CATANZARO I pignoramenti continuano a zavorrare il bilancio della Regione Calabria. Un trend sempre più inarrestabile di quella che è una “patologia” quasi endemica e storicizzata della gestione finanziaria dell’amministrazione regionale: in una recente delibera della Giunta Occhiuto infatti si attesta una cifra pari a oltre 2,4 milioni di atti di pignoramento pagati e quietanziati dal tesoriere della Regione, in qualità di terzo pignorato, nel periodo dall’1 ottobre al termine dell’esercizio finanziario del 2023. Secondo quanto emerge dalle tabelle allegate alla delibera, la somma più consistente afferisce ancora all’Afor, l’ormai ex azienda forestale della Regione, che “pesa” sull’importo complessivo per oltre un milione: quelli in materia di sanità pesano per oltre 400mila euro, quelli in materia di ambiente per oltre 300mila euro. In totale dunque oltre 2,4 milioni, cifra che si aggiunge agli oltre 1,5 milioni di atti di pignoramento già pagati e quietanzati dal 31 luglio al 30 settembre 2023, agli oltre 4,458 milioni nel periodo dall’1 maggio al 31 luglio 2023 e ai 6,232 milioni nei primi 4 mesi dello scorso anno.
Gli importi evidenziano una sorta di riduzione nel corso dei mesi ma questo non toglie che i pignoramenti subiti dalla Regione – un fenomeno che alcuni anni fa la Corte dei Conti ha definito patologico – continua a drenare risorse alle casse della Cittadella. Il meccanismo è quello classico di spese sorte a causa del riconoscimento, da parte dei dipartimenti competenti per materia, di debiti fuori bilancio derivanti da sentenze di condanna dell’ente ma anche di procedure esecutive originate da situazioni debitorie di soggetti ed enti terzi a loro volta creditori della Regione Calabria, poste in essere nei confronti dell’ente. Nel Documento di Economia e Finanza della Regione dello scorso anno questa dinamica veniva descritta in modo preciso: «Tali procedure, che continuano a rappresentare il maggior numero di quelle subìte, in termini quantitativi, traggono, pertanto, origine non da un debito proprio dell’ente regionale, ma da un debito che l’ente subisce come terzo e che di sovente è condannato a pagare, nonostante non esistano rapporti economici con i soggetti debitori e vengano conseguentemente rese dichiarazioni negative in ordine all’esistenza di rapporti debitori». Il problema, al quale nell’ultimo anno la Regione ha comunque iniziato a porre rimedio per come riconosciuto anche dalla stessa Corte dei Conti nell’ultima parifica, è anche il fatto che spesso le strutture dipartimentali preposte continuano a non individuare la spesa che ha dato l’origine al pignoramento. La zavorra dei pignoramenti del resto è plasticamente resa anche dal fatto che prudenzialmente, in sede di predisposizione del bilancio, la Regione è quasi costretta ad accantonare risorse a scopo difensivo degli equilibri di bilancio: e così il fondo necessario per fare fronte ai pagamenti connessi agli atti giudiziali di pignoramento presso il Tesoriere regionale nel bilancio 2023-25 era stato quantificato in 15 milioni, e in quello 2024-26 è stato determinato in 14,35 milioni per ciascuno degli anni 2024-2026. (c. a.)
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