REGGIO CALABRIA «Ho ribadito oggi, in occasione della seduta della Prima commissione Affari istituzionali del Consiglio regionale, la mia contrarietà alla procedura di fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero. Una contrarietà non nel merito della questione, in quanto sono tendenzialmente favorevole alla riorganizzazione degli enti locali (soprattutto di quelli interessati allo spopolamento), quanto nel metodo che è stato seguito in questa circostanza. Si introduce infatti un precedente a mio avviso pericoloso che, in futuro, porterà i Comuni più grandi e politicamente meglio attrezzati a pensare di poter “annettere” altri territori con un semplice tratto di penna». È quanto dichiara il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, presidente del Gruppo misto – Liberamente progressisti, a margine della seduta della Prima commissione consiliare che oggi ha deliberato l’approvazione della Proposta di legge recante “Istituzione del nuovo Comune derivante dalla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero”.
«A mio avviso – prosegue Lo Schiavo -, il procedimento propedeutico all’istituzione di nuovi Comuni attraverso referendum, andava disciplinato in maniera più organica, tenendo in debito conto l’opinione dei cittadini e dei rispettivi Consigli comunali. E non nascondo una certa preoccupazione proprio per la tenuta delle regole sulle fusioni che oggi fanno capo ad una legge del 1983 estremamente scarna e non in grado di contemperare i diversi interessi in campo. Per questo motivo, nel maggio del 2023, ho presentato una Proposta di legge che mira a disciplinare meglio l’istituto del referendum consultivo. Un testo che prevede che le fusioni tra Comuni possano essere deliberate solo avendo ottenuto la maggioranza dei voti favorevoli in ciascuno dei comuni interessati. Ma l’obiettivo era soprattutto quello di coinvolgere il Consiglio regionale in un dibattito sulle regole democratiche che devono accompagnare i processi di fusione. Inutile dire che quella Proposta di legge è rimasta nel cassetto, non è mai arrivata nelle commissioni competenti e dunque su tali questioni il Consiglio non si è mai potuto esprimere compiutamente. Confermo quindi le mie perplessità sulla disciplina prevista per la fusione in esame, soprattutto per le conseguenze che questa potrebbe innescare a cascata in altri comuni calabresi. Si rischia un vulnus di democrazia che non sappiamo a cosa potrebbe portare. Ho espresso pertanto il voto contrario al provvedimento ribadendo la necessità di un adeguato ragionamento sulle regole del gioco, con il coinvolgimento di tutti gli interessi in campo e invitando tutti gli attori a dare uno sguardo alle esperienze di fusione e di unione che sono state realizzate in Italia e nel resto d’Europa. Contrariamente di quanto sta avvenendo in Calabria, i processi di fusione sono nati dal basso in maniera consapevole e responsabile».
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