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L’urlo di tre mamme: «Bambini affetti da spettro autistico abbandonati dalle istituzioni»

Chiedono il rispetto dell’autorizzazione che la Regione ha concesso a una struttura privata per l’erogazione di 10 prestazioni al giorno

Pubblicato il: 20/03/2024 – 17:30
di Gaetano Megna
L’urlo di tre mamme: «Bambini affetti da spettro autistico abbandonati dalle istituzioni»

CROTONE «Bambini affetti da spettro autistico abbandonati dalle istituzioni». La denuncia circostanziata arriva da tre mamme del Crotonese, che questa mattina hanno voluto raccontare i salti mortali che sono costrette a fare per garantire ai figli le giuste e necessarie terapie. Sono “mamme coraggio” Giuseppina L. che ha un figlio di 11 anni, Patrizia S. due figli autistici (uno di 8 e l’altro di undici anni) e la psicologa Francesca C., un bimbo di 4 anni. Sono pronte a tutto pur di raggiungere l’obiettivo di garantire ai propri figli le migliori cure. Autorizzano anche il giornalista a scrivere  il loro cognome, ma per garantire la privacy dei ragazzi è meglio evitare. In questo momento chiedono il rispetto dell’autorizzazione che la Regione Calabria ha concesso alla struttura privata Anmic con sede a Crotone di accreditamento per l’erogazione di dieci prestazioni al giorno in centro diurno residenziale per autismo. Raccontano che l’Azienda sanitaria provinciale di Crotone non ha ancora inteso sottoscrivere il contratto, nonostante l’accreditamento sia stato autorizzato dal commissario ad acta per il piano di rientro dal debito sanitario della Regione Calabria con il Dca n.23 del 25 gennaio scorso. Il commissario ad acta ha addirittura accolto l’istanza trasmessa dall’Anmic il  7 luglio 2023. Un accreditamento previsto anche «in conseguenza del preventivo parere di compatibilità con i Lea». Ci sarebbero, quindi, tutte le condizioni per firmare il contratto e consentire ai ragazzi che soffrono di spettro autistico della provincia di Crotone di potere accedere alla giusta quantità di cure mediche.
Le tre mamme raccontano che attualmente i loro figli sono già in cura presso il centro Anmic di Crotone, ma le prestazioni erogate sono solo due (logopedia e psicomotricità). Con il centro diurno le prestazioni diventerebbero cinque e le ore di prestazioni settimanali aumenterebbero considerevolmente. Sarebbero nove ore la settimana ad indirizzo sanitario e verrebbero effettuati anche interventi di laboratorio. Non si effettuerebbero solo “cure” individuali, ma anche di gruppo.
Il valore aggiunto sarebbe rappresentato dall’impegno nei laboratori, dove appunto il soggetto autistico avrebbe la possibilità di interagire in un gruppo. Giuseppina L. spiega l’importanza che ha per suo figlio l’apertura del centro diurno: «Voglio che diventi più autonomo per quando non ci saranno più i genitori». Lei viaggia da un paese dell’entroterra e si fa diversi chilometri ogni volta che deve portare il figlio al centro di Crotone. Il sacrificio lo fa volentieri, ma vuole qualcosa di più per questo figlio che «ama più di ogni altra cosa al mondo».
Senza il centro diurno convenzionato i ragazzi autistici devono fare riferimento a strutture private che costano tantissimo, più di mille euro al mese. Il privato a pagamento, tra l’altro, è anche super impegnato perché la domanda è tanta e cresce di giorno in giorno. La mamma  laureata in psicologia lavora con le scuole, Francesca C., è convinta del fatto che il centro diurno farebbe fare significativi passi a tutta l’utenza, perché favorirebbe l’inserimento sociale che rappresenta uno dei punti di debolezza del ragazzo autistico. Racconta di avere scoperto il problema del figlio quando aveva 18 mesi e presentava difficoltà di linguaggio. Non è stata una cosa semplice. La prima diagnosi è stata fatta a pagamento presso una struttura privata. La diagnosi definitiva è arrivata da una visita nel centro Stella Maris di Pisa, che si è riusciti ad ottenere dopo almeno tre mesi di telefonate. Prima ancora di avere avuto la certezza sulla malattia la famiglia ha dovuto mettere mano al portafoglio. Un figlio autistico costa molto a meno che non ci siano strutture convenzionate.
Patrizia S., avendo due figli autistici, deve fare i salti mortali per curarli, non si arrende. «Le terapie – sottolinea la mamma – sono necessarie e prima frequentavano un centro, dove sono stati curati per sei anni. Il figlio più grande, ad un certo punto, non l’ho potuto più mandare – ha continuato a dire – perché non avevo i soldi per pagare».
«Mi è stato detto – ha concluso la mamma – che se non avevo i soldi me ne potevo anche andare, perché ne usciva uno e c’erano pronti tanti altri ad entrare».
I soldi per la sanità sono pochi, perché più di qualcuno nel passato ha fatto sprechi e quando la coperta è corta si lascia scoperta una parte dell’utenza. La scelta non è facile farla, ma prima di tutto dovrebbero essere garantiti i più deboli e tra questi i ragazzi autistici che quotidianamente combattano la loro battaglia per non restare indietro. La famiglia da sola non può vincere ed ecco perché non si comprendono le ragioni della scelta dell’Asp pitagorica di non firmare la convenzione

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