Si è detto molto recentemente sull’unica fondazione regionale di ricerca in ambito agroalimentare, si è parlato anche a sproposito a dire il vero, ma ci si è dimenticati di mettere in evidenza le potenzialità inespresse finora. Ed il governo regionale dovrebbe vedere in Terina un fulcro di sviluppo per l’intera Calabria, non un ingombro. Perché questo è il problema di fondo: la percezione distorta di una struttura laboratoristica all’avanguardia da parte di un bel po’ di classe dirigente regionale che semplicemente non la conosce, o meglio la conosce come problema, ma non vi ha mai messo piede. Nei laboratori di Terina giacciono milioni di euro di strumentazioni che potrebbero dare tanto sui fronti della ricerca e sicurezza agroalimentare, ma che sono ancora incellofanati. Chi dovrebbe occuparsene, salvo rarissime eccezioni, non s’è mai preso la briga di venire a vedere laboratori per certi versi unici nel Mezzogiorno d’Italia e di cui la regione Calabria dispone. Pertanto, al presidente Roberto Occhiuto, che ha fatto bene ad avocare a sé la questione considerato l’alto tasso di superficialità esistente in certi uffici, anche apicali, della Cittadella, mi permetto di suggerire intanto la costituzione di una task force con addetti ai lavori, che abbiano voglia di risolvere il problema del mancato decollo di un’eccellenza calabrese quale Terina oggettivamente è. Terina non è un problema di pochi, ma un simbolo vivente di una regione che ha potenzialità enormi e non le sfrutta per cronica disattenzione. Ora però, domani sarà tardi, è tardi già adesso.
*Già portavoce del Comitato Spontaneo per la riforma della Fondazione Terina ai sensi della LR 24/ 2013
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