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Sanità: la Calabria si faccia “sentire”

Sanità: la Calabria deve farsi sentire. Dopo l’autonomia differenziata, si tenta di porre all’attenzione del Governo la Sanità, un settore che nel Mezzogiorno è diventato di estremo interesse.Se h…

Pubblicato il: 21/03/2024 – 9:27
di Franco Scrima*
Sanità: la Calabria si faccia “sentire”

Sanità: la Calabria deve farsi sentire. Dopo l’autonomia differenziata, si tenta di porre all’attenzione del Governo la Sanità, un settore che nel Mezzogiorno è diventato di estremo interesse.
Se ha battuto i pugni sul tavolo, significa che il Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, concorda che in Calabria si è giunti ad un punto di non ritorno e minaccia di lasciare l’incarico di Commissario per il piano di rientro del sistema sanitario regionale.
Conosco Roberto Occhiuto da molti anni, da quando entrambi militavamo nell’Udc, e l’ho sempre considerato una persona da bene e un politico preparato e capace. Se si è lasciato andare a battere i pugni sul tavolo, significa che il modo in cui è gestita la Sanità in Calabria è lacunoso. Tanto che il Presidente ha minacciato di dimettersi da Commissario, qualora non si trovasse il sistema per far funzionare a dovere i servizi di prevenzione e di cura, considerati quelli calabresi, tra i più carenti del Paese.
È bene ricordare che in Calabria, come in altre aree del Mezzogiorno, la spesa per la Sanità è minore rispetto alla media nazionale. Ciò influisce sui tempi di attesa che diventano insostenibili per gli assistiti. Una realtà che riporta in mente il caso di un paziente che ha bisogno di controllare annualmente un “neo oculare” e che ha prenotato la visita tramite “CUP” nel mese di settembre del 2023 e gli è stata fissata per il 20 maggio del 2025, un anno dopo di quando l’avrebbe dovuta fare.
Probabilmente andrebbe corretto il metodo di riparto del Fondo Sanitario Nazionale in modo da tenere in conto i bisogni delle singole regioni, considerato che per alcune di esse il disagio economico e sociale può sortire decisioni come questa.
Una realtà, contenuta anche in un recente Report Svimez, che sottolinea i divari tra le regioni per quanto riguarda il diritto dei cittadini alla salute. Attualmente la realtà è che tra il Nord e il Sud del Paese esiste molta differenza; cresciuta al Sud a seguito dell’emergenza “covid”, e comunque condizionata da una spesa pubblica di 1.748 euro a fronte di quella nazionale che è di 2.140 euro. Anche in questo, la Calabria ha avuto assegnata, una cifra più bassa. Le conseguenze, ovviamente, ricadono sui cittadini.  Non è un caso, infatti, che gli indicatori sulla salute, menzionano il Mezzogiorno come l’area del Paese con i peggiori servizi. E questo è un altro dei motivi per cui le prospettive di vita al Sud sono inferiori rispetto al resto del Paese.
La sanità pubblica in Calabria è in profonda crisi da decenni, specie nelle aree interne, ma nonostante tutto si continua a rinviare, e quindi a trascurare, il problema. Manca servizi assistenziali adeguati, segno della carenza di riconoscimento dei diritti dei cittadini. L’utenza sconta già ora le gravi carenze del servizio pubblico e solo per curarsi sono stati chiesti persino prestiti in banca; con una media – secondo quanto si sostiene – di poco meno i seimila euro.
E dire che sarebbe sufficiente considerare che la Sanità in Calabria è commissariata da circa 20 anni. Segno che le risorse destinate al servizio sanitario continuano a non essere adeguate. Forse non è ancora chiaro a tutti che anche la Calabria è parte integrante dell’Italia!
*giornalista

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