COSENZA Forse questo era un articolo piacione da fare uscire l’8 marzo. Ma avremmo fatto un torto alle tante donne che fanno il loro, quotidianamente, senza bisogno di mimose e senza che questa loro normalità di lavoro e passione debba diventare notizia.
La notizia è, invece, che in Calabria il settore vitivinicolo – in continua crescita grazie a menti (e braccia) illuminate come quelle del mai abbastanza compianto Nicodemo Librandi e di una nuova scuola sempre più preparata e consapevole – è trainato da un gruppo di donne, decine di donne, attive e rispettate anche fuori regione per il loro impegno e la loro dedizione. Dedizione per l’azienda che – da manager, enologhe o vignaiole – guidano, certo, ma anche a vantaggio del cosiddetto “movimento” enologico regionale.
In principio fu Donato Lanati, guru degli enologi che approdando proprio alla corte dei Librandi fece fare un balzo in avanti di decenni al Cirò e in generale al vino calabrese, anche su scala nazionale (sia chiaro: onde evitare facili e ingiustificati entusiasmi occorre dire che il cammino è ancora lungo, a un quarto di secolo di distanza).
Il duemila ha portato con sé l’affacciarsi di una generazione di donne preparatissime dal punto di vista tanto imprenditoriale quanto delle conoscenze. Della trentina attualmente in attività, ma è un numero in continuo aggiornamento, selezioniamo il profilo soltanto di qualcuna di loro, giusto per esigenze di spazio. Naturalmente questa non vuole essere una mappatura esaustiva né tantomeno definitiva, ma soltanto il tentativo di fotografare una tendenza.
In principio (tra le donne) fu Lidia Matera: a lei – con le sue Terre Nobili – è riconosciuto un ruolo da apripista, ormai oltre vent’anni fa, almeno per il Cosentino, quando la Dop Terre di Cosenza era lontana da venire e solo qualche azienda – Spadafora a Donnici e Serracavallo a Bisignano, capofila – compone una squadra di 30 aziende in un piano di filiera dal titolo “Gli itinerari dei vini della Calabria Citra”.
Non vorremmo risultare sessisti e cadere sotto la scure della polizia del pensiero, ma se è vero che “dietro il successo di ogni uomo c’è una donna” mai più che in questo caso il luogo comune corrisponde al vero, se solo pensiamo alla verve di Flaviana Bilotti al fianco di Demetrio Stancati, tra i primi a coniugare produzione e accoglienza, cui si aggiunge una proposta di fine dining nella loro residenza-foresteria. Sempre a Bisignano, una tappa nell’azienda agricola Le Conche via farà conoscere Antonella Mauro, che con il marito Vincenzo Sposato propone itinerari tra olio, suini neri e jazz.
Spostandoci lungo la valle del Crati troviamo più di un’azienda a conduzione familiare: da Daniela e Flaviana Gallo (La Peschiera a San Lorenzo del Vallo, in team col fratello Alessandro) ai fratelli Agostino e Vincenza Cerchiara di Cervinago, azienda biologica di Civita; poi approdiamo, passando per San Demetrio Corone, alle vigne affacciate sul mar Jonio dove la protagonista assoluta è Maria Paola Marini (Poderi Marini). Judith Sandonato è invece una sorta di castellana de La Matina, abbazia benedettina di San Marco Argentano risalente al 1065, dove con il marito Michele Valentoni accoglie enoturisti e winelover da tutta la Calabria e oltre.
Ad Altomonte Rita Bilotti gestisce da vent’anni, con il marito Paolo Canonaco, la tenuta di Serragiumenta: 600 ettari in cui è immerso il castello 500esco dei Sanseverino, con una grande produzione di vini ma anche olio evo e conserve. Sempre ad Altomonte Simona Belmonte è la (poco più che trentenne) animatrice dell’omonimo Antico Fienile. Carla e Laura Pacelli (Tenute Pacelli, Malvito) sono donne del vino tra le più importanti, e anche le aziende Stamati (a Plataci, viticoltori eroici che hanno riportato in Calabria il Sangiovese) e Maradei (Saracena) sono a guida femminile. Nel capoluogo di provincia Manuela Micieli è il volto di Spadafora 1915, altra azienda storica dell’enologia bruzia che sta riscoprendo un rilancio fatto di nuove professionalità ed etichette, mentre la Presila è presidiata da Raffaella Ciardullo e dalla sua Tenuta del Travale, antro magico con terrazzamento puntellato di lavanda e frequentato da farfalle e api oltre che da cavalle, caprioli e cervi: con lei il marito Nicola Piluso e le due figlie Carlotta e Matilde.
Dalla provincia più grande passiamo al sorprendente Vibonese dopo una tappa nelle cantine di Amato, nell’entroterra lametino, dove Danila Lento, fresca del premio Tastevin della guida 2024 Vitae per il suo Lamezia rosso riserva 2019, continua una tradizione decennale.
Ed eccoci a Vibo. Rosa Comerci (Casa Comerci, Nicotera) e Giovanna Artese (Cantine Artese, vigneti a Zambrone) sono due nomi “emergenti” ma solo per l’età, avendo accumulato esperienza e successi a livello nazionale: la prima è ambasciatrice del magliocco canino, antica tradizione di famiglia, la seconda rappresenta con entusiasmo la terza generazione di una storia iniziata con Gregorio negli anni Cinquanta.
Il distretto di Cirò/Crotone porta in dote altrettanto fermento, con uno squadrone composto da Susy Ceraudo (azienda agricola Dattilo con annesso ristorante stellato a Strongoli), Mariangela Parrilla (Tenuta del Conte, Cirò Marina), Enza Librandi, che è anche la presidente regionale de Le donne del Vino, la friulana – ma calabrese di adozione – Laura Violino, socia di Francesco De Franco di (‘A Vita, Cirò Marina) e attiva nella gestione oltre che responsabile della cantina al pari del compagno, quindi protagonista femminile indiscussa della renaissance cirotana; e poi Dorina Bianchi (La Pizzuta del Principe, Strongoli) la cui passione per il vino è seconda forse solo a quella per la politica; e poi Assunta Dell’Aquila (Vini Dell’Aquila, Cirò Marina) vignaiola orgogliosamente indipendente non a caso in quota Fivi, Valentina e Francesca Renda (Tenuta Renda, Carfizzi) con il loro orgoglio arbereshe, Enza Greco (Cantine Greco, Crucoli), Enza Demunno (Fezzigna, Umbriatico) che col marito Francesco continua una storia iniziata nel 1957, Stefania Mauro e Justyna Daniluk (Azienda agricola Mauro, Strongoli Marina).
E il Reggino? Nel distretto emergente – con un consorzio in crescita costante – i cognomi fanno la storia di aziende ultradecennali: da Adele Lavorata delle omonime Cantine – combattiva anche alla guida del consorzio Bivongi – a Mariolina Baccellieri e Antonella Lombardo (con aziende entrambe a Bianco), da Domenica Malaspina (dream team di 4 sorelle a Melito Porto Salvo) ad Alberta Nesci (quinta generazione di una famiglia che dal 1898 è sinonimo di vino a Palizzi), a Maricle Zagarella (delle omonime Cantine e frantoio a Reggio Calabria) c’è solo da prendere nota.
Alcune delle trenta (e oltre) signore del vino calabrese potrete conoscerle venerdì 5 aprile a Cosenza: all’Enoteca Regionale della Provincia di Cosenza (piazza XV Marzo) con inizio alle 18.30 sarà presentato il libro “Intrepide. Storie di donne, vino e libertà” di Laura Donadoni, giornalista e wine educator (unica data in Calabria con presenza dell’autrice); interviene Angela Palombo, referente nazionale Fisar in Rosa, modera Cristina Raffaele. A seguire, degustazione libera di vini prodotti da cantine calabresi a guida femminile, rappresentative di tutte le province, con il supporto delle sommelier di Fisar Cosenza: o pensavate che anche quella fosse prerogativa dei soli uomini?
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