle azioni dell’impresa. Questo, rileva Piketty, è un altro modo di intendere la proprietà, che è già esistito, e che ha mostrato ottimi risultati nella pianificazione delle strategie a lungo termine delle imprese. Insomma, per avere più prosperità economica c’è bisogno di una economia più inclusiva.
Questa, per Piketty, è la via giusta per superare il capitalismo. E nel suo libro propone “un nuovo socialismo partecipativo”, che si basa sulla decentralizzazione e sulla distribuzione della proprietà e del potere decisionale. E, quindi, una società scalabile attraverso la formazione, nella quale tutti partecipano alle decisioni e nella quale le rendite di posizione come le ereditate finanziano beni pubblici attraverso alla progressiva redistribuzione fiscale. È questo, in buona sostanza, un socialismo che si fonda su una proprietà di grandezza relativa, conclude Piketty, un nuovo socialismo, che magari a molti non piace come definizione, ma che è l’unica via disponibile per poter parlare di superamento del capitalismo».
Per molti il socialismo italiano è finito con Nenni, De Martino e Lombardi. Poi è arrivato Craxi. Tutta un’altra storia.

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